I cinquant’anni di Matt Dillon

Teenager bello e dannato con Coppola, dentone di "Tutti pazzi per Mary", scintilla della storia di "In & Out", quasi Oscar per "Crash": come ve lo ricordate meglio?

Oggi compie cinquant’anni Matt Dillon, e forse possiamo smettere di pensarlo l'”adolescente ribelle”, personaggio col quale ha trovato gran fama nel cinema americano. Dillon, infatti, deve il suo precoce successo ai due ruoli che gli affidò Francis Ford Coppola nel 1983 – quando aveva solo 19 anni – prima in I ragazzi della 56ª strada e poi in Rusty il selvaggio, accanto a Mickey Rourke e Dennis Hopper, e a successivi personaggi simili, come quelli di Flamingo Kid o Drugstore cowboy, con cui nel 1989 vinse il premio come migliore attore indipendente (Independent Spirit Award) per il ruolo dello sbandato: il film era di Gus Van Sant, per cui recitò di nuovo nel 1995 in Da morire, insieme a Nicole Kidman. Il premio lo avrebbe vinto di nuovo per Crash, nel 2004, quando ebbe anche la nomination per l’Oscar.

Dopo diversi film che lo staccarono parzialmente dal personaggio (citiamo Singles, e la parte secondaria ma memorabile in In & Out) nel 1998 Dillon arrivò all’inatteso ruolo con cui si liberò dall’etichetta di “bello e dannato” (o anche “bello” e basta), col quale ebbe un grandissimo successo di pubblico (anche per merito della sua improbabile dentatura): quello dell’investigatore Pat Healy in Tutti pazzi per Mary, in cui corteggia senza successo Cameron Diaz (con cui allora aveva una relazione nella vita reale). Nel 2002 ha diretto il suo primo film da regista, City of Ghosts, e nel frattempo ha recitato anche in diversi ruoli drammatici: tra gli altri, quello del poliziotto in Crash di Paul Haggis, e quello di Henry Chinaski (l’alter ego letterario di Charles Bukowski) in Factotum.