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  • Giovedì 23 aprile 2020

Ci sarà un “Fondo europeo per la ripresa”

Lo hanno deciso i capi di stato e di governo riuniti nel Consiglio Europeo: è un bel passo in avanti, ma ci sono ancora diversi punti da chiarire

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la riunione del Consiglio europeo. (ANSA/FILIPPO ATTILI CHIGI PALACE PRESS OFFICE)
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante la riunione del Consiglio europeo. (ANSA/FILIPPO ATTILI CHIGI PALACE PRESS OFFICE)

I 27 leader europei che si sono riuniti in videoconferenza per l’atteso Consiglio Europeo sulle misure straordinarie per il coronavirus hanno approvato l’introduzione di un nuovo strumento che sarà chiamato “Fondo europeo per la ripresa”, o Recovery Fund. Il Fondo avrà l’obiettivo di fornire sostegno economico ai paesi più colpiti dal coronavirus, insieme alle misure già approvate nelle scorse settimane. La sua creazione era stata suggerita dall’Eurogruppo di due settimane fa.

La decisione del Consiglio Europeo è un passo in avanti significativo, considerato che fino a poche settimane fa i paesi del Nord – più rigidi dal punto di vista economico – si erano decisamente opposti alla creazione di un Fondo del genere.

Il Consiglio non ha chiarito esattamente come funzionerà il Fondo, ma i diversi dettagli erano già emersi nei giorni scorsi. Gli stati nazionali si sono impegnati ad aumentare il proprio contributo al bilancio dell’Unione Europea: la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha parlato di una cifra doppia rispetto a quella attuale. A quel punto la Commissione potrebbe destinare parte dei soldi ottenuti per la creazione del Fondo, oppure emettere titoli di stato comunitari e raccogliere capitali sui mercati, per poi distribuirli ai vari paesi (cioè la proposta che la Germania aveva fatto circolare nei giorni scorsi). L’entità del Fondo e il tipo di versamenti che farà agli stati saranno decisi nelle prossime settimane, sulla base di una proposta della Commissione Europea.

Da diversi giorni sappiamo che i paesi del Sud spingono affinché il Fondo comprenda sussidi senza obbligo di restituzione, chiedendo sostanzialmente all’Unione Europea di contrarre un debito perenne con gli investitori per permettere ai singoli paesi di non indebitarsi ulteriormente. I paesi del Nord preferiscono invece che il Fondo emetta dei prestiti, per evitare che l’Unione Europea sia costretta a fare debito.

Von der Leyen ha spiegato che il compromesso trovato prevede che il Fondo comprenderà sia prestiti sia sussidi senza obbligo di restituzione, aggiungendo che gli stati dovranno accordarsi su quale equilibrio trovare tra le due misure. Riguardo alle dimensioni del fondo, i paesi del sud dell’Europa – compresa l’Italia – chiedono che superi i 1.000 miliardi di euro (e che consista perlopiù in sussidi senza obbligo di restituzione). Altri paesi, tra cui Paesi Bassi e Svezia, sono contrari sia alle dimensioni sia allo strumento dei sussidi, preferendo i prestiti.

L’opinione più condivisa tra gli osservatori è che i leader europei siano ancora molto divisi, nonostante l’annuncio della creazione del Fondo: serviranno diversi giorni, se non alcune settimane, per capire esattamente la natura dei trasferimenti del Fondo (che comunque dovrebbe partire nel 2021).

Presentandolo in una breve conferenza stampa giovedì sera, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha definito l’accordo sul fondo «una tappa importante nella storia europea», citando la lettera con cui alla fine di marzo aveva chiesto all’Unione Europea, insieme ad altri otto paesi, l’introduzione di uno strumento più ambizioso del Meccanismo Europeo di Stabilità per fronteggiare la crisi del coronavirus.

Il MES sarà comunque a disposizione degli stati che decideranno di usarlo per parte delle spese legate all’epidemia. Il Consiglio Europeo ha infatti approvato le misure prese dall’ultimo Eurogruppo, fra cui la linea di credito “agevolata” del MES, la cassa di integrazione europea e un ampio intervento della Banca europea degli investimenti.