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  • Martedì 24 novembre 2020

La contestata proposta di legge francese sulla sicurezza

È stata presentata dal partito del presidente Macron: i critici sostengono che colpirà i diritti civili e la libertà di stampa

Emmanuel Macron (Ludovic Marin, Pool via AP)
Emmanuel Macron (Ludovic Marin, Pool via AP)

La Camera bassa del parlamento francese ha approvato una nuova controversa proposta di legge sulla sicurezza, presentata dal partito del presidente Emmanuel Macron. Nell’articolo 24, il più contestato, si introduce un nuovo reato per chiunque diffonda immagini in grado di «danneggiare l’integrità fisica e morale» degli agenti di polizia (le condanne possono arrivare a un anno di carcere e al pagamento di 45mila euro di multa). I critici sostengono che la legge, che per entrare in vigore dovrà comunque ottenere l’approvazione del Senato, renderà più complicato per i giornalisti raccontare le azioni violente o illegali della polizia, con il rischio che queste azioni diventino più frequenti e diffuse.

La legge approvata oggi è l’ultima di una serie di iniziative del governo avviate negli ultimi mesi con l’obiettivo di contrastare il crimine e il terrorismo. Tra le altre cose, stabilisce le regole per l’uso di droni della polizia, restringe la vendita di fuochi d’artificio usati spesso dai manifestanti durante le proteste, e dà maggiori poteri agli agenti della polizia locale.

Le proteste contro la legge si erano intensificate la scorsa settimana, quando il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, aveva detto che i giornalisti incaricati di seguire una manifestazione avrebbero dovuto informare le autorità in anticipo per «evitare confusione» nel caso in cui la polizia fosse costretta a rispondere con la violenza.

Per cercare di placare le critiche, venerdì scorso lo stesso Darmanin aveva chiarito che giornali e televisioni avrebbero potuto continuare a mostrare le immagini degli agenti di polizia senza dover sfocare le loro facce, e aveva aggiunto che solo le immagini accompagnate da commenti di incitazione alla violenza sarebbero state valutate alla luce della nuova legge. Chiarimenti simili erano arrivati anche da esponenti di La République En Marche, il partito di Macron, per esempio dalla parlamentare Alice Thourot; e venerdì il governo aveva aggiunto un emendamento per specificare che l’articolo «non sarà un ostacolo al diritto di informare il pubblico».

– Leggi anche: La politica estera di Macron alla prova dei fatti

La nuova legge ha raccolto parecchi consensi a destra, ma allo stesso tempo ha fatto arrabbiare la sinistra, che ha accusato Macron di voler andare incontro alle richieste della destra radicale in vista delle prossime elezioni presidenziali, che si terranno nel 2022.

Olivier Faure, leader del Partito Socialista, ha detto a Le Monde che Macron starebbe attaccando il liberalismo, dopo essersi presentato come suo principale difensore, e lo ha accusato di governare in maniera «solitaria e opaca», e di voler indebolire il ruolo del parlamento, della stampa e delle parti sociali. Anche Amnesty International France si è espressa contro la legge, sostenendo che l’emendamento approvato venerdì non sia sufficiente e che l’articolo 24 avrebbe dovuto essere ritirato nella sua interezza.

Il mese prossimo il parlamento francese esaminerà un’altra proposta di legge voluta dal partito di Macron, con l’obiettivo di contrastare quello che il 2 ottobre il presidente aveva definito «separatismo», termine che usava già da qualche tempo per indicare il fatto che molti membri della comunità musulmana vivrebbero in una «società parallela», porosa al fondamentalismo islamico e contraria ai valori secolari della Francia. Dopo quel discorso, un estremista islamico aveva decapitato un insegnante di scuola media che aveva mostrato in classe le caricature del profeta Maometto, e un cittadino tunisino aveva ucciso tre persone in una chiesa a Nizza.