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  • Venerdì 11 agosto 2017

Gli sbarchi di migranti in Spagna sono triplicati

Secondo l'Organizzazione mondiale per le migrazioni, quest'anno potrebbe diventare il secondo paese per numero di arrivi dopo l'Italia

(Carlos Sanz via AP)
(Carlos Sanz via AP)

Nei primi sette mesi del 2017 in Spagna sono arrivati il triplo dei migranti rispetto allo stesso periodo del 2016, ha detto l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM). Fino ad oggi, in Spagna ne sono arrivati 8.385 e gli esperti ritengono che entro la fine dell’anno la Spagna potrebbe oltrepassare la Grecia, dove ad oggi sono arrivati 11.713 migranti. Per il momento, la Spagna rimane comunque molto lontana dall’Italia, dove sempre secondo le cifre dell’OIM riferite allo stesso periodo, sono sbarcate 96.861 persone (in leggero calo rispetto allo stesso periodo del 2016).

È dall’inizio dell’estate che le autorità spagnole segnalano un aumento degli sbarchi. Proprio ieri, alcuni turisti hanno filmato l’arrivo di un gommone su una spiaggia vicino a Cadice. La polizia dice di essere riuscita a fermare nove dei circa 30 migranti, che sono sbarcati tra i turisti e i vacanzieri che facevano il bagno. Pochi giorni prima, centinaia di migranti erano riusciti a entrare a Ceuta, l’enclave spagnola sulla costa del Marocco: un posto con un confine simile alla recinzione di una base militare.

Secondo l’OIM, una delle ragioni per cui migranti e trafficanti stanno iniziando a spostarsi verso la Spagna è che la rotta che porta fino alle coste del Marocco è ritenuta più sicura rispetto a quella che passa per la Libia. Per arrivare in Spagna dall’Africa occidentale i migranti devono attraversare Senegal, Mauritania e infine Marocco, tutti paesi relativamente stabili e sicuri. Per arrivare in Libia, dove è ancora in corso una guerra civile, bisogna invece attraversare il Mali, un altro paese ritenuto molto pericoloso.

La parte più difficile per i migranti che scelgono di andare verso il Marocco e la Spagna è l’ultimo tratto della rotta. La Spagna ha investito molto per frenare i flussi di migranti, sia in sistemi di sicurezza e sorveglianza lungo le coste e ai confini delle due enclavi africane, Ceuta e Melilla, sia in accordi per i rimpatri con i paesi dell’Africa nordoccidentale, come Marocco e Algeria. Per l’Italia è molto più difficile sia chiudere i confini che fare accordi con la Libia, un paese in crisi ormai da tempo e senza un forte potere centrale (anche se ultimamente le cose sembra che stiano iniziando a cambiare).