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  • Mercoledì 7 ottobre 2020

Chi vincerà il premio Nobel per la letteratura?

Nell'attesa sia assegnato si può fare un pronostico, scegliendo tra gli scrittori più quotati per gli scommettitori

Lo scrittore giapponese Haruki Murakami nel 2018 (La Presse/AP Photo/Eugene Hoshiko)
Lo scrittore giapponese Haruki Murakami nel 2018 (La Presse/AP Photo/Eugene Hoshiko)

Lunedì sono stati annunciati i nomi dei vincitori del premio Nobel per la medicina di quest’anno, ieri è stato il turno del premio Nobel per la fisica e oggi è quello del Nobel per la chimica. Il vincitore del premio Nobel per la letteratura, che insieme a quello per la pace riceve un po’ più di attenzioni anche perché è un po’ più semplice fare scommesse sul possibile vincitore, sarà annunciato giovedì. Abbiamo messo insieme qualche informazione sui nove scrittori su cui per il momento si sta scommettendo di più nel Regno Unito (dove c’è una grande tradizione di scommesse e ce ne sono anche sul Nobel), per chi vuole fare un “toto Nobel” con gli amici o semplicemente vuole prepararsi in anticipo sulla bibliografia del vincitore.

Come viene assegnato il premio Nobel per la letteratura
Da sempre il premio Nobel per la letteratura viene assegnato all’autore o all’autrice che «nel campo della letteratura mondiale si sia maggiormente distinto per le sue opere in una direzione ideale»: è dunque un premio alla carriera in un certo senso, e non per una singola opera. Ogni anno vengono proposte decine di candidati dai membri dell’Accademia Svedese, dai docenti di letteratura delle principali università del mondo e dai presidenti di importanti istituzioni linguistiche, entro la fine di gennaio. In primavera viene creata una lista preliminare con 20 nomi al massimo, e una successiva selezione porta a una riduzione: nel corso dell’estate i membri dell’Accademia studiano le opere di tutti i nominati.

Tra i selezionati, a ottobre viene scelto il vincitore del Nobel, che quest’anno riceverà un premio di circa 950mila euro. Di solito nelle quotazioni si trovano scrittori dati per favoriti da anni, come il giapponese Haruki Murakami, ma non sono quasi mai quelli che vincono. L’anno scorso era stato detto che i criteri di scelta del vincitore erano cambiati spiegando che la scelta sarebbe stata meno eurocentrica che in passato, e meno orientata verso gli uomini. Poi però i premi del 2018 e del 2019 erano stati assegnati a due autori europei.

La lista dei nomi dei candidati non viene resa nota prima di 50 anni dall’assegnazione del premio – il prossimo gennaio saranno rivelati i nomi dei candidati del 1970, quando vinse lo scrittore russo Aleksandr Solženicyn – e per questa ragione non ci sono dati certi su cui basarsi per indovinare il vincitore, anche se in passato si è capito che alcuni nomi dei candidati erano stati diffusi al di fuori dell’Accademia.

La disparità di genere nella storia del Nobel e le polemiche degli ultimi anni
Nella lista dei dieci scrittori su cui si scommette di più, a oggi, ci sono cinque donne e cinque uomini. Dal 1901, quando il premio Nobel per la letteratura fu assegnato per la prima volta, lo hanno vinto 101 uomini e 15 donne. La prima fu la svedese Selma Lagerlöf, nel 1909; l’ultima la polacca Olga Tokarczuk, vincitrice del premio per il 2018. A lei fu assegnato con un anno di ritardo per via del caso di molestie sessuali che aveva coinvolto l’Accademia Svedese, l’organizzazione che sceglie i vincitori.

Il premio del 2019 invece fu assegnato allo scrittore austriaco Peter Handke. L’Accademia Svedese fu molto criticata per questa scelta perché negli anni Novanta Handke manifestò in diverse occasioni la propria simpatia per Slobodan Milošević, ex presidente della Serbia e della Jugoslavia, morto in attesa di essere giudicato dal Tribunale penale internazionale per genocidio, crimini di guerra e crimini contro l’umanità, e prese in generale le parti dell’esercito serbo, responsabile durante le guerre jugoslave di tremendi e documentati massacri e operazioni di pulizia etnica. Tra chi protestò contro l’assegnazione del Nobel a Handke ci furono anche due dei cinque esperti “esterni” che avevano aiutato l’Accademia Svedese a scegliere il vincitore: dissero che la loro opinione non era stata tenuta in considerazione.

