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  • Lunedì 4 settembre 2017

L’Italia rimarrà un paese per anziani

È naturale, spiega Ferdinando Giugliano su Repubblica: i giovani sono sempre di meno e di conseguenza vengono trascurati da partiti e sindacati

(LaPresse - Mourad Balti Touati)
(LaPresse - Mourad Balti Touati)

Su Repubblica di ieri il giornalista economico ed editorialista Ferdinando Giugliano ha scritto dell’intenzione del governo di mettere l’occupazione giovanile al centro della prossima legge finanziaria. Giugliano spiega che nonostante le buone intenzioni del governo, i giovani continueranno a ricevere un trattamento di sfavore e a contare molto poco: banalmente, perché gli anziani sono in netta maggioranza nel paese – e continueranno ad esserlo – e perché in questi anni sono riusciti a mantenere molti dei loro privilegi grazie alla protezione di sindacati e partiti. Oggi la più grande divisione nella distribuzione della ricchezza nel paese è quella tra giovani e vecchi, ed è un divario che si è allargato moltissimo negli anni della crisi.

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La politica italiana ha improvvisamente deciso di occuparsi dei “giovani” — neanche fossero una minoranza o una razza in via d’estinzione. Le misure allo studio del governo per la prossima legge finanziaria sono oggettivamente modeste, ma il problema non è tanto nella volontà dell’esecutivo, quanto nella gerontocrazia diffusa che ancora domina le scelte dell’elettorato. Finché noi italiani non avremo il coraggio di ripensare radicalmente le nostre priorità, qualsiasi scelta a favore delle nuove generazioni resterà assolutamente marginale.

L’urgenza della questione generazionale nasce da una semplice considerazione: negli ultimi venti anni l’unico aumento delle diseguaglianze dei redditi in Italia è stato quello tra giovani e anziani, non tra ricchi e poveri. Secondo l’ultima indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia, nel 2014 la distribuzione dei redditi tra i nuclei familiari più e meno abbienti è rimasta sostanzialmente ai livelli del 1995. Nel frattempo, gli anziani hanno visto il loro reddito salire quasi del 20 per cento rispetto al 1995. Per la fascia tra i 19 e i 34 anni, il calo è stato di oltre il 10 per cento.

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