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  • Giovedì 23 giugno 2022

David Pocock, dal rugby al senato australiano

A 34 anni l’ex capitano dell’Australia è stato eletto in parlamento con oltre centomila preferenze, rompendo uno storico dualismo tra laburisti e liberali

di Pietro Cabrio

David Pocock durante la Coppa del Mondo in Giappone (Cameron Spencer/Getty Images)
David Pocock durante la Coppa del Mondo in Giappone (Cameron Spencer/Getty Images)
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Dal 1975 la capitale australiana Canberra è rappresentata da due senatori nel parlamento federale. Per 47 anni i due seggi disponibili si sono sempre divisi tra laburisti e liberali, ossia i due principali partiti del paese. Questo dualismo è stato interrotto per la prima volta pochi giorni fa da un ex rugbista della nazionale australiana, David Pocock, che è stato eletto da indipendente con oltre centomila preferenze. Ha così tolto il posto a un navigato candidato liberale, Zed Seselja, in carica da nove anni.

Durante la sua carriera, arrivata fino ai più alti livelli del rugby professionistico, Pocock non era stato un atleta come gli altri. Fin da giovane aveva affiancato gli impegni sportivi a un interesse non comune per le questioni sociali e ambientali.

A diciott’anni spese 1.000 dollari ricevuti come premio partita per comprare sacchi a pelo che distribuì ai senzatetto di Perth. Nel 2014, mentre giocava per i Brumbies di Canberra, fu arrestato per essersi incatenato a un macchinario da lavoro come protesta contro l’apertura di una nuova miniera di carbone nello stato del Nuovo Galles del Sud. Quando si sposò, non registrò il suo matrimonio fino a quando non vennero introdotti i matrimoni anche tra persone dello stesso sesso. Negli ultimi anni di carriera aveva invece aderito a un fondo che compensava le emissioni dei viaggi sostenuti per gli impegni sportivi investendo in parchi solari nello stato del Queensland.

L’impegno ambientalista dipende dalle sue origini, come ha raccontato spesso. Pocock infatti si trasferì in Australia a quattordici anni, dopo essere cresciuto tra le piantagioni di agrumi in Zimbabwe al confine con il Sudafrica, dove era nato. Dovette lasciare il paese con il resto della famiglia agli inizi degli anni Duemila, quando Robert Mugabe, l’ex presidente e dittatore dello Zimbabwe, iniziò la riforma agraria che portò all’espropriazione dei possedimenti agricoli dei cittadini bianchi. La stessa cosa, peraltro, accadde in quegli anni anche al rugbista italiano Sebastian Negri, nato in Zimbabwe e poi rifugiatosi in Sudafrica.

Pocock ottenne il visto dalle autorità australiane e nel 2002 si trasferì con la famiglia a Brisbane, sulla costa orientale. Aveva già iniziato a giocare a rugby in Zimbabwe e proseguì in Australia, diventando presto uno dei giocatori più interessanti nel panorama nazionale. Esordì a diciotto anni nel Super Rugby — il campionato dell’emisfero australe — con i Western Force di Perth e a ventitré anni fu nominato capitano dell’Australia, con cui giocò tre Coppe del Mondo, l’ultima tre anni fa in Giappone.

Aiutato da una grande fisicità e caratterizzato da uno stile di gioco definito «brutale» per la propensione allo scontro di gioco e al sacrificio, è ricordato come uno dei più grandi giocatori nel suo ruolo: terza linea ala con un’inclinazione piuttosto difensiva. Lo stesso stile di gioco, però, fu anche la causa dei numerosi infortuni subiti in carriera che soprattutto negli ultimi anni, dopo due ginocchia ricostruite chirurgicamente, lo spinsero al ritiro al termine di un’esperienza nel campionato giapponese.

Da ex giocatore aveva continuato ad occuparsi di questioni sociali — tornando anche in Africa — e della sua organizzazione benefica, la EightyTwenty Vision. Tra il 2021 e il 2022 aveva infine annunciato la sua candidatura in parlamento con la campagna “Dalla mischia al senato” incentrata sulla difesa del territorio e l’abbattimento delle emissioni secondo limiti prestabiliti entro il 2030, su politiche a favore di soluzioni abitative più accessibili e un minor costo della vita, sui diritti delle donne e a favore di una miglior rappresentanza nazionale degli aborigeni australiani.

Su oltre ventitré candidati ai seggi per il cosiddetto Territorio della Capitale Australiana (ACT), è stato l’unico a superare le centomila preferenze. «Per la prima volta abbiamo una voce indipendente a rappresentare la nostra comunità nel parlamento federale. Mi impegnerò ad essere disponibile e responsabile per tutti i cittadini del territorio in cui sono stato eletto» ha detto dopo la convalida dei risultati.

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