Maryse Condé
Venendo alle scommesse, al primo posto secondo gli scommettitori di Ladbrokes, una società britannica di gioco d’azzardo, c’è Maryse Condé, una scrittrice originaria della Guadalupa, territorio d’oltremare francese che si trova nei Caraibi. Ha 83 anni ed è un’autrice di romanzi storici. Il più famoso è Segù, ambientato nel Seicento in Mali, ai tempi dell’impero Bambara. In italiano di recente sono stati pubblicati altri suoi libri, tra cui l’autobiografia La vita senza fard e i romanzi Io, Tituba, strega nera di Salem, che racconta la storia di una schiava ai tempi dei processi contro le “streghe” di Salem, e La vita perfida, la storia di una famiglia di ex schiavi neri nel Novecento.

Nel 2018, dato che il Nobel non era stato assegnato, i librai svedesi avevano organizzato un premio letterario alternativo, il New Academy Prize in Literature, basato su voti provenienti da tutto il mondo: fu proprio Condé a vincerlo.

Maryse Condé nel 2016 (ANSA/Ulf Andersen/Aurimages via ZUMA Press)

Ludmila Ulitskaya
Al secondo posto tra le scommesse c’è Ludmila Ulitskaya (o Ljudmila Ulickaja, a seconda di quale traslitterazione dal cirillico si sceglie), scrittrice russa di origine ebraica. Ha 77 anni. Quando ancora c’era l’Unione Sovietica, perse il suo lavoro all’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica per aver diffuso libri proibiti, i cosiddetti samizdat. Molte sue opere parlano delle persecuzioni durante lo stalinismo. Tra i suoi vari libri tradotti in italiano, uno dei più recenti è Il sogno di Jakov, pubblicato dalla Nave di Teseo: racconta la storia di una donna che si trova a leggere le lettere scambiate dalla nonna con il marito – lo Jakov del titolo – in gioventù e che oltre alla loro storia personale ripercorrono quella della Russia nel Novecento. Quest’estate invece è uscito Tra corpo e anima, una raccolta di racconti.

Ludmila Ulitskaya nel 2016 (Ulf Andersen/Aurimages via ZUMA/ansa)

Haruki Murakami
O Murakami Haruki, detto alla giapponese. È lo scrittore giapponese contemporaneo di maggior successo nel mondo: è apprezzato anche da persone che non leggono tantissimo e i suoi libri vendono molto. Da anni ormai è citato come possibile vincitore del Nobel per la letteratura (un po’ come Philip Roth in passato), ma in passato raramente l’Accademia Svedese ha premiato autori di grande successo commerciale.

Ha 71 anni, i suoi libri sono tradotti in cinquanta lingue e hanno venduto milioni di copie. Una delle cose che più caratterizza la narrativa di Murakami è che ritornano sempre certe cose, come i gatti, la musica jazz, minuziose descrizioni di persone che cucinano, nomi particolari che hanno significati strani per i giapponesi e passaggi segreti, tra le altre cose. C’è poi un certo grado di surrealismo o “realismo magico”: capitano spesso cose strane o soprannaturali che i personaggi e i lettori non riescono mai a capire fino in fondo, e questa è una delle cose che più hanno contribuito al suo successo. Il suo ultimo romanzo è L’assassinio del commendatore.

Haruki Murakami a Quito, in Ecuador, nel 2018 (ANSA/EPA/JOSE JACOME)

Margaret Atwood
Un’altra autrice molto nota tra quelli su cui si scommette di più è Margaret Atwood, che è canadese e ha 80 anni ed è a pari merito con Murakami nelle scommesse. Si è parlato molto di lei negli ultimi anni perché è l’autrice di Il racconto dell’ancella (1985), The Handmaid’s Tale in inglese, da cui è stata tratta la serie tv omonima, quella della società teocratica distopica in cui i compiti delle donne si esauriscono tra la cura della casa e il partorire bambini. È quella delle donne vestite di rosso con grandi cuffie bianche, un costume che è stato spesso usato in manifestazioni femministe di tutto il mondo. L’anno scorso è uscito il seguito del romanzo, I testamentiqui potete leggerne un estratto. Invece qui potete leggere qualcosa in più sugli altri libri più noti di Atwood, che non c’entrano nulla con le ancelle.

