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  • Mercoledì 8 gennaio 2020

L’Iran ha attaccato due basi irachene che ospitano militari americani

Con diversi missili balistici, che sembra però non abbiano fatto né morti né feriti: è stata la prima risposta iraniana all'uccisione di Suleimani

Immagine dell'attacco contro la base irachena colpita dagli iraniani (tratta da un video di Fars News)
Immagine dell'attacco contro la base irachena colpita dagli iraniani (tratta da un video di Fars News)

Nella notte tra martedì e mercoledì l’Iran ha attaccato due basi militari irachene che ospitano militari statunitensi, come ritorsione per l’uccisione del potente generale iraniano Qassem Suleimani, morto in un attacco americano la scorsa settimana. L’attacco principale è avvenuto contro la base al Asad, circa 230 chilometri a nordovest della capitale Baghdad, dove secondo l’esercito iracheno sono caduti 22 missili; il secondo è stato compiuto contro una base a Erbil, nel Kurdistan Iracheno, regione del nord dell’Iraq abitata per lo più da curdi.

La televisione iraniana ha detto che sarebbero stati uccisi «80 terroristi americani», senza però fornire alcuna prova. Nel pomeriggio di mercoledì il presidente statunitense Donald Trump ha detto che nessun soldato statunitense è stato ferito nei bombardamenti.

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L’attacco è iniziato all’1.20 locali (le 23.20 in Italia), lo stesso orario in cui venerdì scorso era stato ucciso Suleimani. È stato compiuto dalle Guardie Rivoluzionarie, il corpo militare iraniano a cui apparteneva il generale e che aveva promesso di vendicarne la morte. Associated Press ha scritto che è stato «l’attacco iraniano più diretto contro l’America dall’assalto dell’ambasciata americana a Teheran, nel 1979», che diede inizio alla cosiddetta “crisi degli ostaggi“.

La televisione iraniana ha diffuso un video che dice di mostrare il lancio di missili contro la base di al Asad.

Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha definito quello che è successo una «risposta proporzionata di autodifesa» da parte dell’Iran. Zarif, considerato appartenente all’ala più moderata del regime, ha aggiunto che l’Iran «non vuole un’escalation delle violenze o una guerra».

Il New York Times ha scritto che la base di al Asad è stata a lungo usata per le operazioni dell’esercito statunitense nell’ovest dell’Iraq, e che nel 2017 ospitava circa 500 persone tra militari e civili. Dopo la sconfitta dello Stato Islamico nel paese, la presenza americana nella base è stata progressivamente ridotta, ma è rimasta comunque piuttosto consistente. La base di Erbil, che si trova vicino all’aeroporto della città, è stata utilizzata soprattutto dalle forze speciali nelle operazioni che hanno riguardato il nord del paese e la Siria orientale.

Nell’attacco contro la base di Erbil sembra che i missili siano tutti caduti fuori dalla base, senza fare danni. Il contingente italiano che sta a Ebil, ha scritto ANSA, si sarebbe rifugiato in un bunker e i suoi membri risultano «illesi».

L’attacco di questa notte è stato per dimensioni molto contenuto e ha mostrato come l’Iran non abbia intenzione di alzare troppo la tensione e provocare una guerra contro gli Stati Uniti. Mercoledì il primo ministro iracheno, Adil Abdul Mahdi, ha detto che prima dell’attacco il governo iracheno era stato informato dall’Iran che i bombardamenti sarebbero iniziati presto: l’Iraq aveva così avvisato gli Stati Uniti, che avevano potuto prendere le misure necessarie per mettere al sicuro i loro soldati.

L’Iran ha minacciato che la sua risposta in caso di una eventuale reazione americana sarà più dura e violenta. Al momento gli Stati Uniti non hanno detto se, quando e come abbiano intenzione di reagire.