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  • Mercoledì 8 gennaio 2020

Davvero i bombardamenti iraniani hanno ucciso 80 soldati americani?

In realtà Trump dice che nessuno è stato nemmeno ferito, e con ogni probabilità ha ragione

(EPA/Patricia Bunting / US ARMY HANDOUT)
(EPA/Patricia Bunting / US ARMY HANDOUT)

Nelle ultime ore alcuni giornali e telegiornali italiani hanno sostenuto che nel bombardamento compiuto dall’Iran nelle prime ore di stamattina contro due basi irachene, avvenuto per ritorsione dopo l’uccisione del generale iraniano Qassem Suleimani da parte degli Stati Uniti, siano morti 80 soldati americani, e che 200 di loro siano stati feriti. È un dato falso, con ogni probabilità, e il presidente statunitense Donald Trump ha detto mercoledì pomeriggio che nessun soldato statunitense è stato ferito nei bombardamenti.

Prima di tutto, il dato è stato diffuso soltanto da giornali e agenzie iraniane, un paese in cui non esiste libertà di stampa, i media sono strettamente controllati dal regime e non sono considerati affidabili (al contrario di quanto avvenga negli Stati Uniti, dove c’è una forte stampa libera e sarebbe impossibile nascondere l’eventuale morte di ben ottanta soldati). La formulazione con cui è apparsa la notizia sui media iraniani, poi, avrebbe dovuto suggerire un’ulteriore dose di cautela: sia sul Tehran Times sia sulle agenzie Mehr News e Fars News la notizia viene attribuita a «una fonte informata» all’interno delle Guardie Rivoluzionarie, il corpo militare iraniano che si è assunto la responsabilità dell’attacco, che a sua volta cita «rapporti delle nostre fonti sul campo».

Le Guardie Rivoluzionarie sono legate molto strettamente al regime iraniano e non possono essere considerate fonti indipendenti, così come altri corpi militari o agenzie di intelligence legate a paesi governati in maniera autoritaria. Il giornalista del Foglio Daniele Raineri, esperto di Medio Oriente e terrorismo, ha descritto la stima citata dai media iraniani come «pura disinformazione». Il Guardian ha fatto notare che la stima potrebbe essere stata diffusa per «calmare» l’opinione pubblica iraniana, a cui diversi leader nei giorni scorsi avevano promesso una dura ritorsione nei confronti degli Stati Uniti per l’uccisione di Suleimani.

L’opinione di molti analisti ed esperti di Iran, anzi, è che l’Iran abbia evitato di colpire in maniera eccessiva le basi irachene per dare la possibilità agli Stati Uniti di non reagire ulteriormente, interrompendo così le violenze. «Non penso che avessero intenzione di causare dei morti», ha detto al Wall Street Journal anche Mohammad Marandi, un analista considerato vicino al regime iraniano.

Già nelle prime ore successive all’attacco, diverse fonti consultate dai giornali internazionali avevano raccontato una versione molto diversa dei morti e dei feriti, prima della smentita ufficiale di Trump. Funzionari iracheni e statunitensi avevano detto al New York Times che l’attacco iraniano non aveva causato alcun morto. Lo stesso avevano scritto fra gli altri il Washington Post e l’agenzia Associated Press