È difficile dimettersi da parlamentare

Lo dimostra la storia di Guido Crosetto, il deputato piemontese di Fratelli d'Italia che si è dimesso ieri al terzo tentativo (e gli è andata bene)

(Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Wire)
(Matteo Nardone/Pacific Press via ZUMA Wire)

La Camera dei Deputati ha accolto ieri la richiesta di dimissioni di Guido Crosetto, che da oggi è un ex deputato di Fratelli d’Italia. È stato il terzo voto sulle dimissioni di Crosetto, dopo un primo rinvio lo scorso giugno e il respingimento della richiesta lo scorso ottobre. Crosetto, 55 anni e originario di Cuneo, ha detto che tornerà a svolgere a tempo pieno il ruolo di presidente dell’AIAD, l’associazione che riunisce le imprese della difesa e dell’aerospazio, che ricopre dal 2014, e per il momento continuerà a ricoprire l’incarico di coordinatore di Fratelli d’Italia. Ma la storia delle sue dimissioni è interessante ed esemplare per capire quanto sia difficile per un parlamentare abbandonare spontaneamente il suo seggio.


Crosetto ha spiegato la sua intenzione di dimettersi con “ragioni personali” e con la volontà di svolgere il suo lavoro senza essere accusato di portare avanti interessi di parte, anche se nessuna legge rende incompatibile l’incarico di deputato con quello di presidente di un’associazione di categoria. Le sue dimissioni però sono diventate effettive soltanto ieri, a quasi un anno dal suo annuncio, quando la Camera le ha accolte con 231 voti a favore. Per un parlamentare italiano, infatti, non è possibile dimettersi per ragioni personali senza un voto favorevole della propria camera di appartenenza.

Se le dimissioni per incompatibilità non richiedono nessun voto, e diventano immediatamente effettive, le dimissioni per ragioni personali devono essere confermate dall’aula con un voto a scrutinio segreto, per evitare che un parlamentare possa dimettersi su ordine del suo partito o perché condizionato dall’esterno. Anche per questo motivo, la prassi vuole che la richiesta sia motivata, che venga esaminata e poi calendarizzata dalla conferenza dei capigruppo e poi votata in aula, e che nessuno di questi passaggi sia dovuto a chi ha annunciato le sue dimissioni, anzi: capita di frequente che le dimissioni non vengano mai accettate e quindi i parlamentari rimangano tali contro la loro volontà. Scrive OpenPolis:

La XVII legislatura ha testimoniato il caso limite del senatore Vacciano, eletto con il Movimento 5 stelle, che per ben 5 volte ha visto le sue dimissioni rifiutate dall’aula. Altre 9 richieste di dimissioni nella XVII legislatura hanno avuto esito negativo. Parliamo nello specifico di Laura Bignami (dimissioni respinte l’11 giugno del 2014), Cristian Iannuzzi (due volte, la prima il 12 febbraio 2015, la seconda il 27 febbraio 2015), Giovanna Mangili (anche lei due volte, il 3 aprile 2013 e il 17 aprile successivo), Francesco Molinari (dimissioni respinte il 17 febbraio 2015), Maria Mussini (votazione avvenuta l’11 giugno 2014), Ivana Simeoni (il 17 febbraio 2015), e infine Walter Tocci, senatore del Partito democratico, le cui dimissioni sono state respinte il 26 novembre scorso.

Lo scorso ottobre la richiesta di dimissioni di Crosetto era stata respinta dalla maggioranza dei deputati, per via di una consuetudine che prevede di respingere sempre la prima richiesta di un deputato. Dopo la votazione di ieri con cui ha accettato le sue dimissioni, la Camera ha salutato Crosetto con un lungo applauso. Crosetto, visibilmente commosso, ha ringraziato i suoi colleghi e i compagni di partito e ha detto che i lunghi anni trascorsi in Parlamento hanno contribuito a renderlo «una persona migliore». Crosetto è da tempo un politico apprezzato dai colleghi e anche dai suoi avversari, come l’ex sindaco di Torino Piero Fassino, piemontese come lui, secondo cui è stato «un errore privarsi di un collega delle sue capacità».

Crosetto è un politico di lungo corso e di grande esperienza. Nato in una famiglia di imprenditori (oggi è alla guida della società di famiglia), iniziò a fare politica nella Democrazia Cristiana, di cui divenne segretario del movimento giovanile piemontese nel 1984. È stato per quasi 15 anni sindaco del piccolo comune di Marene, in provincia di Cuneo, e per dieci anni consigliere provinciale della provincia di Cuneo. Nel 2001 è stato eletto alla Camera per la prima volta e ha continuato a essere eletto fino alle elezioni politiche del marzo 2018, con l’unica eccezione della legislatura 2013-2018. Tra il 2008 e il 2011 è stato sottosegretario alla Difesa nel terzo governo Berlusconi (nello stesso periodo sulla sua pagina internet sul sito della Camera era riportata una laurea in Economia e commercio che in realtà non aveva mai ottenuto: successivamente ammise di aver raccontato una bugia).


Entrato in Forza Italia nel 2000, Crosetto ha sempre fatto parte di partiti di centrodestra. Alla fine del 2012 è uscito dal Popolo della Libertà per fondare, insieme a Giorgia Meloni e ad altri dirigenti, Fratelli d’Italia, il partito di destra che lo ha candidato alle ultime elezioni. Dopo un breve periodo di militanza nel partito, nel 2014 aveva annunciato la sua intenzione di lasciare la politica e lo stesso anno è stato eletto presidente dell’AIAD, l’associazione che rappresenta gli interessi del comparto difesa ed aerospazio.

Guido Crosetto con Giorgia Meloni nel 2012 (Roberto Monaldo / LaPresse)

Alla fine del 2017 Crosetto era tornato a fare politica all’interno di Fratelli d’Italia, diventando coordinatore del partito. Alle elezioni del 4 marzo del 2018 è stato rieletto per la quarta volta. Due mesi dopo le elezioni, a maggio, ha presentato le sue dimissioni dicendo che si trattava di una decisione presa prima delle elezioni e che i vertici del suo partito ne erano informati.