L’ultima (e prima) persona canadese a vincere il Nobel per la letteratura è stata la scrittrice Alice Munro, nel 2013.

Margaret Atwood, dopo aver ricevuto un riconoscimento dalla regina Elisabetta II, il 25 ottobre 2019 (La Presse/APimages/Aaron Chown PA Wire)

Ngugi wa Thiong’o
Lo scrittore keniota Ngugi wa Thiong’o, noto anche come James Ngugi, è considerato uno dei più importanti scrittori africani viventi e già nel 2014 era dato tra i favoriti al premio Nobel per la letteratura. Ha 82 anni e scrive sia in inglese che in kikuyu, una lingua del Kenya. Il suo primo romanzo (scritto in inglese) fu tradotto in italiano nel 1975 da Jaca Book con il titolo Se ne andranno le nuvole devastatrici. Gli ultimi suoi libri pubblicati in Italia, o meglio ri-pubblicati, sono Un chicco di grano, un romanzo ambientato all’epoca dell’indipendenza del Kenya, avvenuta nel 1963, e Il mago dei corvi, che invece parla di un dittatore affetto da una misteriosa malattia (si è gonfiato, fluttua in aria e non riesce a parlare) da cui solo un giovane stregone lo può guarire.

È dal 1986 che il premio Nobel per la letteratura non viene assegnato a un autore africano nero; allora lo vinse il nigeriano Wole Soyinka.

Ngugi wa Thiong’o a Barcellona, l’8 maggio 2017 (La Presse/EFE/Alejandro Garcia)

Anne Carson
È un’altra scrittrice canadese, per la precisione una poetessa. Ha 70 anni ed è anche una professoressa universitaria di lettere classiche, in particolare di letteratura greca antica. Le sue opere sono molto particolari, spesso sperimentali. In italiano sono stati tradotti solo alcuni dei suoi libri. Antropologia dell’acqua (1995) è una raccolta di testi di tipo diverso – saggi, diari, appunti di viaggio, racconti, ma anche citazioni – accomunati dallo stesso tema: una riflessione sulla natura liquida del linguaggio. L’anno scorso è stato pubblicato The Albertine Workout (2014), un libricino che raccoglie 59 brevi appunti (che possono considerarsi «frammenti poetici») presi da Carson durante la lettura di Alla ricerca del tempo perduto di Marcel Proust a proposito del personaggio di Albertine, la donna amata dal protagonista.

Autobiografia del rosso (1998), riscrittura del mito greco di Eracle e Gerione, sarà ripubblicato questo mese dalla Nave di Teseo, mentre a novembre dovrebbe uscire, per Utopia Editore, Economia dell’imperduto, una riflessione su vari argomenti a partire dalle biografie di due poeti: Simonide di Ceo, un poeta greco antico, e Paul Celan (1920-1970), poeta rumeno di origine ebraica che scriveva in tedesco.

Anne Carson a New York, il primo aprile 2019 (La Presse/AP Photo/Mark Lennihan)

Javier Marías
Javier Marías è uno scrittore spagnolo e ha 69 anni. I suo romanzi parlano d’amore e lo analizzano nei minimi dettagli. Il più famoso è Domani nella battaglia pensa a me, che comincia in modo notevole: un uomo, invitato a cena da una donna sposata il cui marito è assente, si trova ad assisterla durante un malore e a essere testimone della sua morte, mentre in casa c’è solo il figlio di lei, un bambino. È da poco uscita in libreria una sua raccolta di racconti, mentre l’anno scorso era uscito Vite scritte, in cui Marías ha raccontato venti scrittori della storia come se fossero personaggi letterari, parlando di aspetti curiosi delle loro vite.

