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  • Sabato 6 agosto 2022

Il torneo che si gioca intorno al mondo

Dopo le edizioni limitate dalla pandemia, il Quattro Nazioni di rugby si ritorna a giocare tra Oceania, Africa e Sud America

I capitani di Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda alla presentazione della scorsa edizione (Ian Hitchcock/Getty Images)
I capitani di Australia, Sudafrica e Nuova Zelanda alla presentazione della scorsa edizione (Ian Hitchcock/Getty Images)
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Il mondo del rugby professionistico si divide in emisferi, sud e nord: quando uno è fermo l’altro gioca, con qualche sovrapposizione. Nell’emisfero australe è ancora inverno (ancora fino al 23 settembre) e questo vuol dire che ora si sta giocando lì. L’appuntamento principale della stagione, il Quattro Nazioni, l’equivalente del Sei Nazioni europeo, inizia sabato: dopo le ultime edizioni segnate dalle restrizioni per la pandemia, tornerà nel suo formato completo di torneo che si sviluppa letteralmente intorno al globo terrestre, un caso unico nel suo genere.

Un tempo il torneo — il cui nome ufficiale è The Rugby Championship — era riservato a Nuova Zelanda, Australia e Sudafrica, le tre nazionali che si sono spartite quasi tutte le Coppe del Mondo disputate finora (soltanto nel 2003 vinse una nazionale dell’emisfero nord, l’Inghilterra). Il livello della competizione era quindi già di per sé molto alto ma il suo sviluppo commerciale era inevitabilmente limitato dalla presenza di sole tre partecipanti, a differenza delle sei che da oltre vent’anni giocano il Sei Nazioni europeo.

Dieci anni fa venne quindi ammessa l’Argentina, il cui movimento rugbistico aveva fatto grandi progressi (e continua a farli tuttora). Da allora il Quattro Nazioni si sviluppa fra i tre continenti che circondano l’Antartide — Oceania, Africa e Sud America — con un calendario asimmetrico e complesso, distribuito nell’arco di due mesi circa e studiato per facilitare il più possibile i lunghissimi spostamenti che ciascuna partecipante dovrà affrontare.

La struttura del torneo è stata modificata di recente e ogni nazionale giocherà tre partite in casa, in tre città diverse, e tre in trasferta, ma non in modo uniforme. Il Sudafrica ospiterà due volte la Nuova Zelanda e una volta l’Argentina giocando tra Johannesburg, Durban e Mbombela. L’Australia ospiterà due volte il Sudafrica e una la Nuova Zelanda a Melbourne, Sydney e Adelaide. L’Argentina ospiterà l’Australia due volte e una il Sudafrica negli stadi del calcio di Buenos Aires, Mendoza e San Juan, mentre la Nuova Zelanda ospiterà due volte l’Argentina e una l’Australia, ad Auckland, Hamilton e Christchurch.

Oltre al ritorno del formato completo, nella decima edizione del Quattro Nazioni c’è molto in ballo. Dopo anni di dominio sulla scena internazionale, le nazioni del sud stanno passando un periodo di difficoltà, specialmente Nuova Zelanda e Sudafrica, da cui ora ci si aspetta una reazione.

Il gallese Tommy Reffell esulta per la vittoria contro il Sudafrica lo scorso 9 luglio (Charle Lombard/Gallo Images)

A luglio il Galles ha battuto il Sudafrica, in Sudafrica, per la prima volta nella sua storia, mentre gli All Blacks hanno perso 2-1 la serie di tre partite giocate in casa contro l’Irlanda. Di conseguenza le due nazionali del sud hanno perso le prime posizioni nel ranking mondiale, a cui erano abituate, venendo superate da Irlanda e Francia, cosa mai successa prima.

È andata meglio all’Argentina, che a luglio ha vinto 2-1 la serie giocata in casa contro la Scozia, ma non all’Australia, che è stata battuta due volte su tre dall’Inghilterra. Nel primo turno del Quattro Nazioni quest’ultime due nazionali si affronteranno sabato allo stadio Malvinas Argentinas di Mendoza, quando in Italia saranno le nove di sera.

La Nuova Zelanda a Buenos Aires nel 2019 (Amilcar Orfali/Getty Images)

La partita che aprirà il torneo sarà invece Sudafrica-Nuova Zelanda, un classico del rugby internazionale che l’anno scorso ha compiuto cent’anni. La loro è una delle rivalità più lunghe e competitive che si possano trovare nel mondo dello sport. Sono le due nazionali di rugby storicamente più forti e quelle che esportano più giocatori all’estero. Hanno vinto tre Coppe del Mondo ciascuna — più di tutte — e nel corso dell’ultimo secolo sono state spesso legate da eventi storici.

Oggi però stanno prendendo direzioni molto diverse. La Nuova Zelanda, dopo aver perso il titolo di campione del mondo, e nonostante un complicato ricambio generazionale, rimane strettamente legata ai suoi campionati nazionali, da dove provengono tutti i suoi convocati. E il suo stile rimane il miglior esempio del rugby spettacolare, rapido e brillante giocato nell’emisfero australe.

Il Sudafrica, invece, dallo stile più ruvido fatto perlopiù da giocatori di stazza, si sta avvicinando sempre di più all’emisfero nord, e viceversa. Da alcuni anni le sue squadre di club si stanno spostando dai tornei del sud a quelli europei — anche per questioni di fusi orari favorevoli — e tanti dei suoi convocati giocano lì. Di recente però la federazione sudafricana ha smentito il trasferimento della nazionale nel Sei Nazioni europeo — peraltro al posto dell’Italia, come avevano ipotizzato alcuni giornali stranieri — confermando la sua presenza nel Quattro Nazioni almeno fino al 2025.

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