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  • Martedì 5 marzo 2019

La disastrosa stagione dei Lakers di LeBron James

Molto probabilmente per la prima volta in 13 anni il più forte giocatore di basket del mondo non giocherà i playoff della NBA: cos'è successo?

LeBron James in una partita contro i Portland Trail Blazers. (Steve Dykes/Getty Images)
LeBron James in una partita contro i Portland Trail Blazers. (Steve Dykes/Getty Images)

Nella notte tra lunedì e martedì la squadra di NBA dei Los Angeles Lakers ha perso per 105 a 113 il derby contro i Los Angeles Clippers: è la terza sconfitta consecutiva per i Lakers, una squadra sulla quale in questa stagione c’erano moltissime attenzioni e aspettative per l’arrivo del più forte giocatore di basket del mondo, LeBron James. Domenica, peraltro, i Lakers avevano perso in casa contro i Phoenix Suns, la seconda peggior squadra della lega. Mancano 18 partite alla fine della stagione regolare, quella che decide le 16 squadre che si qualificano ai playoff, la fase finale del campionato di NBA. I Lakers hanno vinto 30 partite in stagione e sono attualmente decimi nella Western Conference: l’ottavo posto, l’ultimo che garantisce l’accesso ai playoff, è attualmente occupato dai San Antonio Spurs che hanno 36 partite vinte.

Secondo gli esperti e secondo i modelli statistici, è quasi impossibile che i Lakers riescano a recuperare e guadagnare le due posizioni che servirebbero per andare ai playoff: il sito FiveThirtyEight dice che hanno l’1 per cento di possibilità. Per la prima volta dal 2005, insomma, i playoff della NBA potrebbero giocarsi senza James: uno che ha disputato le ultime otto finali consecutive, con due squadre diverse.

Può sembrare uno scenario fallimentare, ma va spiegato e contestualizzato. Quando James decise di passare dai Cleveland Cavaliers ai Los Angeles Lakers, lui stesso mise in chiaro che non ne avrebbe valutato il successo sulla base del solo risultato in classifica. Gli stessi esperti e commentatori da subito consigliarono di essere prudenti sulle aspettative da avere sui Lakers di James, suggerendo che il primo anno sarebbe stato complicato. Neanche i più pessimisti, però, si aspettavano addirittura un’esclusione dai playoff: come ha scritto Marc Stein sul New York Times, se non altro perché in passato James aveva sempre dimostrato che non conveniva scommettere contro di lui.

LeBron James in una partita contro i Portland Trail Blazers. (Steve Dykes/Getty Images)

James ha giocato tutta la sua carriera nella Eastern Conference, che ormai da anni ha un livello nettamente inferiore all’Ovest (ed è un problema da risolvere, secondo molti). Questo significa che James ha avuto mediamente la vita un po’ più facile durante la stagione regolare (perché si giocano più partite con le squadre geograficamente vicine) e parecchio più facile nei playoff, in cui fino alla finale si gioca soltanto contro squadre della propria Conference. Negli ultimi anni, poi, James ha giocato sempre in squadre in cui era affiancato da altre “superstar”: Dwyane Wade, Ray Allen e Chris Bosh ai Miami Heat; Kevin Love e Kyrie Irving ai Cavaliers.

Quest’anno sono venute meno queste due condizioni: James si è ritrovato a 34 anni in una Conference molto più sfiancante e competitiva, con almeno quattro o cinque squadre sulla carta più forti della sua, e per la prima volta senza veri campioni al suo fianco. I Lakers sono infatti una squadra con diversi giovani talenti, ma molto inesperti. I due veterani, Rajon Rondo e Lance Stephenson, non erano al livello dei compagni di squadra che aveva avuto nelle scorse stagioni. Nessuno o quasi, insomma, si aspettava che James potesse vincere il titolo, o anche solo arrivare in finale.


Ma le cose sono andate peggio del previsto. Una delle cause principali è stata che James si è infortunato all’inguine nella partita del giorno di Natale contro i Golden State Warriors. È rimasto fuori per 17 partite consecutive, più di quanto gli fosse mai successo in carriera. In quel momento i Lakers erano a 20 vittorie e 14 sconfitte, cioè abbondantemente in zona playoff. Anche prima, però, i Lakers avevano mostrato evidenti problemi, che poi sono esplosi in assenza di James.

Dal punto di vista della rosa di giocatori, oltre a quelli già citati i Lakers sono sembrati da subito in difficoltà in difesa, che è un po’ il punto debole di Rondo e Stephenson. Nella squadra non ci sono poi grandi tiratori da tre punti, una componente ormai centrale del basket in NBA, e infatti le percentuali della squadra sono sempre state pessime. Quello di James, poi, non è stato l’unico infortunio: a gennaio si è fatto male anche Lonzo Ball, giovane playmaker che era stato tra i migliori nella prima parte della stagione, e che da allora non è ancora tornato.

LeBron James in una partita contro i Brooklyn Nets.(by Al Bello/Getty Images)

Molte responsabilità sono state attribuite anche a Luke Walton, 38enne che allena i Lakers da tre stagioni, e che secondo molti non è stato in grado di dare identità e solidità alla squadra (va detto che nelle squadre di James è lui stesso a occuparsi di una discreta percentuale dei compiti solitamente riservati all’allenatore). Walton sarà con ogni probabilità licenziato a fine stagione. Ma anche la società secondo molti ha sbagliato delle cose a stagione in corso: soprattutto quando si è infilata in una lunga e discussa trattativa per portare a Los Angeles un fortissimo centro, Anthony Davis dei New Orleans Pelicans, che avrebbe potuto cambiare volto alla squadra. Alla fine non se n’è fatto niente, per vari problemi, ma secondo molti l’operazione fallita ha destabilizzato lo spogliatoio dei Lakers.

Ci sono buoni motivi per pensare che dalla prossima stagione le cose possano cambiare, per i Lakers. Non sappiamo come potrebbe reagire James al fallimento di quest’anno, visto che è uno che di fallimenti in carriera ne ha ottenuti ben pochi, ma è legittimo pensare che la prossima stagione sarà doppiamente “assetato” di vincere. Un nuovo allenatore, poi, potrebbe essere un grande incentivo per la squadra, che avrà in aggiunta un anno di esperienza in più come gruppo. Ma soprattutto, quest’estate i Lakers avranno a disposizione uno “spazio salariale” enorme: potranno cioè ingaggiare chiunque tra i giocatori che saranno svincolati. E i giocatori svincolati saranno fortissimi e nel pieno della loro carriera, a questo giro: ci saranno infatti Kevin Durant e Klay Thompson dei Warriors, Kawhi Leonard dei Toronto Raptors e Kyrie Irving dei Boston Celtics, già compagno di squadra di James ai Cavaliers. Tutti e quattro sono stati accostati ai Lakers, ed è molto probabile che tra di loro ci sia il co-protagonista della squadra nella prossima stagione.