Cosa ha deciso l’Europa, quindi

Dopo una lunghissima riunione i ministri delle Finanze dei paesi che adottano l'euro hanno raggiunto un accordo piuttosto modesto (e senza eurobond, come da attese)

(Leon Neal/Getty Images)
(Leon Neal/Getty Images)

Dopo due giorni consecutivi di incontri e trattative, durati in tutto più di venti ore, i ministri delle Finanze dei paesi che adottano l’euro – riuniti nel cosiddetto “eurogruppo” – sono riusciti a trovare un accordo per una serie di interventi economici con cui affrontare la crisi causata dal coronavirus. L’accordo è il risultato di un compromesso in cui gli elementi più ambiziosi – come gli “eurobond” richiesti tra gli altri da Italia e Spagna – non sono stati inclusi.

La novità principale è la possibilità di utilizzare gli aiuti forniti dal MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, per effettuare spese sanitarie. Ogni paese avrà diritto di chiedere un finanziamento pari al 2 per cento del proprio PIL (per l’Italia circa 35 miliardi di euro). Questi soldi potranno essere spesi nel sostegno “diretto o indiretto” ai propri sistemi sanitari. La novità è costituita dal fatto che questi fondi saranno distribuiti a chi dovesse eventualmente richiederli senza condizioni, ma a patto che siano destinati alle spese sanitarie. Non ci sarà invece l’obbligo di accettare un pacchetto di riforme e interventi economici stabilito dalla Commissione Europea, come avviene normalmente con gli aiuti concessi dal MES.

– Leggi anche: Questi benedetti eurobond, spiegati bene

Anche se la mancanza di condizionalità è una novità di discreta importanza per il MES, i fondi previsti sono molto limitati rispetto alle esigenze di paesi grandi e molto indebitati come l’Italia. Utilizzare questo fondo, inoltre, rischia di attirare sul paese che ne fa richiesta una sorta di “stigma”, visto che nasce per aiutare chi si trova in grandi difficoltà: non è ancora chiaro quindi quanto i paesi decideranno di approfittarne.

Altre due decisioni prese dall’eurogruppo rappresentano sostanzialmente la conferma di decisioni già prese, o la conferma dell’utilizzo di strumenti già in uso. La Banca Europea degli Investimenti potrà impiegare fino a 25 miliardi per generare 200 miliardi di euro in prestiti garantiti destinati alle piccole e medie imprese europee (cifre che vanno prese con cautela, come quelle dei programmi equivalenti annunciati dai vari governi europei).

L’eurogruppo ha poi autorizzato il finanziamento del programma proposto dalla Commissione Europea per la creazione di una “cassa integrazione europea” con 100 miliardi di euro, ma sembra che questi soldi arriveranno in gran parte dal bilancio dell’Unione Europea: non saranno quindi soldi aggiuntivi, ma denaro già stanziato. Inoltre è una cifra poco significativa, che andrà divisa tra tutti i paesi dell’Unione e non avrà un grosso impatto nell’alleviare le spese per la cassa integrazione e le altre forme di assicurazione del lavoro, una delle voci di bilancio più significative degli interventi per fronteggiare la crisi.

L’ultimo punto dell’accordo è la promessa di creare un fondo per la ripresa con cui investire nell’economia dell’eurozona dopo il termine della crisi. Per il momento di questo fondo esiste soltanto l’intenzione di crearlo, mentre i vari partecipanti all’eurogruppo hanno espresso punti di vista profondamente diversi su come finanziarlo.

I paesi come l’Italia, che avevano l’obiettivo di ottenere un maggior coinvolgimento degli stati più ricchi e meno colpiti dall’epidemia negli sforzi per contrastare la crisi, hanno dovuto accettare un accordo di compromesso. Il loro principale successo è stata la possibilità di ottenere aiuti dal MES senza condizioni, un piccolo traguardo diplomatico anche nel caso in cui non venisse utilizzato nella forma limitata decisa ieri. Il governo italiano e il ministro dell’Economia Gualtieri, che ha rappresentato l’Italia alla riunione, ha molto insistito sul successo ottenuto nello spuntare questa condizione.

Inoltre, l’eurogruppo ha appoggiato e apprezzato gli interventi compiuti dalla Commissione Europea e dalla Banca Centrale Europea (BCE), le due istituzioni che finora si sono impegnate di più nel cercare una soluzione condivisa alla crisi economica. La BCE, in particolare, ha adottato un programma vasto e senza precedenti per sostenere l’economia europea. Il fatto che l’eurogruppo abbia raggiunto un accordo per appoggiarlo in modo esplicito nel suo comunicato è considerato da alcuni un’importante novità.

Il governo dei Paesi Bassi, il più determinato nell’opporsi alle richieste di Italia, Spagna e Portogallo, è riuscito a tenere la linea ed evitare non solo l’introduzione degli eurobond, considerata da tutti fin dall’inizio molto difficile, ma anche qualsiasi accenno alla possibilità di condividere il debito pubblico dei paesi della zona euro. Ma ha invece dovuto accettare una prima crepa nella struttura del MES.

Anche il fatto che si sia raggiunto un accordo nonostante le profonde divisioni tra i vari ministri può essere considerato da molti governi un piccolo successo. Quelli di Germania e Francia erano favorevoli a raggiungere un qualche tipo di accordo, smussando le posizioni più distanti dei vari paesi, e mantenendo così il loro ruolo centrale all’interno dell’eurogruppo. Raggiungere un accordo, al di là del merito, è stato importante anche per i paesi come l’Italia e Spagna: chiudere il vertice senza accordo avrebbe probabilmente innervosito gli investitori e causato un aumento degli spread (questa mattina invece lo spread sembra rimanere stabile).

Lo scontro su come fronteggiare le conseguenze economiche del coronavirus e per decidere il futuro dell’integrazione europea proseguirà nelle prossime settimane e nei prossimi mesi e si sposterà, probabilmente, sulle caratteristiche del fondo per la ripresa economica dopo la crisi, con l’Italia e gli altri paesi del Sud Europa che chiederanno di finanziarlo con strumenti simili agli eurobond e i paesi del fronte del rigore, come i Paesi Bassi, che cercheranno di impedirlo.