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  • Giovedì 5 maggio 2022

I servizi segreti spagnoli hanno ammesso di aver intercettato alcuni politici catalani

Confermando così una parte del caso “Catalangate”, anche se ci sono ancora discrepanze e preoccupazioni

La direttrice del CNI spagnolo, Paz Esteban (EPA/JUAN CARLOS HIDALGO)
La direttrice del CNI spagnolo, Paz Esteban (EPA/JUAN CARLOS HIDALGO)
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Paz Esteban, la direttrice del Centro nazionale d’intelligence spagnolo (CNI), cioè i servizi segreti spagnoli che dipendono dal ministero della Difesa, ha detto giovedì che la sua agenzia negli anni scorsi ha spiato alcuni leader indipendentisti catalani. In questo modo, Esteban ha confermato in parte le rivelazioni fatte nelle scorse settimane dal gruppo di ricerca canadese Citizen Lab sullo spionaggio dei leader catalani, cercando però di chiarirle: le intercettazioni sarebbero state fatte nel rispetto della normativa, e avrebbero ricevuto l’autorizzazione di un giudice del Tribunale supremo, come previsto dalla legge.

Nonostante questo, vari partiti, di opposizione e non solo, hanno detto di non essere per niente rassicurati dalle dichiarazioni di Esteban, che comunque spiegano soltanto una parte delle intercettazioni. Il “caso Pegasus” (dal nome del software che sarebbe stato usato per le intercettazioni) rimane inoltre confuso e complesso, e sta mettendo in seria difficoltà il governo socialista di Pedro Sánchez: il capo del principale partito d’opposizione, Alberto Núñez Feijóo, ha già chiesto le sue dimissioni.

Le rivelazioni di Paz Esteban non sono state fatte pubblicamente. La direttrice del CNI ha parlato a porte chiuse davanti ai rappresentanti dei gruppi parlamentari spagnoli in un incontro che è durato oltre quattro ore, e in cui i partecipanti non hanno potuto tenere con sé il cellulare né portarsi via i documenti che sono stati mostrati loro. Quello che si sa dell’incontro è stato raccontato dai presenti ai giornali spagnoli una volta usciti: bisogna quindi avere un po’ di cautela, anche se le ricostruzioni dei vari partecipanti coincidono più o meno tutte.

Esteban avrebbe detto che negli ultimi anni sono stati spiati dalla sua agenzia 18 leader indipendentisti catalani, compreso l’attuale presidente della regione, Pere Aragonès (ma lo spionaggio sarebbe avvenuto prima che assumesse la carica). Secondo il giornale Diario, a queste 18 persone i cui nomi sono stati rivelati se ne aggiungerebbe una decina i cui nomi sono stati omessi. Esteban ha inoltre mostrato la documentazione che prova che tutte le intercettazioni sono state autorizzate da un giudice: la legge spagnola permette al CNI di intercettare le comunicazioni private soltanto con il permesso di un magistrato del Tribunale supremo, il più alto organo giudiziario del paese. L’autorizzazione deve inoltre essere rinnovata ogni tre mesi.

L’intento di Esteban, ha spiegato il giornale la Vanguardia, era dimostrare che il CNI non aveva mai fatto intercettazioni di massa e non autorizzate, come era stato detto nelle settimane precedenti.

Ci sono comunque numerose discrepanze tra le rivelazioni di Esteban e quelle fatte da Citizen Lab, anzitutto per il numero degli indipendentisti intercettati, che secondo il centro di ricerca canadese non sarebbero stati 18, ma 63. Mancherebbero inoltre tra gli intercettati vari ex presidenti di regione catalani, come Artur Mas, Carles Puigdemont e Quim Torra, tutti nominati da Citizen Lab.

Gabriel Rufián, il portavoce di ERC, il principale partito indipendentista catalano, che era presente all’incontro, ha detto che per giustificare questa discrepanza Esteban ha ipotizzato che gli altri indipendentisti non compresi nel resoconto del CNI potrebbero essere stati intercettati o «da una nazione straniera o da organismi dello stato che spiano fuori dalla legalità».

Inoltre, almeno da quello che è emerso finora, non è stato spiegato chi abbia ordinato le intercettazioni (il CNI dipende dal governo, ma non è stata ricostruita la catena delle responsabilità), né perché. Esteban non ha nemmeno detto esplicitamente come siano state fatte le intercettazioni, dicendo che le è vietato rivelare i sistemi impiegati dai servizi. Secondo Citizen Lab, sarebbe stato impiegato il controverso “spyware” Pegasus, un software nato per spiare le attività sugli smartphone di terroristi e altri criminali messo a punto da NSO, una discussa azienda israeliana.

Dopo l’incontro con Esteban, varie personalità politiche hanno criticato il governo: oltre a tutti i partiti indipendentisti, anche Unidas Podemos, il partito di sinistra radicale alleato del Partito socialista, si è detto molto «preoccupato» per le rivelazioni, soprattutto perché non escludono la possibilità che parti dello stato abbiano agito fuori dalla legge. I rappresentanti del Partito popolare, conservatore, e di Vox, di estrema destra, hanno difeso l’operato del CNI ma hanno comunque attaccato il governo, che si sarebbe comportato in maniera irresponsabile e non starebbe difendendo i servizi segreti e la sicurezza del paese.

Soltanto Héctor Gómez, portavoce dei socialisti, ha espresso «soddisfazione» per la relazione di Esteban, che mostrerebbe che «il governo della Spagna si è sempre mosso nell’ambito della legalità». Ad ogni modo il “caso Pegasus” è estremamente complicato e non si limita ai leader catalani. Secondo quanto detto dallo stesso governo, anche alcuni suoi membri, compreso il primo ministro Pedro Sánchez e la ministra della Difesa Margarita Robles, sarebbero stati intercettati con lo stesso spyware. Non è del tutto chiaro se i due casi siano in qualche modo legati tra loro, né chi potrebbe essere l’eventuale responsabile.

La rivelazione che il governo spagnolo è stato spiato, tuttavia, ha creato grosse polemiche: secondo le ricostruzioni dei giornali spagnoli il ministero della Difesa e quello dell’Interno si sarebbero accusati a vicenda di negligenza. Anche l’opposizione conservatrice ha attaccato il governo, accusandolo di non essere in grado di garantire la sicurezza nazionale. Sul “caso Pegasus” sono state aperte sia un’inchiesta parlamentare sia una giudiziaria; quest’ultima è stata segretata.