Javier Marías a Madrid, il 25 settembre 2015 (La Presse/EFE/J.P.Gandul)

Una cosa su Marías che forse non tutti sanno è che, almeno per qualcuno, è re di un’isola disabitata nei Caraibi: Redonda. Il regno di Redonda è una micronazione, uno di quei piccolissimi territori che pretendono (più o meno seriamente) di essere considerati come stati indipendenti ma non sono riconosciuti da nessuno. Redonda lo è da quando nel 1865 il banchiere Matthew Dowdy Shiel comprò l’isola e ottenne dalla regina Vittoria di esserne re a patto che non si ribellasse al dominio coloniale britannico. Gli succedette il figlio, lo scrittore di fantascienza Matthew Phipps Shiel, noto soprattutto per La nube purpurea, che alla sua morte, nel 1947, lasciò i diritti sulle proprie opere e il “trono” di Redonda a un altro scrittore: John Gawsworth. Non si sa bene chi sia stato il “legittimo” erede di Gawsworth (avrebbe venduto a diverse persone il titolo per problemi economici): secondo una versione fu l’editore Jon Wynne-Tyson, che nel 1997 abdicò in favore di Marías.

Da allora lo scrittore spagnolo ha concesso titoli nobiliari a varie persone che fanno parte del mondo culturale internazionale: Francis Ford Coppola e Pedro Almodóvar sono il duca di Megalópolis e il duca di Trémula, Pietro Citati è il duca di Remonstranza e Claudio Magris il duca di Segunda Mano.

Ko Un
È un poeta, scrittore, regista, ex monaco buddista e pittore sudcoreano. Ha 87 anni ed è considerato uno dei punti di riferimento maggiori nella cultura sudcoreana contemporanea, ma nel 2018 è stato accusato di molestie sessuali da molte donne in seguito al dibattito portato avanti dal movimento #metoo. La sua raccolta di poesie L’isola che canta è stata tradotta in italiano dall’editore Lieto Colle. Tra gli scommettitori è considerato a pari merito con Carson e Marías.

Ko Un nel 2009 (Wikimedia Commons/Mariusz Kubik)

Yan Lianke
Yan Lianke è uno scrittore cinese ed è il più giovane di questa lista: ha 62 anni. Noto soprattutto per le sue opere di satira politica, è considerato uno dei maggiori scrittori cinesi contemporanei, anche se alcune sue opere sono state censurate in Cina. Molti dei suoi libri sono stati pubblicati in italiano, negli ultimi anni dalla casa editrice Nottetempo. Il più recente è Gli anni, i mesi, i giorni, che raccoglie due romanzi brevi ambientati in un villaggio contadino. Il precedente, I quattro libri, è ambientato in un campo di rieducazione per intellettuali nel nord della Cina alla fine degli anni Sessanta; valse a Yan la candidatura tra i finalisti del Man Booker International Prize nel 2016.

Yan Lianke a Praga, il 22 ottobre 2014 (Matej Divizna/Getty Images)

Gli altri di cui si parla
Gli altri autori su cui si è scommesso di più, dopo Yan, sono la francese Annie Ernaux, la cinese Can Xue, gli americani Cormac McCarthy, Don DeLillo e Marilynne Robinson. Nelle ultime settimane però sui giornali si sono fatti anche altri nomi. Bjorn Wiman, giornalista della pagina culturale del Dagens Nyheter, il più importante quotidiano svedese, ha detto che l’Accademia Svedese dovrebbe dare il premio a Jamaica Kincaid, una scrittrice antiguo-barbudana con cittadinanza statunitense che con le sue opere si è occupata di colonialismo, razzismo e questioni di genere. Secondo Wiman questa scelta servirebbe all’Accademia per evitare una polemica anche quest’anno, dopo quelle su Bob Dylan nel 2016, Handke l’anno scorso e le accuse di abusi sessuali nel mezzo, perché «questo premio legittima l’autore che lo vince e le opinioni positive che lo riguardano». Madelaine Levy, critica letteraria di un altro giornale svedese, lo Svenska Dagbladet, ha invece suggerito l’americana Joan Didion.