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  • Sabato 27 aprile 2019

Chi sono questi di Vox

Le cose da sapere sul partito di estrema destra spagnolo anti-immigrazione e anti-femminista, che potrebbe diventare decisivo dopo le elezioni di domenica in Spagna

Il leader di Vox, Santiago Abascal (David Ramos/Getty Images)
Il leader di Vox, Santiago Abascal (David Ramos/Getty Images)

Domenica si vota in Spagna per rinnovare le due Camere del Parlamento, che dovranno poi votare la fiducia a un nuovo governo. I sondaggi e la storia politica degli ultimi anni dicono che i due partiti tradizionali, il Partito Socialista (PSOE) e il Partito Popolare (PP), rispettivamente di centrosinistra e centrodestra, per governare dovranno allearsi con qualcuno.

In una situazione che alcuni giornali spagnoli hanno definito di “pentapartitismo imperfetto” – per la presenza di cinque partiti rilevanti che raccolgono però percentuali di voti molto diverse – domenica sarà fondamentale il risultato di Vox, l’ultima sorpresa della politica spagnola. Vox è un partito di destra radicale, vicino al franchismo, nazionalista, anti-immigrazione e anti-femminista, che lo scorso dicembre, contro ogni previsione, è entrato per la prima volta in un Parlamento locale spagnolo, quello della regione autonoma dell’Andalusia.

La situazione in generale (e in breve)
Il PSOE è il partito messo meglio nei sondaggi e con i suoi potenziali alleati sembra avere più possibilità di formare una maggioranza rispetto ai tre partiti di destra, PP, Ciudadanos e Vox, anche se sarà sufficiente un piccolo spostamento di voti per cambiare le cose.

Vox è dato all’11 per cento, ma potrebbe prendere di più, dicono diversi osservatori. Già prima delle elezioni andaluse i sondaggi lo sottostimarono, attribuendogli solo cinque seggi, sette in meno di quelli che il partito poi conquistò. In generale Vox ha mostrato di avere grande capacità di mobilitazione, almeno nelle comunità autonome spagnole dove è più presente, e grande abilità a usare i social network. Pochi giorni fa Santiago Abascal, leader di Vox, ha detto durante un comizio a Las Rozas, vicino a Madrid:  «Quello che succederà il 28 aprile non viene detto dai sondaggi, né i commentatori osano pronunciarlo… ma tutti voi potete percepirlo».

Un’elaborazione del País basata su diversi sondaggi: il PSOE è dato al 29,6%, il PP al 20%, Ciudadanos al 14,6%, Unidos Podemos al 14% e Vox all’11,1% (El País)

Data l’estrema frammentazione della politica spagnola, è difficile fare previsioni su possibili maggioranze post-elettorali. In generale, comunque, se Vox dovesse prendere le preferenze anticipate dai sondaggi, e ottenere dai 26 ai 33 seggi circa, il PSOE di Sánchez avrebbe qualche possibilità in più di formare un governo con l’aiuto di alcuni alleati di sinistra e piccoli partiti regionali. Se Vox dovesse prendere di più, per esempio portando ai seggi persone che altrimenti non sarebbero andate a votare, le cose sarebbero più complicate e potrebbero aumentare le possibilità di un governo di destra appoggiato da una coalizione formata da PP, Ciudadanos e Vox.

Chi sono questi di Vox?
Vox fu fondato nel 2013 da alcuni ex membri del Partito Popolare, scontenti delle posizioni prese dai propri leader su diverse questioni. Appoggiavano in generale una visione della società spagnola più conservatrice e religiosa, più favorevole al mercato e più intransigente contro i separatisti dei Paesi Baschi e della Catalogna. All’inizio Vox ebbe qualche difficoltà ad affermarsi: alle elezioni europee del 2014 ottenne solo l’1,5 per cento dei voti, alle politiche del 2015 lo 0,23 per cento e alle successive politiche, quelle del 2016, lo 0,2 per cento. Poi però arrivò la crisi catalana, e per Vox fu una grande opportunità.

