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  • Sabato 28 marzo 2015

La Turchia ha una nuova legge sulla sicurezza

L'ha firmata oggi il presidente Erdoğan, dopo l'approvazione del Parlamento: permette alla polizia di sparare sui manifestanti "armati" ed è stata molto criticata dalle opposizioni

Sabato 4 aprile il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha firmato la contestata legge sulla sicurezza approvata dal parlamento il 28 marzo: la legge, che ora ha terminato il suo iter per l’approvazione, dà nuovi e più ampi poteri alla polizia, che ora sarà autorizzata a usare le armi da fuoco per disperdere le manifestazioni violente. La legge è stata approvata con una larga maggioranza, ma l’opposizione ha detto che farà appello alla Corte suprema per ottenerne l’annullamento. Secondo i critici del governo, la legge servirà a reprimere le manifestazioni di protesta in vista delle elezioni legislative del 7 giugno e in particolare sarà usata contro i curdi, che fanno parte della più significativa minoranza del paese.

La nuova legge è composta da 68 articoli e in particolare autorizza la polizia a usare le armi da fuoco contro i manifestanti che utilizzano «dispositivi incendiari» o altre armi; amplia anche la definizione di “armi”, che ora include fionde, sassi e fuochi artificiali. Chi partecipa a una manifestazione con un’arma, oppure con il volto coperto, rischia fino a quattro anni di prigione. D’ora in poi la polizia potrà arrestare e tenere in carcere persone sospette fino a 48 ore senza bisogno di consultare un giudice. Con la nuova legge aumentano anche i poteri del governo nei confronti della polizia, che ora potrà licenziare o mandare in pensione tutti i suoi funzionari che non hanno ricevuto una promozione negli ultimi cinque anni.

Il governo sostiene che la nuova legge allinea i poteri della polizia turca a quelli delle polizie europee. Secondo l’opposizione si tratta invece di un tentativo di reprimere ulteriormente le proteste contro il governo e il presidente Recep Tayyip Erdoğan. Negli ultimi due anni ci sono state molte manifestazioni organizzate sia delle opposizioni che dalla minoranza curda. Il governo ha reagito spesso con la violenza (negli scontri del 2013, per esempio, ci furono anche dei morti). Secondo Hursit Gunes – che fa parte del Partito Popolare Repubblicano, una delle principali forze di opposizione – uno degli scopi della legge è affrontare le proteste dei curdi nel caso la loro principale formazione politica, il Partito Democratico Popolare, non riesca a raggiungere la soglia di sbarramento del 10 per cento nel corso delle prossime elezioni.

Nell’ultima settimana il presidente Erdoğan ha dovuto affrontare diversi problemi: martedì 31 marzo alcuni uomini armati del gruppo marxista-leninista DHKP/C sono entrati in un tribunale di Istanbul prendendo in ostaggio il procuratore Mehmet Selim Kiraz. L’attacco è terminato diverse ore dopo, con un blitz delle forze speciali turche. Kiraz, che stava indagando sulla morte di Berkin Elvan, un giovane turco ucciso durante le proteste anti-governative al parco Gezi di Istanbul nel 2013, è morto in serata in ospedale. Il giorno successivo un uomo armato è entrato nell’ufficio di Istanbul dell’AKP, il partito conservatore al governo, prima di essere arrestato dalla polizia. Lo stesso giorno sono stati sentiti dei colpi di arma da fuoco di fronte a una stazione di polizia di Istanbul.

Erdoğan, che è stato primo ministro della Turchia dal 2003 fino all’agosto del 2014, quando è stato eletto presidente della Repubblica, è accusato da molti di avere governato con modi autoritari, di avere cercato di “islamizzare” forzatamente la Turchia e di voler reprimere la libertà d’informazione. Il suo partito, il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (AKP la sigla in turco), è stato coinvolto in diversi gravi scandali di corruzione: alle prossime elezioni punta comunque a ottenere due terzi dei voti, in modo da poter cambiare la Costituzione e trasformare il paese in una repubblica presidenziale.

nella foto: il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdoğan (AP/Photo)