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  • Martedì 6 aprile 2021

La “bolla di viaggio” tra Australia e Nuova Zelanda

Dal 19 aprile gli spostamenti tra i due paesi saranno molto più liberi: è il primo esperimento di questo tipo che coinvolge stati così grandi

La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern durante la conferenza stampa di martedì 6 aprile a Wellington, in Nuova Zelanda (Hagen Hopkins/ Getty Images)
La prima ministra neozelandese Jacinda Ardern durante la conferenza stampa di martedì 6 aprile a Wellington, in Nuova Zelanda (Hagen Hopkins/ Getty Images)

Martedì durante una conferenza stampa la prima ministra neozelandese Jacinda Ardern ha annunciato che dal 19 aprile i viaggiatori provenienti dall’Australia potranno visitare la Nuova Zelanda senza doversi sottoporre a un periodo di quarantena. Ardern ha detto che la bassissima circolazione del virus in entrambi i paesi permette di affrontare un «nuovo capitolo nella nostra ripresa», ma ha anche specificato che i visitatori dovranno mettere in conto la possibilità che il loro viaggio subisca dei disagi qualora vengano riscontrati nuovi focolai.

Dallo scorso ottobre i viaggiatori provenienti dalla Nuova Zelanda potevano entrare nella maggior parte degli stati australiani senza il bisogno di sottoporsi a una quarantena, ma non era lo stesso per i viaggiatori che dall’Australia raggiungevano la Nuova Zelanda, circa 1 milione e mezzo ogni anno prima della pandemia. Dalle 23.59 di domenica 18 aprile, sarà invece attiva la cosiddetta “bolla di viaggio” che consentirà spostamenti liberi e senza obbligo di quarantena per i passeggeri che viaggiano tra i due paesi, seppur con alcune limitazioni: sarà la prima tra paesi così grandi, pochi giorni fa ne era stata introdotta una tra Taiwan e Palau.

Durante la conferenza stampa di martedì, il responsabile della gestione dell’emergenza COVID-19 in Nuova Zelanda, Chris Hipkins, ha detto che per viaggiare bisognerà dimostrare di essere risultati negativi a un test per il coronavirus nei 14 giorni precedenti al viaggio; se si sta aspettando il risultato del test non sarà possibile mettersi in viaggio. I passeggeri provenienti dall’Australia dovranno aver trascorso almeno 14 giorni nel paese prima di arrivare in Nuova Zelanda e sul volo dovranno indossare la mascherina, mentre agli aeroporti neozelandesi ci saranno controlli casuali. Il governo neozelandese ha anche raccomandato l’uso dell’app di tracciamento dei contagi “NZ Covid Tracer” per i turisti che arrivano dall’Australia, il cui utilizzo non sarà comunque obbligatorio.

Ardern ha detto che la riapertura dei viaggi senza quarantena da e verso l’Australia è resa possibile dal rischio di trasmissione molto basso che è stato osservato dalle principali autorità sanitarie, ma che chi sceglierà di viaggiare dovrà farlo con attenzione e prendendosi le proprie responsabilità.

Hipkins ha spiegato che con queste misure i voli della “bolla” di viaggio tra Australia e Nuova Zelanda sono considerati a basso rischio, cioè in area “verde”. Quanto alla valutazione dei livelli di allerta, però, l’Australia verrà considerata come una regione della Nuova Zelanda: pertanto, se i casi di contagio dovessero aumentare, i voli tra i due paesi sarebbero sospesi per un periodo fino a 72 ore (rischio “arancione”); allo stesso modo, se in uno stato australiano venisse introdotto un lockdown, i voli sarebbero sospesi per un periodo di tempo più lungo (rischio “rosso”): se i turisti neozelandesi dovessero rimanere bloccati in Australia il governo non darà loro sostegno economico.

Ardern ha detto che il governo neozelandese «sta semplicemente chiedendo ai viaggiatori di prepararsi» alla possibilità che durante il loro viaggio possano subire disagi nel caso in cui venga scoperto un focolaio. Nonostante le limitazioni, secondo i rappresentanti di diverse compagnie aeree e aziende del settore turistico intervistati dal New Zealand Herald, l’annuncio è un buon segnale per il turismo di entrambi i paesi e ha già fatto aumentare le prenotazioni dei voli.

– Leggi anche: La “strategia zero-COVID” ora ha senso?

Nell’ultimo anno l’Australia e la Nuova Zelanda sono riuscite a contenere la pandemia sia attraverso rigide restrizioni, sia perché sono isole che non condividono direttamente i propri confini con altri paesi.

L’approccio della Nuova Zelanda verso l’emergenza è stato considerato virtuoso fin dall’inizio della pandemia, quando il governo aveva chiuso i confini e introdotto un rigido lockdown. A differenza per esempio di molti paesi europei, la Nuova Zelanda ha mantenuto a lungo le restrizioni e continuato le attività di tracciamento dei contatti in maniera scrupolosa. In diversi casi è stata sufficiente l’identificazione di una manciata di nuovi casi per indurre le autorità neozelandesi a imporre nuovi lockdown.