Fin dall’inizio della crisi tra stato spagnolo e governo indipendentista catalano, Vox si propose come la forza politica più dura e intransigente contro gli indipendentisti. Criticò l’organizzazione del referendum sull’indipendenza tenuto nell’ottobre 2017, considerato illegale dal governo e dalla magistratura spagnoli, e condannò con toni durissimi la dichiarazione unilaterale di indipendenza pronunciata dall’ex presidente catalano Carles Puigdemont, che poi non ebbe comunque alcun effetto pratico e legale. Vox fu il partito più duro e intransigente per tutta la crisi, anche più di Ciudadanos, l’altro partito di destra che guadagnò consensi nello stesso periodo. Pablo Sáez, uno dei vice presidenti di Vox, ha detto a Politico: «Il colpo di stato in Catalogna ci ha dato visibilità».

Santiago Abascal durante una manifestazione di Vox a Barcellona, il 30 marzo 2019 (AP Photo/Daniel Cole)

L’attuale segretario generale di Vox, l’avvocato Javier Ortega Smith, e il vicesegretario del partito, Pedro Fernández, figurano come “accusa popolare” nel processo in corso al Tribunale Supremo contro gli indipendentisti catalani: un ruolo che sta continuando a dare a Vox una grande visibilità, dato che le sedute del processo vengono trasmesse da varie televisioni.

Nel suo programma elettorale, Vox chiede tra le altre cose di rendere illegali i partiti indipendentisti e di sospendere «l’autonomia catalana fino alla sconfitta senza palliativi del golpismo e la depurazione di responsabilità civili e penali». Pretende inoltre una maggiore tutela giuridica dei simboli nazionali spagnoli (bandiera, inno e corona), il ripristino del castigliano come unica lingua ufficiale nel paese, la soppressione dei corpi di polizia catalano e basco e l’abrogazione immediata della legge sulla Memoria storica, che stabilisce misure per il pieno riconoscimento dei diritti di tutte le persone che, direttamente o indirettamente, sono state vittime della dittatura franchista. Molti commentatori hanno trovato diverse somiglianze tra la retorica utilizzata dai leader di Vox e quella di Francisco Franco, il militare che mantenne sotto dittatura la Spagna tra il 1936 e il 1975: per questo in molti definiscono Vox un partito esplicitamente franchista.

L’altro momento fondamentale nella crescita di Vox sono state le elezioni dello scorso anno in Andalusia, quando il partito mise al centro della campagna elettorale l’idea della “reconquista” (riconquista) dell’Andalusia, ovvero togliere la regione spagnola dal controllo del PSOE, così come nel 1400 gli eserciti cristiani conquistarono i regni moreschi musulmani della penisola: «Grazie a Vox è terminato il giorno della marmotta in Andalusia», disse Francisco Serrano, capolista del partito, alle elezioni del 2 dicembre. La stessa idea era stata espressa da un video elettorale molto particolare, che mostrava il leader di Vox, Santiago Abascal, a cavallo in territorio andaluso, con in sottofondo la musica del Signore degli Anelli: nel tweet che conteneva il video, Vox aveva scritto: «La Riconquista inizierà in terra andalusa».


Cosa pensa Vox
Vox è un partito con una forte componente nazionalista: «Non ci vergogniamo della nostra storia. Siamo qui per garantire la libertà e l’orgoglio nazionale degli spagnoli» ripete spesso il leader Abascal; «Siamo qui per la nostra patria, che si chiama Spagna, ed è l’eredità dei nostri genitori e il futuro dei nostri figli».

Abascal ha 43 anni, è nato a Bilbao in una famiglia basca con una lunga militanza nella destra spagnola, ed è un ex deputato del Parlamento locale dei Paesi Baschi.

