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  • Giovedì 6 gennaio 2022

Il Kosovo ha vietato il mining di criptovalute

Perché richiede troppa elettricità, in un momento in cui costa molto, ce n'è poca e nel paese ci sono continui blackout

(AP Photo/Visar Kryeziu)
(AP Photo/Visar Kryeziu)

Il Kosovo ha vietato le attività di “estrazione” di criptovalute, più propriamente note come mining, per ridurre il consumo di energia elettrica nel paese. La decisione di imporre il divieto arriva in un momento in cui, per fattori globali e geopolitici che non riguardano le criptovalute, è aumentato il prezzo dell’energia, ma anche in conseguenza di problemi specifici del Kosovo.

Il mining è il procedimento ad alto dispendio energetico attraverso cui molti computer particolarmente potenti (e che necessitano di enormi sistemi di raffreddamento) contribuiscono al sistema delle criptovalute, nello specifico alla validazione delle transazioni attraverso blockchain, su cui molte criptovalute si basano, in certi casi ricevendo come ricompensa una certa quantità delle stesse criptovalute.

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Il governo del Kosovo ha fatto sapere che, con l’entrata in vigore del divieto, le attività di mining nel paese saranno individuate e fermate. Già da qualche tempo nel paese sono stati organizzati blackout programmati per provare a far fronte alla carenza energetica. Come ha scritto BBC, già a fine 2021 il paese aveva inoltre dovuto fermare, per via di un problema tecnico, la sua più grande centrale a carbone, e aveva dichiarato lo stato di emergenza così da poter prendere drastiche misure per l’approvvigionamento e il razionamento dell’elettricità.

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Il Kosovo – che ha meno di due milioni di abitanti ed è il più giovane paese europeo e uno dei più poveri – sta subendo più di altri le conseguenze della crisi energetica. A dicembre le autorità del paese avevano detto che quasi metà dell’energia usata nel paese era prodotta all’estero.

Prima della crisi il costo dell’energia elettrica era particolarmente basso, e il Kosovo era diventato interessante per chi voleva sfruttare quell’energia nel tentativo di fare mining di criptovalute, un’attività che se fatta altrove, con costi più alti ma uguali ricavi, non sarebbe riuscita a generare profitti. «La pratica» ha scritto BBC, «era particolarmente popolare nelle aree settentrionali del Kosovo», dove molte persone di etnia serba non riconoscono l’indipendenza del Kosovo (che fino al 2008 faceva appunto parte della Serbia) e si rifiutano di pagare le bollette.

Già prima del Kosovo, diversi altri stati avevano vietato o quantomeno fortemente limitato le attività di mining. Lo hanno fatto – tra gli altri e con differenze da un caso all’altro – anche Cina, Iran e Kazakistan.