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  • Mercoledì 24 luglio 2019

L’estate che ha stravolto il basket NBA

Nell'ultimo mese molti grandi campioni hanno cambiato squadra, mettendo sottosopra gli equilibri dell'intero campionato

Anthony Davis e LeBron James dei Los Angeles a Las Vegas, Nevada (Ethan Miller/Getty Images)
Anthony Davis e LeBron James dei Los Angeles a Las Vegas, Nevada (Ethan Miller/Getty Images)

Alla fine di giugno Kevin Durant, uno dei più forti giocatori di basket dell’ultima generazione, ha annunciato di avere deciso di cambiare squadra di NBA, il campionato statunitense e il più famoso e competitivo al mondo: sarebbe passato dai Golden State Warriors, dominatori delle ultime stagioni, ai Brooklyn Nets, molto meno blasonati e con una fitta storia recente di insuccessi. La decisione era nell’aria da un pezzo, ma è stata comunque uno scossone non indifferente per l’intera NBA, che aveva già cominciato a cambiare profondamente due settimane prima con l’annuncio del passaggio di Anthony Davis ai Los Angeles Lakers.

Durant e Davis sono stati solo due dei protagonisti dell’ultimo mercato estivo della NBA, che è stato definito «il più pazzo di sempre» e ha stravolto gli equilibri dell’intero campionato. I principali movimenti di mercato – che in NBA avvengono attraverso con le free agency (quando i giocatori cambiano squadra perché il loro contratto è scaduto), le trade (gli scambi di giocatori tra squadre) e il draft (l’evento annuale con cui le squadre scelgono nuovi giocatori provenienti dal college o dai campionati europei) – hanno riguardato in particolare sei squadre: quelle di cui parliamo nelle prossime schede.

Il post di Kevin Durant con la sua nuova maglia dei Brooklyn Nets

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Los Angeles Lakers
Per i Lakers non è stato un anno facile: nonostante l’arrivo la scorsa estate di LeBron James, considerato da alcuni il più forte giocatore di sempre della NBA, i Lakers non sono riusciti a raggiungere i playoff e hanno avuto diversi problemi societari, tra cui le polemiche dimissioni di Magic Johnson da presidente della squadra. Hanno fatto però il primo grande colpo del mercato dell’estate, ingaggiando Anthony Davis, fortissimo “lungo” che per anni ha giocato ai New Orleans Pelicans senza però vincere nulla. Ai Lakers sono arrivati poi altri giocatori che potrebbero aiutare la squadra non solo a raggiungere i playoff per la prima volta dal 2013, ma anche a vincere il titolo NBA: tra gli altri DeMarcus Cousins (dai Golden State Warriors) e Danny Green (dai Toronto Raptors, vincitori dell’ultimo campionato).

Ci sono due “ma” nel mercato estivo dei Lakers: nella trade che ha portato Davis a Los Angeles, i Lakers hanno dovuto rinunciare ad alcuni dei loro giovani più interessanti, come Lonzo Ball, Josh Hart e Brandon Ingram, diventando così una squadra più forte oggi ma con meno potenziale in futuro; inoltre il loro vero obiettivo estivo era Kawhi Leonard, il miglior giocatore delle ultime finali NBA giocate con i Toronto Raptors, che però ha scelto di andare ai Los Angeles Clippers. Che non sono solo un’altra squadra: sono anche l’altra squadra di Los Angeles.

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Los Angeles Clippers
Tra le squadre NBA che hanno avuto un mercato sorprendente ci sono sicuramente i Clippers, la squadra di Los Angeles storicamente meno forte e meno attraente per i grandi campioni. Ai Clippers sono arrivati due giocatori fortissimi, che oltre a essere attaccanti straordinari sono anche tra i migliori difensori del campionato: Kawhi Leonard, reduce dalla vittoria del titolo NBA con i Raptors e dal premio di miglior giocatore della serie finale, e Paul George, che negli ultimi due anni ha giocato negli Oklahoma City Thunder. Leonard era free agent, e non è costato nulla; Paul invece è stato scambiato con una trade che tra le altre cose ha portato l’italiano Danilo Gallinari a Oklahoma.