I temi su cui si concentra il programma di Vox sono la chiusura delle frontiere, l’opposizione al multiculturalismo e al “politicamente corretto”: gli stessi della destra radicale europea, dal Fronte Nazionale francese all’Alternativa per la Germania tedesca. Abascal utilizza infatti la tattica mediatica della “guerra culturale” del presidente degli Stati Uniti Donald Trump – uno degli slogan di Vox è “Hacer España Grande Otra Vez”, “Fai tornare grande la Spagna”, frase ripresa direttamente dalla campagna di Trump, “Make America Great Again”; sfrutta la retorica anti-immigrazione di Marine Le Pen e il discorso anti-femminista dell’Ungheria di Viktor Orbán.

Sostenitori dell’indipendenza basca durante un comizio di Santiago Abascal a San Sebastian, nei Paesi Baschi, il 13 aprile 2019 (AP Photo/Alvaro Barrientos)

Nel programma di Vox si parla esplicitamente di «deportazione degli immigrati clandestini nei loro paesi di origine» e di «deportazione degli immigrati che sono legalmente nel territorio spagnolo» ma che hanno commesso dei reati. Si parla di lotta alle «mafie dell’immigrazione clandestina, così come a chi collabora con loro», siano esse ONG, aziende o individui. Si chiedono normative più severe per avere la cittadinanza, la chiusura delle «moschee fondamentaliste», l’incremento delle spese per la difesa e la sospensione dello spazio Schengen. Si propone, poi, di «alzare un muro invalicabile a Ceuta e Melilla» e di allineare la Spagna sulle posizioni dei Paesi di Visegrád (ovvero i quattro paesi dell’Europa centrale) per quanto riguarda confini, sovranità nazionale e rispetto dei valori della cultura europea.

Contrariamente a molti dei partiti populisti europei, Vox non ha però tra le proprie priorità quella di prendersela con Bruxelles e l’Unione Europea, sebbene nel programma elettorale si parli di sovranità nazionale e di riduzione di potere dell’UE.

Vox si differenzia poi per l’elettorato che è riuscito a richiamare: non solo quello delle zone rurali grazie alla difesa della caccia e della corrida, non solo quello che vive in città e centri con alti tassi di immigrazione, ma anche cittadini di centrodestra (ex elettori del PP e di Ciudadanos) che vivono in aree relativamente ricche del paese. E questo va contro la tendenza che si è verificata in altre parti d’Europa. I sondaggi di opinione dell’European Social Survey, che a partire dal 2001 vengono realizzati in Europa ogni due anni, dimostrano infatti che la maggior parte dei partiti di estrema destra in Europa occidentale attira chi ha bassi livelli di reddito e di istruzione.

L’inchiesta sui finanziamenti
Lo scorso gennaio un’inchiesta del País ha rivelato che Vox fu fondato grazie ai finanziamenti di centinaia di sostenitori di un gruppo iraniano di opposizione in esilio, il Consiglio nazionale della resistenza iraniana (NCRI), considerato fino a pochi anni fa un’organizzazione terroristica da diversi governi, tra cui gli Stati Uniti. L’inchiesta ha seguito una precedente indagine che mostrava come Vox avesse finanziato l’80 per cento della sua campagna per le elezioni europee del 2014 con i soldi dei sostenitori del NCRI.

La componente più importante e potente del NCRI è il MEK (Mojahedin-e Khalq), gruppo che nacque a metà degli anni Sessanta come movimento di opposizione allo scià Reza Pahlavi e che basava la sua ideologia sulla religione islamica, sull’antiamericanismo e sui movimenti rivoluzionari militanti dell’epoca, spesso influenzati dal marxismo.

I primi finanziamenti ottenuti da Vox risalgono al 17 dicembre 2013, giorno in cui Vox si iscrisse al registro dei partiti politici del ministero dell’Interno spagnolo. Questi finanziamenti arrivavano da sostenitori del NCRI che abitavano in diversi paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Germania e Italia, per lo più attraverso una quindicina di persone che si occupavano di raccogliere le donazioni e di trasferirle sui conti del partito.

