Quante ne ha fatte Marc Almond

Oggi compie sessant'anni uno che nella storia della musica pop britannica non si sa dove metterlo: new wave, dance, teatro, arte e gravi incidenti stradali

(M. McCarthy/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)
(M. McCarthy/Daily Express/Hulton Archive/Getty Images)

Marc Almond, che oggi compie sessant’anni, è uno di quei cantautori e personaggi pop con un grande culto e notorietà nel loro paese – il Regno Unito – e assai meno noti nel resto del mondo. La cosa per cui è davvero famoso in mezzo mondo, anche a chi il suo nome non dica niente, è la cover di un pezzo americano degli anni Sessanta che la sua band dei Soft Cell (un duo, lui e David Ball) fecero nel 1981 e che diventò una delle cose più popolari della New Wave e fu ballato per decenni: “Tainted love” (fu il singolo più venduto nel Regno Unito quell’anno). Nel suo libro Playlist, Luca Sofri ne scrisse:

In un ipotetico museo musicale stanno senz’altro le due note su cui è sostenuta tutta “Tainted Love” (una cover: l’originale la cantava Gloria Jones, moglie di Marc Bolan e alla guida nell’incidente in cui lui morì): è difficile trovare un altro caso in cui due sole note, appunto, siano così immediatamente riconoscibili. Il resto, vien da sé.

Con i Soft Cell, formati quando aveva vent’anni, Marc Almond infilò diverse altre cose molto buone e qualche successo. Un’altra loro cosa famosa – nello stesso disco – e che poi è stata ripresa da molti altri è una ballata che suggeriva di più le inclinazioni barocche e melodrammatiche di Almond, che aveva avuto una formazione musicale da ragazzo molto eclettica e varia, appassionandosi al glam-rock ma anche a Jacqus Brel. Si chiamava “Say hello wave goodbye”, un monologo autoironico e teatrale su una storia borderline nata male e finita male, e sull’orgoglio di chiuderla. “Quanto a me, beh, troverò qualcuno che non si venda per poco. Una casalinga carina che mi offra una vita tranquilla e senza idee strane in testa”.

Dopo che Almond aveva guadagnato stime e attenzioni estese anche negli Stati Uniti, con progetti diversi, sciolse i Soft Cell nel 1984 e iniziò una carriera da solo che all’estero ebbe attenzioni minori, ma lo mantenne tra i musicisti più seguiti nel suo paese per molti anni. Da allora ha fatto più di venti dischi e le cose più creative: molte raccolte di cover, progetti tra la musica e la poesia e il teatro (che aveva studiato da ragazzo), dischi di canzoni di autori francesi, e una serie di ricostruzioni di canzoni russe in un periodo dal 2001 in cui si trasferì a Mosca, che in Russia ebbe discrete attenzioni. Tra le cose di maggior successo nel Regno Unito c’è stata una enfatica cover di una canzone di Gene Pitney, “Something’s gotta hold of my heart”, che poi registrò anche con lo stesso Gene Pitney.
Nel 2004 ebbe un grave incidente in motocicletta, per cui rimase in coma per alcune settimane. Ma si riprese e nel 2007 pubblicò un disco, Stardom road, soprattutto di cover, che lo riportò a buone vendite nel Regno Unito come non gli avveniva da quindici anni. Dentro c’erano alcune cose recuperate in modo notevole, sempre molto teatrale.

Tre mesi fa una nuova raccolta di canzoni di Marc Almond e dei Soft Cell è stata pubblicata nel Regno Unito, ed è entrata subito tra i dieci dischi più venduti.