Due dita schiacciate e un avviso di garanzia

Lo ha ricevuto la sindaca di Crema in seguito all'infortunio di un bambino in un asilo nido comunale e ha riaperto il confronto sulle scarse tutele legali per i sindaci

La sindaca di Crema, Stefania Bonaldi (via ANSA)
La sindaca di Crema, Stefania Bonaldi (via ANSA)

Durante il consiglio comunale di lunedì 7 giugno, la sindaca di Crema (Lombardia), Stefania Bonaldi, ha spiegato di avere ricevuto un avviso di garanzia in seguito all’infortunio di un bambino che si era pizzicato due dita in una porta di un asilo comunale della città nello scorso autunno. Il bambino aveva poi recuperato pienamente la funzionalità della mano, ma secondo la procura non sarebbero state adottate le precauzioni necessarie per evitare l’incidente.

La vicenda è stata ripresa e commentata da numerosi sindaci nella giornata di oggi: hanno espresso solidarietà nei confronti di Bonaldi, ricordando che la mancanza di sufficienti tutele legali è uno dei motivi per i quali si fatica spesso a trovare persone disposte a candidarsi per fare i sindaci.

Bonaldi ha raccontato che l’infortunio era avvenuto nell’ottobre dello scorso anno presso l’asilo nido di via Dante. Un bambino aveva infilato due dita nel cardine di una porta tagliafuoco, la cui chiusura è automatica proprio perché la funzione della porta è di contenere un eventuale incendio evitando che si propaghi in altri ambienti. Il bambino aveva subìto lo schiacciamento dell’anulare e del medio della mano sinistra, che aveva reso necessarie cure mediche per circa tre mesi, senza che rimanessero lesioni permanenti. Il bambino era poi tornato a frequentare lo stesso nido comunale.

All’epoca era stata condotta un’indagine interna che aveva coinvolto anche la cooperativa che si occupa della gestione del nido, senza riscontrare responsabilità per esempio per una mancanza di manutenzione. Bonaldi ha spiegato che le indagini svolte dalla Procura hanno invece portato a contestare la violazione di una delibera della giunta regionale sugli asili nido, che indica le precauzioni da assumere per ridurre i rischi di infortunio «in relazione all’età dei bambini».

Secondo la Procura, Bonaldi e altri soggetti avrebbero omesso «di dotare la porta tagliafuoco REI 120 di qualsivoglia dispositivo idoneo ad evitare la chiusura automatica o da garantire la chiusura ed apertura manuale in sicurezza, contro il rischio di schiacciamento degli arti». Non è però chiaro quali interventi dovessero essere svolti, considerato che le porte tagliafuoco sono di solito progettate proprio per chiudersi da sole, in modo da evitare che si diffondano gli incendi (possono essere dotate di sistemi di blocco in alcune circostanze, a seconda delle funzioni che assolvono).

Nel proprio intervento, Bonaldi ha segnalato come sia ormai «tempo di porre l’attenzione su un sistema che, a livello nazionale, necessita di interventi e correttivi, invocati anche da autorevoli opinionisti e studiosi in modo trasversale, che aumentino tutele giuridiche a favore dei sindaci». Ha citato il recente caso dell’ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti, assolto in secondo grado dopo anni di accuse molto forti anche da parte di alcuni giornali, i casi giudiziari che hanno coinvolto la sindaca di Roma, Virginia Raggi, e la condanna per la sindaca di Torino, Chiara Appendino, per i fatti di piazza San Carlo durante la finale di Champions League del 2017.

Il tema era stato sollevato nei giorni scorsi anche dal presidente dell’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI), Antonio Decaro, che aveva spiegato come fare il sindaco sia diventato un «mestiere pericoloso» per la mancanza di tutele legali adeguate, condizione che disincentiva molti a candidarsi.

Tra i tanti che hanno espresso solidarietà nei confronti di Bonaldi c’è stato anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, che su Twitter si è chiesto come si possa «andare avanti così».