Le nuove, durissime misure dell’Unione Europea contro la Russia

Per la prima volta finanzierà l'acquisto di armi per l'Ucraina, e ha bloccato le transazioni della banca centrale russa, per isolarla ulteriormente

La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (Stephanie Lecocq, Pool Photo via AP)
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (Stephanie Lecocq, Pool Photo via AP)

Nella serata di domenica 27 febbraio, l’Unione Europea ha annunciato che per la prima volta nella sua storia fornirà armi e altri aiuti all’esercito ucraino per 500 milioni di euro. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha inoltre confermato il blocco delle transazioni economiche con la Banca centrale russa, che nelle prossime ore potrà avere forti ripercussioni sul rublo, già crollato nei giorni scorsi in seguito alle sanzioni economiche europee e degli Stati Uniti, e sulla borsa di Mosca.

Von der Leyen ha definito la scelta di fornire fondi all’Ucraina per l’acquisto di armi una «decisione spartiacque» nella storia dell’Unione Europea, i cui trattati vietano formalmente di impiegare le normali risorse del proprio budget per questo tipo di operazioni.

I 500 milioni di euro saranno derivati dallo “European Peace Facility“, uno strumento nel quale sono stati allocati 5 miliardi di euro al di fuori del normale bilancio europeo per il periodo 2021-2027. Il fondo era stato pensato per finanziare attività militari e operazioni di pace che riguardassero per lo più gli stati membri, mentre l’Ucraina non fa parte dell’Unione Europea.

Il piano di finanziamento è stato concordato domenica nel corso di una riunione con i ministri degli Esteri degli stati membri. L’Unione Europea ha deciso di fornire armi per 450 milioni di euro, con l’aggiunta di altri 50 milioni di euro per altri tipi di rifornimenti, compreso il carburante per i mezzi militari e sistemi di protezione.

I dettagli sulle modalità di finanziamento e fornitura sono in fase di discussione, ma sono previsti tempi rapidi per l’avvio dell’iniziativa.

L’Unione Europea ha inoltre deciso di bloccare qualsiasi tipo di transazione con la Banca centrale russa, una decisione per isolare ulteriormente il sistema economico e finanziario della Russia. La scelta renderà più difficile l’adozione di contromisure da parte della Banca centrale russa, che deve fare i conti con le pesanti sanzioni annunciate nei giorni scorsi dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

I funzionari europei confidano che il blocco impedisca alla Banca centrale russa di attingere denaro dai propri fondi all’estero, rendendo più difficili nuove iniezioni di liquidità nel sistema economico russo. Secondo Josep Borrell, l’Alto commissario per la politica estera dell’Unione, la misura potrebbe bloccare circa la metà delle riserve della banca centrale.

Il blocco si aggiunge all’esclusione per buona parte delle banche russe da SWIFT, il sistema di comunicazione interbancario utilizzato per le transazioni economiche.

Nonostante le sanzioni e i blocchi, nel fine settimana la Banca centrale russa aveva fatto diverse dichiarazioni per tranquillizzare le istituzioni finanziarie russe e la popolazione, sostenendo di avere tutte le risorse necessarie per sostenere l’economia.

Nelle prime ore di lunedì, la Banca ha però annunciato di avere ordinato ai gestori delle transazioni finanziarie di non accettare i disinvestimenti da parte degli investitori esteri. L’orario di apertura della Borsa di Mosca è stato inoltre via via rimandato e non è chiaro se saranno avviati o meno gli scambi nelle prossime ore.

Il rublo, la valuta della Russia, ha continuato a perdere nei confronti del dollaro. Nelle prime ore di lunedì ha perso quasi il 30 per cento del proprio valore rispetto alla valuta statunitense nelle contrattazioni sul mercato asiatico, arrivando a 119 rubli per un dollaro. La situazione potrebbe peggiorare nelle prossime ore con la progressiva apertura dei mercati azionari in Occidente.

Nel frattempo la Banca centrale russa ha portato i tassi di interesse dal 9,5 per cento al 20 per cento, per contrastare la svalutazione e l’inflazione. Ha inoltre richiesto alle aziende esportatrici di vendere l’80 per cento delle loro entrate valutarie estere per sostenere il rublo.