Azione si allarga

Il partito di Calenda ha accolto le ministre Gelmini e Carfagna, e si sta affermando come la più grande tra le forze politiche più piccole

Mariastella Gelmini, Carlo Calenda e Mara Carfagna. (Roberto Monaldo/LaPresse)
Mariastella Gelmini, Carlo Calenda e Mara Carfagna. (Roberto Monaldo/LaPresse)
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In un evento organizzato alla sala della stampa estera a Roma Carlo Calenda, leader del partito di centro Azione, ha presentato l’ingresso di due nuove importanti dirigenti: le ministre del governo dimissionario Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, storiche esponenti di Forza Italia che hanno lasciato il partito nei giorni scorsi in seguito alla crisi politica. Gelmini e Carfagna sono due aggiunte importanti ad Azione, che sta vivendo un momento di relativa centralità politica in questi giorni in cui si stanno definendo le alleanze in vista delle elezioni del 25 settembre.

Il partito di Calenda infatti è dato tra il 3 e il 6 per cento a seconda dei sondaggi, anche se non da solo: di recente si è infatti federato con +Europa, il partito liberale di Emma Bonino, al quale viene aggregato nelle rilevazioni. Questa quota di consensi rende potenzialmente – si sta pur sempre parlando di voti teorici, che esistono solo nei sondaggi – Azione/+Europa il più grande tra i piccoli partiti, cioè il primo dopo Fratelli d’Italia, Partito Democratico, Lega, Movimento 5 Stelle e Forza Italia. Per questo il PD sta trattando da giorni per includerlo nella coalizione del centrosinistra, ritenendo che possa aiutare con alcuni punti percentuali importanti. Questo nonostante il recente ingresso nel partito di due delle più importanti politiche italiane di centrodestra degli ultimi dieci anni.

«Almeno avrò la certezza di trovarmi in un partito in cui nessuno si sognerà di tramare con la Russia o con la Cina ai danni del governo in carica» ha detto Carfagna durante la conferenza stampa, riferendosi alle ambiguità del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi nei confronti del presidente russo Vladimir Putin.

L’aggiunta di politiche note ed esperte come Carfagna e Gelmini è una novità piuttosto grossa per Azione, che finora era stato un partito fortemente personale e identificato essenzialmente con il suo leader. Secondo i retroscena usciti sui giornali, però, le due ministre non sarebbero entusiaste della possibile alleanza con il PD, e avrebbero provato a convincere Calenda a correre autonomamente, in modo da attirare più facilmente gli elettori di centrodestra rimasti delusi dal ruolo avuto da Forza Italia nella crisi.

C’è già qualche dubbio su come si troverà un partito come Azione, considerato di centro se non di centrodestra, nell’alleanza che si sta delineando nel centrosinistra, e che da venerdì include ufficialmente Articolo 1 – MDP, il partito di Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani, e che si pensa comprenderà anche la lista Verdi – Sinistra Italiana. Ma attualmente sembra probabile che Azione troverà un accordo con il PD: ieri Calenda ha detto che «non c’è mai stata una situazione di pericolo così grande per l’Italia. Una vittoria di questa destra sovranista e filo-Putin la porterebbe fuori dalle grandi nazioni europee».

Nei giorni scorsi si è parlato di un certo sondaggio commissionato proprio da Azione e sulla base del quale Calenda avrebbe dovuto prendere le decisioni riguardo a come presentarsi alle elezioni. Addirittura questo sondaggio secondo Repubblica darebbe Azione oltre il 10 per cento se si presentasse da solo: ovviamente, essendo un sondaggio commissionato dallo stesso partito, i suoi risultati sono da prendere largamente con le pinze. Sabato il Corriere della Sera ne ha pubblicato uno realizzato da Ipsos che dà Azione/+Europa soltanto al 3,6 per cento: insomma, è ancora da vedere quanto sarà determinante il partito in un’eventuale coalizione.

Ma sembra assai probabile che sarà la lista di centro che raccoglierà più consensi, sopra a Italia Viva di Matteo Renzi, che infatti è assai meno corteggiato dal PD, almeno per il momento. Occorrerà aspettare ancora qualche giorno per capire se sarà tirato anche lui dentro alla coalizione di centrosinistra, o se alla fine si presenterà da solo rischiando però di rimanere fuori dal Parlamento.