Con l’arrivo di Leonard e Paul – soprattutto di Leonard – i Clippers sono diventati improvvisamente una squadra potenzialmente da titolo. Secondo alcuni giornali sportivi americani, sarebbero i favoriti per la vittoria del prossimo campionato, anche perché sono riusciti a tenere alcuni giocatori molto importanti del cosiddetto supporting cast (i non-campioni), come Patrick Beverly.

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Brooklyn Nets
Come Los Angeles, anche New York ha due squadre di basket NBA: i New York Knicks, quella più prestigiosa e blasonata per la sua storia, ma che da vent’anni non è più competitiva; e i Brooklyn Nets, ex New Jersey Nets, meno ambiziosa e attraente per i grandi campioni. Le cose però sono cambiate radicalmente durante il mercato estivo di quest’anno, con l’arrivo ai Nets di due grandi giocatori: Kevin Durant, che negli ultimi tre anni ha vinto due titoli con i Golden State Warriors, e Kyrie Irving, che dal 2017 giocava con i Boston Celtics anche se con risultati altalenanti. I Nets, che fino allo scorso anno potevano puntare al massimo ai playoff, sono così diventati una squadra potenzialmente da titolo, anche per il fatto di far parte della Eastern Conference, il meno impegnativo dei due grandi gironi in cui è divisa la NBA.

Anche qui però c’è da mettere le mani avanti, per due ragioni: la prima è che nell’operazione che ha portato Durant a Brooklyn, i Nets hanno perso il loro miglior giocatore della passata stagione, il 23enne D’Angelo Russell; la seconda, più importante, è che Durant sta recuperando dalla rottura del tendine d’Achille rimediata durante le ultime finali NBA: significa che potrebbe rimanere fuori per tutta la prossima stagione, e comunque è difficile dire se tornerà a essere il giocatore di prima.

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Houston Rockets
Il colpo di mercato forse più sorprendente dell’intera estate, anche se non il più importante, è stato l’arrivo di Russell Westbrook a Houston. Se da mesi si sapeva infatti dell’intenzione dei vari Davis, Leonard e Durant di lasciare le rispettive squadre, il trasferimento di Westbrook è stato in un certo modo inaspettato, anche per le modalità in cui è avvenuto. Westbrook ha firmato con i Rockets dopo essere stato scambiato con Chris Paul, giocatore fondamentale per Houston negli ultimi anni ma vicino alla fine della carriera (ha 34 anni) e molto soggetto agli infortuni. Westbrook diventerà quindi l’altra stella della squadra: si aggiungerà a James Harden, con cui tra l’altro aveva già giocato a Oklahoma.

C’è molta curiosità – e qualche dubbio – sul modo in cui Westbrook e Harden giocheranno insieme: a entrambi piace molto tenere in mano la palla, sono centralizzatori del gioco offensivo ed estremamente produttivi in campo. Con lo scambio Westbrook-Paul, comunque, i Rockets sono riusciti a ringiovanirsi e tenersi allo stesso tempo Clint Capela ed Eric Gordon, due giocatori fondamentali delle ultime stagioni. Anche i Rockets punteranno al titolo il prossimo anno, come dopotutto avevano fatto nelle ultime stagioni, quando però si erano scontrati con lo strapotere dei Warriors.

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New Orleans Pelicans
Il grande colpo del mercato estivo di New Orleans è stato l’arrivo via draft di Zion Williamson, su cui per mesi si erano sviluppate aspettative e attese come non succedeva dall’esordio in NBA di LeBron James. Lo scorso anno Williamson ha giocato per Duke, la prestigiosa università della North Carolina, facendo parlare tantissimo di sé e dimostrando di essere un talento incredibile. Accanto a lui, i Pelicans hanno preso altri giocatori giovani molto interessanti arrivati nella sofferta trade che ha portato Anthony Davis, la stella della squadra, ai Los Angeles Lakers (per esempio Lonzo Ball e Brandon Ingram); sono inoltre riusciti a tenersi il forte Jrue Holiday e ad aggiungere un giocatore esperto come JJ Redick, arrivato da Philadelphia. Il prossimo anno ai Pelicans giocherà anche l’italiano Nicolò Melli, che farà il suo esordio assoluto in NBA a 28 anni.

New Orleans non si può considerare tra le squadre favorite per il titolo: è troppo giovane e inesperta, e lo stesso Williamson dovrà probabilmente adattarsi alla NBA, un campionato molto diverso da quello universitario. È però una delle squadre più interessanti e con maggiore potenziale per i prossimi anni: «I Lakers sono il presente della NBA. I Pelicans sono il futuro», ha scritto a giugno il sito americano The Ringer.

