Che ne è stato di “Westworld”?

Era partita benissimo per poi perdere pubblico e apprezzamenti: ma ha un suo zoccolo duro di spettatori, e quando ancora deve finire la terza stagione ne è stata già annunciata la quarta

La sesta puntata della terza stagione di Westworld, l’ultima per ora disponibile, inizia in quello che sembra una sorta di universo digitale di cui si era parlato nella seconda stagione; che però non è quel vero universo digitale, è solo una sua riproduzione, creata da un enigmatico imprenditore che vuole convincere una donna-robot ad aiutarlo per salvare l’umanità da un’altra donna-robot che pare ne voglia invece l’estinzione. Dopodiché – e siamo solo alle prime scene – c’è una scena ambientata durante l’occupazione nazista in Italia, seguita finalmente da una scena che si svolge in quello che con ragionevole certezza possiamo definire il mondo reale della serie. Uno dei personaggi principali dice allora che «l’umanità non è altro che un sottile strato di batteri su una palla di fango che sfreccia nel vuoto».

E questi sono solo i primissimi minuti di una sola puntata, descritta nei termini più semplici possibili, di una serie che era iniziata parlando di un parco a tema western popolato da robot e in cui, in tutta questa terza stagione, non si sono visti molti cavalli, saloon o pistoleri.

Westworld non è una serie per tutti, forse nemmeno per tanti: e ha perso un bel po’ di pubblico e di attenzione da una stagione all’altra. Eppure HBO, il canale americano che la produce, ha deciso – nonostante il contesto economico non particolarmente felice e gli alti costi di produzione della serie – che ci sarà una quarta stagione.

Le recensioni
Più di tre anni fa, quando ne uscirono i primi episodi, Westworld fu ben accolta dalla critica. Fu subito chiaro che era una serie ambiziosa e a cui i suoi creatori avevano dato grandi attenzioni: si parlò di un «grandioso affresco a più strati di azione e inattesa analisi psicologica», di una serie allo stesso tempo intelligente e avvincente, piena di indizi a cui provare a dare un senso e riferimenti letterari, cinematografici, scientifici e filosofici. Qualcuno parlò addirittura di una serie “rivoluzionaria”, destinata a raccogliere l’eredità di Game of Thrones.

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Qualcuno criticò Westworld definendola cervellotica, fredda e criptica, ma in generale la serie piacque e diventò una di quelle di cui, per ogni nuovo episodio, uscivano teorie, analisi, interpretazioni e discussioni; sui siti dei giornali, su YouTube, nei podcast e in una vivacissima pagina di Reddit, ora seguita da più di 700mila utenti.

I dati di siti come Rotten Tomatoes e IMDb mostrano che la serie ha continuato a piacere anche nella seconda stagione e nella terza, che ancora deve finire. Secondo i voti dati su IMDb da migliaia di spettatori, quasi tutti gli episodi sono almeno da “8 su 10” e il voto medio di alcuni supera addirittura il 9. Più di un terzo degli oltre trecentomila utenti che hanno finora votato la serie le ha dato “10“. Insomma, c’è uno zoccolo duro di affezionati a cui la serie piace molto.

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Nel frattempo, però, nei suoi 26 episodi finora andati in onda, Westworld ha lasciato per strada un numero considerevole di spettatori. Per il suo essere «talvolta fastidiosamente complicata in modo irritante» o perché, secondo certe recensioni, è «una serie piacevole da contemplare ma difficile da amare», o perché «a una prima stagione irresistibile ne è seguita una incomprensibile», che ha messo «la complessità davanti alla coerenza».

Gli spettatori
Negli Stati Uniti più si va a vanti e meno sono gli spettatori di Westworld. Sul canale a pagamento HBO la diretta televisiva del primo episodio della terza stagione è stata vista da meno di un milione di spettatori: meno di un decimo di quelli che quella stessa sera hanno guardato sulla CNN uno dei dibattiti delle primarie, ma soprattutto meno della metà di quelli che avevano guardato i primi episodi delle due precedenti stagioni.

Allo stesso tempo, però, ci sono dati che dicono che più passa il tempo e più aumentano le persone che guardano Westworld in streaming e non in diretta. Solo negli Stati Uniti, e solo contando le visioni legali, molti episodi delle prime due stagioni di Westworld hanno avuto più di 10 milioni di spettatori, un dato molto buono per un canale “di nicchia” come HBO. Ma nella sua prima stagione Westworld aveva avuto numeri paragonabili a quelli della prima di Game of Thrones. Non si può dire quante persone stiano guardando Westworld in giro per il mondo ma nel 2018, quando andò in onda la seconda stagione, fu tra le dieci serie più scaricate illegalmente.

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Il costo
Come si può facilmente notare guardandola, Westworld è una serie particolarmente costosa da girare. Per il primo episodio si parlò di circa 25 milioni di euro, e anche la terza stagione, con i suoi effetti speciali, le sue esplosioni e le sue ambientazioni futuristiche sarà molto più cara di tante altre serie di HBO.

La quarta stagione
HBO ha già deciso di rinnovare Westworld per una quarta stagione (e si dice che il progetto preveda in tutto sei stagioni). La decisione è stata definita “sorprendente” e nel comunicarla Casey Bloys, capo della programmazione di HBO, ha detto soltanto: «Dal parco a tema western fino alle metropoli tecnocratiche del futuro prossimo, abbiamo gradito ogni singola evoluzione delle menti dei creatori della serie, Jonathan Nolan e Lisa Joy, e non vediamo l’ora di scoprire dove ci porterà la loro ispirazione».

HBO, che a maggio lancerà il suo nuovo servizio di streaming, probabilmente vuole continuare a investire su Westworld perché pensa che lo zoccolo duro di spettatori sia sufficientemente duro, grande e interessante; o forse perché ha fiducia che, magari proprio sul suo nuovo servizio di streaming, la serie possa trovare nuovi spettatori. Di sicuro perché un canale come HBO può permettersi di rischiare e investire molto su una serie “di qualità”, magari senza sapere nemmeno che direzione prenderà nelle sue prossime stagioni.