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  • Venerdì 10 maggio 2019

Sono giorni molto interessanti nei playoff di NBA

Siamo ai “quarti di finale”: almeno due saranno decisi da una partita secca, e la squadra favorita si è appena ritrovata in grossi guai

James Harden degli Houston Rockets e Steph Curry dei Golden State Warriors. (Ezra Shaw/Getty Images)
James Harden degli Houston Rockets e Steph Curry dei Golden State Warriors. (Ezra Shaw/Getty Images)

I playoff di NBA sono arrivati a un momento decisivo, e nei prossimi tre giorni si decideranno tre delle quattro squadre che si giocheranno le finali di Conference, cioè sostanzialmente le semifinali della fase finale del campionato di basket più seguito al mondo. L’unica squadra già certa della qualificazione sono i Milwaukee Bucks, trainati dal greco Giannis Antetokounmpo, che nelle ultime partite ha forse avuto la sua consacrazione definitiva. Ma ci sono ancora altre sei squadre che si giocano un posto tra le migliori quattro: domenica ci saranno sicuramente due gare-7, cioè le partite secche che decidono un’intera serie, lo spettacolo più emozionante che offrono i playoff; ma potrebbero in realtà essere tre, a seconda di come andrà l’attesa partita di stasera tra le due squadre più forti dell’intera lega, i Golden State Warriors e gli Houston Rockets.

Golden State Warriors – Houston Rockets
I Warriors sono la squadra che ha vinto tre degli ultimi quattro titoli, e che è sempre arrivata in finale dal 2015 a oggi. Invece che nella finale, come l’anno scorso, quest’anno i Warriors hanno incontrato la loro principale rivale a Ovest, gli Houston Rockets, già nelle semifinali. Ma i Warriors ci sono arrivati senza un pezzo importante, il centro DeMarcus Cousins, ingaggiato la scorsa estate come ultimo tassello di una squadra di campioni, che si è infortunato alla seconda partita di playoff. Ciononostante i soliti Steph Curry, Klay Thompson, Draymond Green e soprattutto Kevin Durant avevano permesso ai Warriors di portarsi sul 2 a 0 nella serie contro i Rockets di James Harden e Chris Paul.

Ma i Warriors hanno pagato la fisicità di Houston e l’eccessivo sforzo richiesto a Green e Andre Iguodala per sostituire Cousins, e hanno poi perso gara-3 e gara-4, giocate fuori casa: sono così tornati alla Oracle Arena di Oakland giovedì sera per una partita decisiva. Hanno vinto, ma hanno perso il loro giocatore più importante: nel terzo quarto Durant, considerato il miglior giocatore di tutti questi playoff, si è strappato il polpaccio destro. Salterà il resto della serie, e non è certo quando rientrerà nel caso in cui i Warriors dovessero passare il turno. Ora i Warriors sono avanti per 3 a 2, ma nella notte tra venerdì e sabato, alle 3, giocheranno gara-6 a Houston: senza Durant, la squadra di Harden ha ottime possibilità per giocarsela e rimandare tutto a gara-7, che tornerebbe a Oakland.


Milwaukee Bucks – Boston Celtics
Nell’unica serie già decisa, la squadra rivelazione della stagione regolare ha battuto quella che per l’ennesimo anno ha deluso le aspettative. I Bucks, che avevano terminato la prima parte della NBA con il record assoluto di vittorie (60 su 82), hanno infatti battuto con facilità per 4 a 1 i Boston Celtics, che avevano iniziato l’anno da grandi favoriti dell’Est ma che hanno progressivamente dimostrato una certa inadeguatezza. Il loro gioco non ha mai convinto, e anzi è stato spesso giudicato il peggiore tra quelli delle grandi squadre della NBA. Durante l’anno, è stato spesso raccontato come il clima nello spogliatoio non fosse molto positivo. Kyrie Irving, il forte playmaker che doveva guidare la squadra, non ha mantenuto le aspettative e contro i Bucks ha giocato una brutta serie.

