Una canzone di Al Stewart

Sulla fine del giorno e sulle relazioni durature e fragili insieme

(ANSA-DPA)
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Forse non ci avete caso ma da qualche parte è in atto da qualche anno un tentativo di far ritornare cool persino le cassette: ora, io ho tutti dei legami sentimentali, e in altri tempi le cassette hanno salvato delle vite e costruito amori eterni o volatili, ma oggi sono veramente prive di senso e qualità (a meno di essere gli hipster nostalgici di quel film con Ben Stiller), come spiega il New York Times nella sua sezione Consumismi.
Il Wall Street Journal ha un commento sui 50 anni del disco dei Led Zeppelin IV, quello con Stairway to heaven: canzone che uscì esattamente oggi, mezzo secolo fa, e benché abbia le sue indiscutibili virtù (e tutta una questione di plagio), è per me definitivamente legata al suo sfinente abuso da parte degli aspiranti chitarristi, sancito nella scena di quel film scemo.
C’è una nuova canzone di Adele, in uno spot di Amazon.

End of the day
Al Stewart

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Questa cosa dei tramonti, a voi non fa impressione? Che in mezzo a tutti questi anni di stravolgimenti e capovolgimenti di tutto, e niente è più come prima e ogni cosa la facciamo diversa e ci circonda diversa, poi ogni giorno a quell’ora lì – esattamente a quell’ora lì, e sappiamo quale – il sole tramonta, sempre, inesorabilmente, come da sempre, e con nessuna discrezione: letteralmente “sullo sfondo”, direte voi, ma teatralmente e facendosi notare, sempre, con conseguenze ineludibili: dopo, diventa buio. E questa cosa capita ogni giorno, a me è capitata ormai quasi 21mila volte, e intanto è  cambiato tutto il resto.

Quarantatré anni fa io scoprii Al Stewart, per via di Year of the cat naturalmente, una delle canzoni più belle della storia (sì, vi ricordate bene, avevo promesso che avrei imparato l’intro al pianoforte, ma ho ancora nove anni di tempo, non mi state addosso). Era tutto diverso, registrai la cassetta – eccaallà – dal disco di una mia compagna in prima liceo, fotocopiai i testi incollando le copie A4 con lo scotch (a volte facevo così, altre volte con gli A3) e poi mi misi in caccia del resto, e un disco nuovo di Al Stewart – sapiente cantautore e chitarrista scozzese – era uscito da poco, prodotto anche questo da Alan Parsons, quello dell’Alan Parsons Project, quello che lavorò alla produzione di The dark side of the moon, eccetera. Il disco si chiamava Time passages, era bello, e si chiudeva con una canzone sulla fine del giorno e sulle relazioni durature e fragili insieme, chissà.

Quel disco del 1978 non ebbe lo stesso successo di Year of the cat, e Al Stewart – che ora ha 76 anni – sparì progressivamente, sullo sfondo: ma se a quell’ora lì, quella della fine del giorno, ci fate caso, le sue canzoni ancora ci sono.

And in the evening when the day goes down
She leaves the bright house lights
Stands and watches with her coat pulled around
At torches light the western skies

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