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  • Domenica 5 maggio 2019

Cosa succede con le elezioni europee nel Regno Unito?

C'è grande confusione e incertezza, come con tutto quello che circonda Brexit: se alla fine si dovesse votare, secondo i sondaggi vincerebbe il nuovo partito di Farage

(AP Photo/Jean-Francois Badias)
(AP Photo/Jean-Francois Badias)

Se Brexit fosse andata come doveva andare, i deputati britannici al Parlamento Europeo avrebbero dovuto terminare in anticipo il proprio mandato il 29 marzo, la data inizialmente prevista per l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Ma in seguito ai nuovi sviluppi su Brexit e alla proroga “flessibile” concessa dall’Unione al governo May, il Regno Unito potrebbe rimanere in Europa fino all’autunno. Quindi anche i cittadini britannici, come quelli di tutti gli altri stati europei, potrebbero dover andare a votare a maggio per le elezioni europee: nel Regno Unito il giorno previsto è il 23 maggio, in Italia il 26. Potrebbero, perché c’è ancora una piccola possibilità che non succeda.

La prima ministra Theresa May, infatti, spera ancora di fare approvare al parlamento britannico un accordo su Brexit prima del 23 e al momento sta ancora negoziando con il principale partito di opposizione, il Partito Laburista, per cercare di ottenere abbastanza voti alla Camera dei Comuni. Se ci riuscisse, ma è molto difficile che accada, potrà finalmente completare l’uscita del Regno Unito dalla UE ed evitare che ci siano le elezioni, altrimenti il paese dovrà eleggere per un’ultima volta i suoi 73 rappresentanti al Parlamento Europeo.

Nessuno di loro però sa quanto potrà durare il proprio mandato: secondo Politico sarà così breve che non avranno nemmeno il tempo di insediarsi, ma molto probabilmente rimarranno a Strasburgo almeno fino a ottobre. O oltre, se Brexit non dovesse farsi più. Nel dubbio, comunque, anche da quelle parti si sta facendo una specie di campagna elettorale e per l’occasione è stato anche fondato un nuovo partito. Euroscettico, naturalmente.

Chi si è già candidato?

In attesa del 23 maggio, i vari partiti britannici hanno iniziato ad attrezzarsi per partecipare alle elezioni. Uno dei primi politici a muoversi è stato Nigel Farage, ex leader del partito indipendentista Ukip, che ha fondato un nuovo partito, il Brexit Party (a cui tra gli altri si è unita la sorella di Jacob Rees-Mog, uno dei più accaniti sostenitori di una hard Brexit, dura e con pochi compromessi con l’Unione Europea). Laburisti e Conservatori, invece, non hanno ancora ufficialmente iniziato la campagna elettorale, anche perché nessuno dei due sa bene quale strada intraprendere a livello europeo quando a livello nazionale sta cercando di lasciare l’Unione.

L’incertezza dei due partiti maggiori nel paese lascia spazio a partiti più piccoli come quello di Farage, che alle europee sono avvantaggiati da un sistema elettorale diverso da quello utilizzato nel Regno Unito, dove vige il first-past-the-post, un sistema uninominale secco in cui il candidato che ha ottenuto più voti si aggiudica il seggio al Parlamento. La legge elettorale europea, invece, si basa su un sistema proporzionale. Nel 2014, ad esempio, l’Ukip ottenne quasi il 30 per cento dei voti e 24 seggi a Strasburgo, anche se non è mai riuscito ad arrivare nel Parlamento britannico.

Secondo i sondaggi anche alle prossime europee il partito guidato da Farage otterrà il risultato migliore, togliendo voti principalmente ai Conservatori.

Quanto costeranno al Regno Unito le elezioni europee?

Secondo BBC, queste elezioni potrebbero costare parecchio al Regno Unito, specialmente in relazione al fatto che è molto difficile che i deputati britannici riescano ad arrivare a fine legislatura e forse non arriveranno nemmeno a fine anno. Le elezioni del 2014 erano costate 109 milioni di sterline, circa 126 milioni di euro, e anche per le elezioni di maggio la spesa si aggirerà intorno a quella cifra. Il governo ha detto che anche nel caso in cui alla fine il Regno Unito non dovesse partecipare alle elezioni, i costi già sostenuti per allestire i seggi elettorali verranno rimborsati alle amministrazioni locali.

Cosa succede ai seggi britannici se il Regno Unito esce dall’Unione Europea?

Nell’eventualità che Brexit fosse diventata effettiva il 29 marzo, l’Unione Europea aveva già approvato una direttiva per ridistribuire 27 seggi britannici agli altri paesi dell’Unione e lasciare vacanti i restanti 46 per i paesi che entreranno in futuro. Il numero dei parlamentari quindi si sarebbe ridotto da 751 a 705.

Questa opzione è ancora valida: la direttiva europea entrerà in vigore solo al momento in cui il Regno Unito deciderà di lasciare l’Unione Europea, quindi se dovesse farlo entro il 22 maggio il prossimo Parlamento avrebbe 46 seggi in meno.

Non è chiaro invece cosa succederà se il governo May aspetterà fino ad ottobre: molto probabilmente tutti i 73 seggi britannici, una volta decaduti i parlamentari, rimarranno vacanti fino alle prossime elezioni nel 2024. C’è chi ha proposto di far subentrare i primi candidati esclusi dalle liste elettorali dei paesi a cui sarebbero dovuti andare i seggi britannici con la redistribuzione approvata nel 2017, ma non è chiaro se sarà una via praticabile.