Milwaukee, al contrario, ha potuto contrare su una serie di partite eccezionali di Antetokounmpo, considerato da molti il miglior giocatore della stagione e probabilmente il più forte al mondo sotto i 30 anni. Antetokounmpo, che è nato e cresciuto ad Atene, è alto 2,11 metri e in campo sa fare praticamente qualsiasi cosa: ha confermato e forse superato le aspettative sul suo conto, ha tenuto una media di 27,4 punti e 11,4 rimbalzi e ha guidato la sua squadra verso le finali di Conference, a cui arriva da favorita indipendentemente da quale sarà l’avversaria.


Denver Nuggets – Portland Trail Blazers
La serie meno affollata di campioni è stata anche la più divertente, secondo molti: i Nuggets e i Blazers sono state due delle squadre migliori della stagione, ma all’inizio di questi playoff si portavano dietro un po’ di dubbi. Nonostante le eccezionali prestazioni dell’ala serba Nikola Jokic e del playmaker canadese Jamal Murray, i Nuggets sono una squadra inesperta e molti pensavano sarebbero usciti al primo turno contro gli esperti San Antonio Spurs. Non è andata così e hanno incontrato i Blazers di Damian Lillard, che aveva eliminato gli Oklahoma City Thunder con uno spettacolare tiro all’ultimo secondo in gara-5, in una serie che molti ritenevano sarebbe stata più equilibrata.

La serie tra Nuggets e Blazers è stata la più equilibrata di tutte, con le due squadre che si sono rincorse quasi punto a punto e senza che nessuna riuscisse ad allungare sull’altra. La spettacolare gara-3 è stata vinta dai Blazers per 140 a 137 dopo quattro tempi supplementari: una cosa pazzesca, che prima d’ora era successa ai playoff soltanto una volta, più di sessant’anni fa. Tra Jokic e Lillard, nella serie è stato di gran lunga il primo a incidere di più, con il secondo che è sembrato a lunghi tratti in difficoltà. I Nuggets giocheranno in casa la decisiva gara-7, domenica in un orario ancora da definire, e arriveranno così un po’ avvantaggiati in una serie che però ha già dimostrato di essere molto difficile da prevedere: se dovessero raggiungere la finale di Conference, sarebbe la prima dal 2009.


Philadelphia Sixers – Toronto Raptors
I Sixers sono stati una delle squadre più raccontate degli ultimi anni, per via del famoso “Process”, l’azzardato e controverso sistema che permise alla società di costruire una squadra forte e vincente puntando su alcune stagioni deliberatamente perdenti: da allora però sono cambiati molto, e – complice lo spostamento di LeBron James a Ovest – questo è l’anno in cui hanno seriamente puntato alle finali di NBA. I Raptors invece dopo anni di stagioni solide e convincenti si erano rafforzati nell’estate con Kawhi Leonard, uno dei più forti giocatori a disposizione, secondo molti aggiungendo l’elemento che mancava loro per fare il salto di qualità definitivo.

Dopo un’ottima partenza in gara-1, i Raptors sono sembrati in difficoltà e i Sixers hanno vinto gara-2 (fuori casa) e gara-3, portandosi sul 2 a 1. Quando sembrava che la squadra di Ben Simmons e Joel Embiid fosse in procinto di staccare l’avversaria, i Raptors hanno vinto gara-4 (anche loro fuori casa) e gara-5, salvo poi perdere gara-6 permettendo ai Sixers di riportare in parità la serie. I Raptors hanno dimostrato di avere una difesa solidissima ma di dipendere spesso troppo da Leonard, che comunque è stato a lunghi tratti quasi impossibile da contenere per i Sixers. In gara-6, i Sixers sono stati guidati da Jimmy Butler, ma ora dovranno giocarsi la partita decisiva a Toronto: si giocherà all’1 della notte tra domenica e lunedì.