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  • Giovedì 29 aprile 2021

La legge tedesca per ridurre le emissioni di gas serra è da rifare

La Corte costituzionale ha detto che la riduzione delle emissioni non è abbastanza ambiziosa e pesa troppo sulle generazioni future

Partecipanti a una manifestazione del movimento Fridays for Future in Alexander Platz, a Berlino, il 19 marzo 2021 (Maja Hitij/Getty Images)
Partecipanti a una manifestazione del movimento Fridays for Future in Alexander Platz, a Berlino, il 19 marzo 2021 (Maja Hitij/Getty Images)

In Germania la Corte costituzionale ha deciso che entro la fine dell’anno il governo dovrà cambiare la legge del 2019 sulla riduzione delle emissioni di gas che causano il cambiamento climatico, e renderla più rigida.

Il primo obiettivo della legge tedesca sul clima è uguale a quello approvato di recente dalle istituzioni dell’Unione Europea: ridurre del 55 per cento le emissioni di gas serra rispetto al livello del 1990 entro il 2030. Il secondo obiettivo è arrivare alla condizione di neutralità carbonica – quella in cui per ogni tonnellata di COo di un altro gas serra che si diffonde nell’atmosfera se ne rimuove altrettanta – entro il 2050. La ragione per cui secondo la Corte costituzionale la legge tedesca non è adeguata è che non contiene abbastanza indicazioni su come ridurre le emissioni dal 2031 in poi.

Secondo i giudici della Corte, la legge viola le libertà delle persone che hanno fatto ricorso contro il provvedimento, alcune delle quali sono molto giovani. La legge infatti prevede che una parte consistente della riduzione delle emissioni necessaria a mantenere l’aumento delle temperature globali medie sotto 1,5 o 2 °C, l’obiettivo fissato dall’accordo di Parigi del 2015, venga fatta dopo il 2030: significa che ci sarà meno tempo per introdurre i grandi cambiamenti nello stile di vita, nelle tecnologie e nelle infrastrutture necessari per contrastare il cambiamento climatico, e quindi il peso di questi cambiamenti, che a quel punto dovranno essere a breve termine e urgenti, sarà maggiore per chi dovrà affrontarli, in particolare le generazioni future.

«Praticamente ogni tipo di libertà potrebbe essere condizionata da queste future riduzioni obbligatorie, perché quasi tutti gli aspetti della vita umana sono ancora associati all’emissione di gas serra e quindi sono minacciati dalle restrizioni drastiche che si dovranno fare dopo il 2030», ha spiegato la Corte, che ha aggiunto che a una generazione non dovrebbe essere permesso di «consumare buona parte del bilancio di anidride carbonica [il principale gas serra, ndr] sostenendo un onere relativamente leggero, se questo lascia le successive generazioni di fronte a un onere radicale e le loro vite esposte a una estesa perdita di libertà».

Ad aver fatto ricorso contro la legge sul clima del 2019 erano state quattro persone sostenute da organizzazioni ambientaliste (come Greenpeace) e dal movimento Fridays for Future di Greta Thunberg. Tra queste c’è la 22enne Sophie Backsen, la cui famiglia possiede una fattoria sull’isola di Pellworm, nel mare del Nord, a rischio di essere sommersa per l’innalzamento del livello del mare.