Il caso Gregoretti, in breve

Salvini è accusato di sequestro di persona, e stavolta il M5S non dovrebbe salvarlo; ma ci sono proteste per la data scelta dalla presidente del Senato per il primo voto

(ANSA / ALESSANDRO DI MEO)
(ANSA / ALESSANDRO DI MEO)

Lunedì la Giunta per le immunità del Senato dovrà decidere se concedere al tribunale dei ministri di Catania l’autorizzazione a processare Matteo Salvini, accusato di sequestro di persona perché mentre era ministro dell’Interno impedì per più di tre giorni lo sbarco di 116 persone tratte in salvo nel Mediterraneo centrale dalla nave della Marina militare Gregoretti.

È la seconda volta in pochi mesi che Salvini viene accusato di sequestro di persona per aver impedito lo sbarco di persone che si trovavano a bordo di navi della Marina militare italiana. La prima accusa gli era stata rivolta un anno fa dallo stesso tribunale dei ministri che lo accusa oggi, quello di Catania. I tribunali dei ministri sono speciali strutture create ad hoc nei distretti di Corte d’appello ogni volta che bisogna processare un ministro per un reato svolto nell’esercizio delle sue funzioni: qui avevamo spiegato come funziona la procedura.

All’epoca l’accusa era relativa al blocco in porto della nave Diciotti della Marina militare, e delle 144 persone che erano state salvate e che si trovavano a bordo dell’imbarcazione. Come è avvenuto in questi giorni, il tribunale chiese al Senato l’autorizzazione a procedere contro Salvini. All’epoca Salvini disse di non aver paura e di volersi fare processare, ma poi cambiò idea; alla fine il Senato, con il voto determinante del Movimento 5 Stelle, all’epoca alleato della Lega, respinse la richiesta.

Il caso Gregoretti somiglia molto a quello della nave Diciotti (il primo è avvenuto a luglio del 2019, il secondo nell’agosto 2018). Come la Diciotti, anche la Gregoretti è una nave militare italiana. Alla fine dello scorso luglio, l’equipaggio della Gregoretti aveva salvato in mare 116 persone ma, come era avvenuto alla Diciotti, non le era stata data la possibilità di attraccare ed era quindi rimasta per giorni fuori dal porto di Augusta, in provincia di Siracusa, nonostante fosse una nave inadatta a ospitare un numero così alto di persone, il che complicò ulteriormente le condizioni delle persone a bordo.

Sia nel caso Diciotti che in quello Gregoretti, Salvini ha sempre giustificato il trattenimento dei migranti a bordo delle navi militari – in condizioni precarie e spesso disumane – come un mezzo per costringere paesi europei a rendersi disponibili ad accogliere i migranti. La strategia aveva funzionato almeno in parte, dal suo punto di vista, dato che in entrambi i casi la situazione si era poi risolta quando alcuni paesi europei e la Chiesa cattolica si erano resi disponibili ad accogliere i migranti a bordo delle navi.

Per il momento Salvini non ha mai subìto conseguenze giudiziarie per via delle sue decisioni, ma lunedì la situazione potrebbe cambiare. A differenza del caso Diciotti di un anno fa, infatti, oggi il Movimento 5 Stelle non è più alleato della Lega e numerosi esponenti del partito hanno già detto che con ogni probabilità questa volta voteranno per autorizzare il processo nei confronti di Salvini. Questa circostanza rende il dibattito politico ancora più duro e complicato da leggere: Salvini dice che ha applicato al caso Gregoretti la stessa logica applicata al caso Diciotti, in entrambi i casi mettendone a conoscenza il resto del governo (d’altra parte la politica dei “porti chiusi” era stata adottata alla luce del sole, e rivendicata dal primo governo Conte e dal Movimento 5 Stelle), e quindi sostiene che non debba essere processato, come è stato per il caso Diciotti. Il M5S dice che Salvini non si coordinò con il governo, nel caso Gregoretti, ma l’impressione generale è che l’unica differenza tra le due situazioni è che all’epoca era alleato di Salvini e ora non più. Il PD sostiene che Salvini andasse processato quella volta come questa.

La decisione di votare sul caso Gregoretti lunedì prossimo è stata presa venerdì con il voto di un altro organo del Senato, la Giunta per il regolamento: il primo voto sull’autorizzazione a procedere si svolgerà lunedì 20 gennaio. È stata una decisione molto contestata: la Lega e il centrodestra volevano che si votasse lunedì, perché pensano che Salvini possa avvantaggiarsi da un voto sfavorevole in vista delle elezioni in Calabria ed Emilia-Romagna del 26 gennaio; il M5S e il PD avrebbero preferito rinviare il voto, perché temono che un’eventuale decisione di processare Salvini possa essere usata dall’ex ministro dell’Interno per fare propaganda.

La proposta è stata approvata grazie al voto decisivo della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha impedito che la conta finisse sei pari tra maggioranza e opposizione. La scelta di Casellati di votare per la deroga è stata molto criticata dal PD, con il capogruppo Andrea Marcucci che ha scritto su Facebook: «Da oggi è certificato, dai suoi atteggiamenti e dalla sua volontà di esprimersi che la presidente del Senato non è più super partes e ha deciso di entrare, per motivi suoi che riteniamo non sufficienti, di scendere pesantemente nell’agone politico diventando un presidente Senato di parte. La presidente ha gettato la maschera, ha fatto un colpo di mano. La consideriamo una situazione gravissima per il paese».

Casellati ha respinto le accuse del PD, ribadendo la terzietà della sua figura e spiegando come il suo voto sia stato espresso per garantire il corretto funzionamento dei lavori del Senato: «Il presidente non ha votato sulla proposta dell’opposizione circa la perentorietà del termine previsto per le autorizzazioni a procedere a carico di ministri, così come non ha votato sulla proposta della maggioranza di assimilare alle commissioni permanenti gli organi del Senato aventi natura giuridica diversa da quelli delle stesse commissioni. […] Solo ed esclusivamente per contemperare diverse previsioni del regolamento altrimenti confliggenti tra loro (artt. 29 e 135 bis), si è espressa a favore di una proposta avanzata da un singolo componente della Giunta, al fine di garantire la mera funzionalità degli organi del Senato».

Dopo il voto della Giunta, comunque, l’autorizzazione a procedere dovrà essere confermata anche dal Senato affinché Salvini possa essere processato.