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  • Lunedì 14 settembre 2015

L’Ungheria ha chiuso il confine con la Serbia

I migranti possono passare solo dai checkpoint ufficiali, più di 170 sono già stati arrestati; il governo ha detto di voler estendere la barriera al confine anche verso la Romania

Migranti al confine guardano attraverso la barriera costruita dall'Ungheria lungo la frontiera con la Serbia (Zoltan Mathe/MTI via AP)
Migranti al confine guardano attraverso la barriera costruita dall'Ungheria lungo la frontiera con la Serbia (Zoltan Mathe/MTI via AP)

Dalla mezzanotte tra lunedì e martedì il confine che separa Ungheria e Serbia è stato chiuso con una nuova e fitta barriera di inferriate e filo spinato. Gli agenti di polizia da allora hanno arrestato più di 170 persone che hanno tentato di attraversare illegalmente la recinzione. Centinaia di persone intanto si stanno ammassando sulla parte serba del confine e alcune stanno rifiutando cibo e acqua per protesta, perché chiedono al governo ungherese di farli passare. Il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nelle due regioni di confine – attribuendo quindi poteri speciali alla polizia – e presto al Parlamento sarà sottoposta una risoluzione che permetterebbe l’uso di soldati. Il governo ha deciso anche di iniziare i progetti per estendere la barriera già esistente al confine con la Serbia lungo il confine con la Romania.

Il confine tra Ungheria e Serbia è parte di un percorso molto frequentato da decine di migliaia di persone che, partite dal Nord Africa o al Medio Oriente, cercano di raggiungere l’Europa occidentale. Fino a domenica, migliaia di migranti sono stati fatti passare piuttosto liberamente dalla Serbia all’Ungheria e poi portati in treno al confine con l’Austria, per proseguire il loro viaggio. Secondo i dati della polizia soltanto lunedì 9.380 migranti hanno varcato il confine, prima dell’entrata in vigore delle nuove norme. Il primo ministro ungherese Viktor Orbán ha detto che in futuro «l’entrata nei confini ungheresi in maniera illegale non verrà più considerata un’infrazione ma un reato punibile con la prigione o dei divieti di ingresso».

Negli ultimi giorni la situazione in Ungheria si è fatta molto complicata. Reuters ha scritto che a causa dei numeri enormi di migranti le autorità ungheresi avevano smesso di registrare i nuovi arrivati, imbarcandoli semplicemente in treni speciali diretti verso l’Austria, anche perché non ha la capacità e le risorse per accoglierli dignitosamente. L’Ungheria è lo stato che con più forza si sta opponendo alla proposta delle quote dell’Unione Europea. Sono della stessa idea anche i governi di Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania, che ha detto di poter accogliere solo 1.700 richiedenti asilo. Il ministro degli Interni rumeno, Gabriel Oprea, ha detto che i posti nel suo paese sono limitati (l’Unione Europea aveva chiesto alla Romania di accogliere 4.646 rifugiati); il ministro degli Interni della Slovacchia ha inoltre annunciato (come Germania e Austria) di voler introdurre controlli temporanei alle frontiere ai confini con l’Ungheria e con l’Austria.

Intanto, i ministri dell’Interno dei paesi membri dell’Unione europea si sono riuniti a Bruxelles trovando un accordo per il ricollocamento di solo 40 mila profughi nel corso dei prossimi due anni, e solo nei paesi che si proporranno come volontari. Per ora i ministri non sono riusciti a stabilire i criteri di attuazione del piano fatto lo scorso 9 settembre dal presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, che aveva chiesto di distribuire in vari paesi dell’Unione, che dovranno ospitarli e gestire le loro richieste, 120 mila richiedenti asilo che oggi si trovano in Grecia, Italia e Ungheria. Tra i paesi che si sono opposti al principio della redistribuzione ci sono la Slovacchia, la Repubblica Ceca e soprattutto – appunto – l’Ungheria.