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Golden State Warriors
Il movimento di mercato più significativo dei Warriors è stata la partenza di Kevin Durant, che in un certo modo era attesa, anche se non certa. Golden State non si è rafforzata rispetto allo scorso anno, anzi: anche perché oltre a Durant ha perso Andre Iguodala (miglior giocatore delle finali NBA del 2015, andato ai Memphis Grizzlies), DeMarcus Cousins (andato ai Lakers) e Shaun Livingston (giocatore fondamentale del supporting cast, ora senza squadra). Inoltre Klay Thompson, uno dei tre giocatori su cui si è basata fin dall’inizio la dinastia vincente dei Warriors, non giocherà almeno fino a gennaio-febbraio del prossimo anno, a causa di un infortunio rimediato alle ultime finali. Per tutte queste ragioni, i giornali sportivi americani hanno parlato della fine della “dinastia Warriors”, squadra che ha vinto tre titoli negli ultimi quattro anni, arrivando sempre in finale negli ultimi cinque.

Nel commentare il futuro dei Warriors, comunque, c’è stata molta prudenza. Golden State è infatti una squadra che ruota attorno al fortissimo Steph Curry, ma che ha sempre fatto del gioco corale e dell’organizzazione in campo i suoi principali punti di forza. I tre giocatori che iniziarono la dinastia dei Warriors – Curry, Thompson e Draymond Green – sono rimasti a Golden State, e a loro si è aggiunto D’Angelo Russell, arrivato dallo scambio che ha coinvolto Kevin Durant. Di certo i Warriors non sono più i favoriti per vincere il titolo e il mercato di quest’estate ha stravolto i rapporti di forza relegandoli in una posizione non più primaria, ma finora praticamente nessuno li ha dati del tutto per spacciati.

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Chi ha perso
Ci sono alcune squadre NBA, anche forti, che non sono state particolarmente coinvolte dai movimenti di mercato (come i Denver Nuggets e i Milwaukee Bucks); altre che sembrano essersi indebolite ma che potrebbero comunque ottenere buoni risultati (come i Philadelphia 76ers e i Boston Celtics); altre ancora che sono uscite con le ossa rotte, come i Toronto Raptors e i New York Knicks, i veri sconfitti del mercato.

I Toronto hanno perso il loro giocatore migliore, Kawhi Leonard, senza ottenere niente in cambio. Leonard era arrivato ai Raptors non proprio entusiasta all’inizio della scorsa stagione, quando era stato scambiato dai San Antonio Spurs per DeMar DeRozan. Toronto sapeva di avere fatto una scommessa, perché nel giro di un anno Leonard sarebbe stato free agent, cioè libero di andare dove avesse voluto. La dirigenza dei Raptors aveva sperato di riuscire a convincerlo a rimanere a Toronto, ma le cose sono andate diversamente: dopo aver vinto il titolo Leonard se n’è andato in California, ai Los Angeles Clippers, gratis, ma almeno nel frattempo i Raptors hanno vinto il primo titolo della loro storia.

La squadra che più ha deluso sul mercato – che ha più deluso in generale – è stata New York, su cui c’erano grandi aspettative. Il primo duro colpo per i Knicks è stata la mancata scelta numero 1 all’ultimo draft, che però è frutto di una lotteria (New York ha dovuto così rinunciare a Zion Williamson e ha scelto con la terza scelta RJ Barrett, suo compagno di squadra a Duke). Nel corso della stagione, inoltre, i Knicks avevano mandato ai Dallas Mavericks il giovane lettone Kristaps Porzingis, considerato uno dei giocatori potenzialmente più determinanti della NBA dei prossimi anni: era stato Porzingis a chiedere di andarsene, perché insoddisfatto della gestione e dei risultati della squadra. New York, considerata una “grande piazza”, sperava comunque di fare il grande colpo nel corso dell’estate: erano stati accostati ai Knicks giocatori come Kevin Durant e Kyrie Irving, che però alla fine hanno deciso di andare altrove, forse fidandosi poco della dirigenza.

Oggi i Knicks sono considerati da giornalisti ed esperti come una delle peggiori squadre NBA, insieme ai Cleveland Cavaliers, agli Charlotte Hornets e ai Washington Wizards.

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