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  • Mercoledì 12 febbraio 2020

Il Senato ha deciso che Salvini potrà essere processato sul caso Gregoretti

Ma non è sicuro che sarà processato: la decisione spetterà alla procura di Catania e al giudice per le udienze preliminari

(Roberto Monaldo / LaPresse)
(Roberto Monaldo / LaPresse)

Il Senato ha dato l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona nel caso dei migranti soccorsi dalla nave militare italiana Gregoretti nell’agosto del 2019. Il voto si è tenuto in mattinata, ma fino alle 19 è stata lasciata la possibilità di votare a distanza per i senatori assenti. Era abbastanza scontato che il Senato approvasse la richiesta, arrivata a dicembre da parte del Tribunale dei ministri di Catania. L’ordine del giorno presentato da Forza Italia e Fratelli d’Italia per negare l’autorizzazione a procedere ha ricevuto solo 76 voti a favore, quelli contrari sono stati 152 (M5s, Pd, Italia Viva e Leu).

La nave Gregoretti è una nave della Guardia costiera che a fine luglio scorso aveva soccorso 116 migranti ma a cui non era stata data la possibilità di attraccare in un porto italiano, per via della politica dei cosiddetti “porti chiusi” di Salvini, che allora era ministro dell’Interno. La nave era rimasta per giorni fuori dal porto di Augusta, in provincia di Siracusa, nonostante fosse inadatta ad ospitare un numero così alto di persone, cosa che complicò ulteriormente le condizioni di quelle che erano a bordo. La situazione si era poi risolta quando alcuni paesi europei e la Chiesa cattolica si erano resi disponibili ad accogliere i migranti.

All’epoca Salvini fu molto criticato dall’opposizione e dalle associazioni che si occupano di migranti perché a loro dire stava causando sofferenze alle persone a bordo al solo scopo politico di mostrarsi in controllo della situazione, dato che per le leggi internazionali l’Italia era di fatto obbligata a mettere a disposizione uno dei propri porti.

Quando ancora la richiesta era all’esame della Giunta per le immunità, Salvini chiese ai senatori di leghisti di votare a favore dell’autorizzazione al processo. Nonostante sia successo soltanto tre settimane fa, eravamo in un momento molto diverso: di lì a qualche giorno si sarebbe votato alle elezioni regionali in Emilia-Romagna, e secondo diversi osservatori Salvini stava cercando di descriversi come un politico preso di mira perché sostanzialmente ostile alla maggioranza di governo, con l’obiettivo di aumentare il proprio consenso politico. Ha poi cambiato idea: i senatori leghisti non hanno partecipato al voto di oggi.

Nel suo intervento di oggi al Senato, Salvini si è difeso sostenendo che bloccare 116 migranti al largo delle coste siciliane aveva come obiettivo quello di difendere «i confini» e «la patria», e aggiungendo commenti vagamente eversivi come «il giudizio vero lo darà il popolo, non la magistratura».

Nonostante il Senato abbia approvato definitivamente l’autorizzazione per processare Salvini, non è detto che il processo si tenga davvero. Il Tribunale dei ministri dovrà trasmettere tutti gli atti al tribunale ordinario del capoluogo competente per il territorio, che per il caso Gregoretti è quello di Catania.

A quel punto, come ha fatto notare Giovanni Bianconi qualche settimana fa sul Corriere della Sera, «la procura di Catania dovrebbe quindi riproporre il capo d’imputazione formulato contro Salvini dal tribunale dei ministri e sottoporlo al giudice dell’udienza preliminare, che dovrà decidere sul rinvio a giudizio. Con una particolarità, che diventerebbe l’ennesimo paradosso di questa storia: la Procura etnea s’era già pronunciata per l’archiviazione del caso Gregoretti ritenendo (a differenza che nel caso Diciotti) che non esistano gli estremi del sequestro di persona».

La procura di Catania dovrà quindi portare avanti un’accusa – alla quale non crede – per poi sottoporla al giudice per le udienze preliminari, che a quel punto deciderà se rinviare a giudizio Salvini (cioè al processo vero e proprio) oppure proscioglierlo.