La riunione era stata preceduta da un incontro tra François Hollande e Angela Merkel: il presidente francese e la cancelliera tedesca hanno fatto «un’analisi comune della situazione». Il primo ministro britannico David Cameron, invece, ha fatto visita a un campo per rifugiati in Libano, da dove ha difeso le politiche del Regno Unito sui rifugiati (nei giorni scorsi era stato molto criticato per alcune posizioni considerate molto rigide sull’immigrazione). Mentre si discute, arrivano sul tema notizie e aggiornamenti da mezza Europa.

E negli altri paesi?
Ventidue persone, compresi quattro bambini, sono morte in un naufragio tra Turchia e Grecia mentre cercavano di raggiungere l’isola di Kos: 205 persone sono state salvate. Domenica 13 settembre altre 34 persone sono morte annegate dopo un naufragio a cinque chilometri dall’isola greca di Farmakonisi, vicino alla costa della Turchia: tra loro c’erano quattro neonati, sei bambini e cinque bambine. La guardia costiera turca ha detto che 68 persone sono state salvate dalle acque nello stesso naufragio e che altre 30 sono sopravvissute e hanno raggiunto Farmakonisi a nuoto.

Dalla mattina di lunedì le ferrovie tedesche hanno ricominciato a funzionare con regolarità dalla frontiera austriaca: resta però chiusa la linea verso Monaco di Baviera, dove il 13 settembre sono arrivati 13mila migranti. Domenica il ministro dell’Interno tedesco, Thomas de Maiziere, aveva annunciato che la Germania avrebbe messo in atto con effetto immediato una serie di controlli provvisori alle frontiere per ripristinare la regolarità nel traffico di migranti che dovrebbero durare alcune settimane. Si tratterebbe in sostanza di una sospensione del trattato di Shengen sulla libera circolazione delle persone e diverse organizzazioni, come l’UNHCR, hanno denunciato il fatto che le iniziative non coordinate dei singoli stati potrebbero portare decine di migliaia di profughi che hanno diritto alla protezione internazionale a trovarsi in un «limbo legale». UNHCR ha sollecitato l’Ue a creare centri di accoglienza efficaci e ad attuare rapidamente un programma di trasferimento dei migranti con diritto di asilo.

Monaco è sempre stata una delle principali “porte d’accesso” in Germania per i migranti, ma da quando la cancelliera Angela Merkel ha annunciato che la Germania accoglierà tutti i rifugiati siriani, indipendentemente dalla convenzione di Dublino, il suo sistema di accoglienza è sottoposto a uno sforzo particolarmente intenso. Thomas de Maiziere ha nuovamente chiesto ai paesi dell’Unione Europea di non approfittare della disponibilità all’accoglienza della Germania esortando Italia, Grecia e Ungheria a creare delle «zone di attesa» per i migranti: anche di questo si discuterà oggi a Bruxelles. Nel frattempo, il vice-cancelliere Sigmar Gabriel ha aggiornato il numero dei rifugiati che è previsto arrivino in Germania: non più 800 mila ma un milione di persone.

La polizia austriaca ha detto di aver trovato 42 migranti (e tra loro anche donne e bambini) nascosti in un camion che è stato fermato su un’autostrada vicino al confine con la Germania. I due autisti sono stati arrestati. Dopo la decisione della Germania, l’Austria ha annunciato inoltre di voler rafforzare inviare al confine con l’Ungheria 2.200 membri dell’esercito per rafforzare i controlli.

Il segretario di stato per gli Affari Esteri della Polonia, Rafal Trzaskowski, ha dichiarato la disponibilità del suo paese ad accogliere più migranti rispetto ai 2 mila previsti. La prima ministra Ewa Kopacz ha detto che «vista l’ampiezza del disastro umanitario» il governo potrebbe negoziare una quota maggiore precisando però che dovrebbero essere rispettate alcune condizioni, come quella del rafforzamento della sicurezza delle frontiere esterne dell’Unione europea. Dopo la decisione della Germania e di altri stati di rafforzare i controlli alle frontiere, anche la prima ministra polacca non ha escluso questa possibilità.