Una canzone di Marc Almond

Non sua, ma la fece sua con tutto il teatro

(Yui Mok - WPA Pool/Getty Images)
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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Out of time è sempre stata una delle mie canzoni preferite dei Rolling Stones con quei giretti di basso e di marimba (nella versione successiva l’aveva usata Tarantino in C’era una volta a Hollywood ): ora leggo che la stanno facendo in concerto per la prima volta, nel tour in circolazione (godetevela fino al singalong finale, anche qui ).
C’è un’altra canzone nuova di Regina Spektor , buona, dal disco che esce il 24 giugno.
Lo sapete già, ma se venite a Pesaro tra due weekend e ci vediamo là (gli abbonati possono prenotarsi il posto), venerdì sera c’è Francesco Bianconi dei Baustelle.
Vi scrivo questa newsletter dalla terrazza di un albergo svizzero che riassume tutte le qualità note della Svizzera: una certa sobrietà estetica e di servizio, un’inappuntabile efficienza, dei bei laghi e montagne intorno, una colazione spartana. E una playlist che finora ha fatto passare It’s a living thing degli ELO e Wuthering Heights di Kate Bush: tratto che volevo condividere per promuovere di nuovo il mio desiderio di una app che mostri in tempo reale su una mappa tutte le musiche che vengono suonate pubblicamente in tutti i posti del mondo.
Oddio, non posso tacere che il contesto abbia evocato alla mia memoria anche la canzone di Rita Pavone.

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Marc Almond

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Nove anni prima di conquistare il mondo e l’eternità con The year of the cat , a 22 anni Al Stewart pubblicò il suo primo disco, che prendeva il nome dalla prima canzone, dedicata (“bedistter” vuol dire monolocale) al suo trasferimento a Londra in cerca di fortuna a 19 anni, e alle ansie di non farcela e che gli splendori e le opportunità della metropoli gli restassero inafferrabili: ma ormai non poteva più tornare indietro. Alla fine gli andò bene, come si sa, e si infilò in un giro di ottime compagnie (Alan Parsons, Paul Simon, Cat Stevens, Jimmy Page). Ma a parte il testo condivisibile da molti giovani in intimorita ricerca di successi in una nuova e grande città, la canzone è soprattutto un eccezionale divertissent di rime scandite ed enfatizzate.

But it’s alright while the lights of the city shine so bright
It’s all right till the last winding train fades from sight

L’arrangiamento teatrale fu ripreso e se possibile aumentato dalla versione che Marc Almond dei Soft Cell – un tipo piuttosto teatrale – mise in una sua teatrale raccolta di cover del 2007, con condimento prezioso di archi: e ditemi se non viene voglia di cantare con lo stesso andamento marziale.

But it’s alright while the lights of the city shine so bright
It’s all right till the last winding train fades from sight

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