Le notizie di martedì sul coronavirus In Italia

Dall’inizio dell’epidemia i contagi registrati sono 162.488, mentre le morti sono 21.067, 602 in più di ieri

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono 162.488, 2.972 in più di ieri. I morti sono 21.067, un incremento di 602 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 1.695, per un totale di 37.130. Le persone attualmente positive sono 104.291 (ieri erano 103.616) e quelle ricoverate in terapia intensiva sono 3.186, 74 in meno rispetto a ieri. Le persone ricoverate in altri reparti sono invece circa 28mila, un numero costante ormai da due settimane.

In Lombardia, la regione italiana più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 241, portando il totale a 11.142: i pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 1.122, 21 in meno rispetto a ieri.

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Come leggere questi dati
Leggendo i comunicati giornalieri della Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati.

Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: questo dato infatti comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate, e non comprende tutte le persone che sono state malate di COVID-19 ma non hanno mai fatto il tampone, e quindi non risultano né nel conteggio dei malati né, in un secondo momento, in quello dei guariti.

Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.

Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano, come ha detto Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli di Roma. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.

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Le altre notizie di oggi

Da oggi 14 aprile al 3 maggio 2020 saranno in vigore in Veneto nuove misure per contenere il contagio da coronavirus che prevedono alcune differenze rispetto al decreto del governo annunciato venerdì sera che permetteva la riapertura di alcune attività, come le librerie, le cartolerie e i negozi di abbigliamento per neonati.

L’ordinanza regionale prevede, tra le altre cose, che le librerie riaprano solo due volte a settimana e che l’attività motoria si potrà effettuare in “prossimità” della propria abitazione, ma senza il limite di 200 metri previsto precedentemente. È prevista inoltre le riapertura dei mercati all’aperto, solo se perimetrati, sorvegliati e con la presenza di un unico varco di accesso separato da quello di uscita.

Intanto il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha chiesto alla regione Lombardia di effettuare molti più test sierologici, di fornire più mascherine e di fare molti più tamponi. In un video sulla sua pagina Facebook Sala ha detto: «Leggo che Regione Lombardia dichiara che dal 21 di aprile si faranno 20 mila test al giorno. Bene, dove? In altre province ma non Milano. Ma come, il problema non è Milano?».

Il sindaco ha replicato poi alle parole di ieri dell’assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, secondo cui a Milano «c’è troppa gente in giro». Sala ha risposto che «se qualcuno pensa che c’è troppa gente in giro, deve fare una cosa molto semplice: facciano una nuova ordinanza che tenga più persone a casa, tutto qui». Sala ha raccontato di essere stato ieri in giro per la città con con la Polizia locale a vedere come vengono effettuati i controlli e di aver verificato i dati degli stessi controlli di ieri e dei giorni precedenti da cui risulterebbe che «più del 95% delle persone fermate sono in regola».

Intanto la situazione del contagio da coronavirus in Piemonte è, stando ai numeri, simile a quella in Emilia-Romagna, ma le difficoltà principali emerse in queste prime settimane di epidemia ricordano molto invece quelle segnalate in Lombardia, seppure più in piccolo. In particolare, secondo quanto sottolineato da stampa ed esperti, a preoccupare per un prossibile aggravarsi della situazione sono il basso numero di tamponi eseguiti, la possibilità di contagi domestici in quei nuclei familiari con casi positivi o casi fortemente sospetti, le difficoltà a cui sono sottoposti i medici di famiglia e i casi di RSA diventate focolai di COVID-19.

Attualmente il Piemonte ha confermato 17.690 casi di coronavirus, e 1927 decessi. Gli esperti, e i numerosi racconti sulla stampa di queste settimane, suggeriscono che il numero di casi di coronavirus confermati in Piemonte siano soltanto una parte di quelli reali, soprattutto per basso numero di tamponi eseguiti. Anche basandosi sui dati ufficiali si registra comunque una crescita di casi, per esempio in raffronto con la paragonabile situazione dell’Emilia-Romagna: fino a una settimana fa il numero di contagi totali registrati dal Piemonte era più o meno stabilmente di circa 4.700-5.000 in meno dell’Emilia-Romagna: da allora questa distanza si sta riducendo un po’, ed è oggi di circa 3.o00 casi.

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