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  • Giovedì 2 gennaio 2014

La marcia per la democrazia a Hong Kong

Migliaia di persone hanno chiesto alla Cina di poter eleggere il proprio amministratore in maniera davvero democratica, e non come vuole il governo

Thousands of protesters march during a demonstration at new year day in Hong Kong Wednesday, Jan. 1, 2014 as the protesters demanded universal suffrage for the people of Hong Kong. The white banner, right, reads "Real universal suffrage, No filtering." (AP Photo/Kin Cheung)
Thousands of protesters march during a demonstration at new year day in Hong Kong Wednesday, Jan. 1, 2014 as the protesters demanded universal suffrage for the people of Hong Kong. The white banner, right, reads "Real universal suffrage, No filtering." (AP Photo/Kin Cheung)

Mercoledì primo gennaio migliaia di persone hanno manifestato a Hong Kong per chiedere alla Cina, di cui Hong Kong è una Regione Amministrativa Speciale, di garantire maggiore libertà alle elezioni che si svolgeranno nel 2017 per scegliere l’amministratore della città. Il punto di disaccordo tra il governo comunista cinese e Hong Kong riguarda le regole che stabiliscono chi può e chi non può candidarsi: il governo centrale di Pechino ha infatti stabilito che tutte le candidature debbano essere approvate da un comitato elettorale formato da 1200 persone, che però secondo gli attivisti di Hong Kong rappresenta i soli interessi cinesi.

Il governo di Pechino ha promesso ai cittadini di Hong Kong di lasciar loro votare il proprio amministratore nel 2017 – finora invece veniva nominato direttamente dal comitato elettorale. Le regole stabilite però non sono state giudicate soddisfacenti da molti residenti, che hanno ritenuto che il partito comunista cinese volesse continuare a condizionare l’esito del voto selezionando solo i candidati graditi ed escludendo quelli di opposizione. Gli attivisti pro-democrazia hanno così organizzato una specie di “referendum civile” per chiedere nuove regole alle elezioni del 2017: il primo gennaio, hanno detto gli organizzatori, più di 60mila persone hanno votato al banchetto allestito in città, via telefono e via internet e circa il 90 per cento di loro si è espresso a favore di maggiore democrazia.

Le proteste pacifiche delle migliaia di persone che hanno partecipato alla manifestazione sono dirette anche contro l’attuale governo di Hong Kong, guidato dal marzo 2012 dall’amministratore Leung Chun-ying, scelto dal partito comunista cinese. I manifestanti hanno chiesto a Leung Chun-ying di dimettersi, sia per le restrizioni alla democrazia imposte dall’amministrazione locale in linea con la politica di Pechino, sia per una serie di scandali legati a dei lavori di ristrutturazione nella sua casa giudicati illegali da molti.

Dal punto di vista amministrativo, Hong Kong è una delle due Regioni Amministrative Speciali della Cina (l’altra è Macao, ex colonia portoghese che fa parte della Cina dal 1999). Abitata da poco più di 7 milioni di persone, è rimasta sotto l’amministrazione britannica fino al 1997 quando, sotto precise condizioni, è stata ceduta alla Cina. Oggi la Regione ha una propria struttura di governo, ma l’esercizio elettorale resta lontano da quel suffragio universale promesso ai cittadini nel 1997, al tempo del passaggio di sovranità dalla Gran Bretagna alla Cina della ex colonia britannica e promosso dall’attuale Partito Democratico.

I residenti di Hong Kong possono comunque beneficiare di diritti e libertà non concessi agli altri cittadini cinesi: nonostante questo, da diverso tempo ci sono frequenti proteste nella città per chiedere più democrazia al governo di Pechino. Il numero dei partecipanti della manifestazione di quest’anno è stato però inferiore rispetto a quello dello scorso anno, sia per la polizia che per gli organizzatori.