L’anti-femminismo
Vox, che è un partito di estrema destra, integralista dal punto di vista religioso e sostenuto in Spagna da diversi vescovi reazionari, da membri dell’Opus Dei e dai neocatecumenali, è esplicitamente anti-femminista. Va detto che le organizzazioni femministe spagnole sono tra le più potenti a livello mondiale e che sono caratterizzate, come l’intera ultima ondata del movimento, dall’intersezionalità: uniscono la lotta delle donne alla lotta ai nuovi fascismi, al razzismo, all’omotransfobia, al sessismo, al maschilismo e alla lotta sui temi del lavoro. Il loro orizzonte va ben oltre il superamento del divario di genere, e si interseca con altre oppressioni. Si occupano di tutte le marginalizzazioni e sono presi di mira da tutti i partiti di estrema destra d’Europa e non solo.

Nel programma di Vox si prevede di eliminare l’aborto dal sistema sanitario nazionale. Si chiede l’abrogazione della legge sulla violenza contro le donne che «incoraggia la supremazia femminista» e di «qualsiasi regola che discrimini un sesso da un altro». Vox vorrebbe la soppressione delle organizzazioni femministe «radicali sovvenzionate», la creazione di un ministero della Famiglia, l’attuazione di una legge per proteggere «la famiglia naturale» che la riconosca come istituzione «antecedente allo Stato». Denuncia la cosiddetta “ideologia gender”, parla di «difesa della vita dal concepimento alla morte naturale», del divieto della gestazione per altri, e della necessità del consenso esplicito dei genitori per qualsiasi attività scolastica i cui contenuti prevedano la condivisione di temi etici, sociali o che abbiano a che fare con la sessualità.

L’anti-femminismo è quindi un tema centrale nel programma di Vox, portato avanti con determinazione all’interno del partito e sul quale si è basato l’accordo con le altre forze politiche di centrodestra per governare l’Andalusia in cambio di un appoggio esterno. Oltre alle parole scritte nel programma ci sono quelle pronunciate dai leader del partito. Fernando Paz, uno dei candidati di Vox e autore di un libro revisionista sui processi di Norimberga, ha detto: «Se mio figlio mi dicesse che è gay, proverei a aiutarlo. Ci sono terapie che trattano questa psicologia». Dichiarazioni di questo tipo sono state moltissime negli ultimi mesi.

La retorica, i contenuti e l’agenda politica di Vox vanno in parte inserite in un contesto molto più ampio: quello che riunisce in modo trasversale i movimenti antiabortisti, anti-femministi e anti-LGBTQI del mondo e che ha portato a Verona, lo scorso marzo, il Congresso Mondiale delle Famiglie (World Congress of Families, WCF). Vox ha infatti legami con HazteOir, legata a sua volta a CitizenGo, fondazione creata dallo spagnolo Ignacio Arsuaga che ha sede a Madrid e che promuove in 12 lingue e 50 nazioni nel mondo campagne che l’organizzazione definisce «per la promozione della vita, della famiglia e delle libertà fondamentali».

In Spagna HazteOir sta facendo circolare un autobus color lilla su cui c’è Hitler truccato e accompagnato dall’hasthag #stopfeminazis. La campagna è partita per chiedere l’abrogazione di una serie di leggi sulla violenza domestica, perché sarebbero discriminatorie nei confronti degli uomini.

HazteOir è poi una delle organizzazioni che fanno parte di “Agenda Europa”, una rete di mobilitazione professionale i cui membri si incontrano in segreto e che è direttamente responsabile dell’attuazione di una strategia politica dettagliata e spesso efficace per l’arretramento dei diritti delle donne e delle persone LBTQI. Santiago Abascal è amico intimo del presidente di HazteOir, Ignacio Arsuaga, e ne fa parte da anni. L’associazione si è impegnata molto a favore di Vox durante le elezioni dello scorso anno in Andalusia.

Lo scorso 15 gennaio migliaia di donne sono scese in piazza in tutta la Spagna per manifestare contro Vox, proprio nel giorno dell’insediamento del nuovo governo andaluso.