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  • Mercoledì 2 ottobre 2013

Netanyahu contro l’Iran

Il primo ministro israeliano ha detto all'ONU di non credere per niente alle aperture diplomatiche dell'Iran, mettendo un po' in imbarazzo gli Stati Uniti

President Barack Obama, accompanied by Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu, makes a statement to reporters in the Oval Office of the White House in Washington, Monday, Sept. 30, 2013. The White House said the two leaders would discuss negotiations with the Palestinians, developments in Syria and Iran. (AP Photo/Charles Dharapak)
President Barack Obama, accompanied by Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu, makes a statement to reporters in the Oval Office of the White House in Washington, Monday, Sept. 30, 2013. The White House said the two leaders would discuss negotiations with the Palestinians, developments in Syria and Iran. (AP Photo/Charles Dharapak)

Martedì 1 ottobre il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha parlato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York delle ultime aperture diplomatiche dell’Iran verso gli Stati Uniti. Per Israele la politica estera iraniana riguarda direttamente la propria sicurezza nazionale, specie per i legami del governo di Teheran con il movimento libanese Hezbollah e l’organizzazione palestinese Hamas, entrambi nemici di Israele. Per questo Netanyahu, secondo le attese, ne ha fatto il punto centrale del suo intervento a New York, dicendo – sintetizzando – che il presidente iraniano Rouhani è un «lupo travestito da pecora» e dissociandosi così dai tanti che avevano mostrato interesse e curiosità per le sue recenti aperture diplomatiche.

Tra le altre cose, Rouhani ha scambiato lettere con Obama, oltre ad avere con lui una storica telefonata: episodi che rappresentano i primi contatti diretti tra il presidente degli Stati Uniti e quello dell’Iran dalla rottura dei rapporti diplomatici tra i due paesi a seguito della “crisi degli ostaggi” di Teheran del 1979. Secondo Netanyahu, però, queste sarebbero solo mosse elaborate dalla nuova leadership iraniana per ottenere dei vantaggi politici, che potranno essere usati poi per sviluppare l’arma nucleare. Una dinamica simile, ha aggiunto Netanyahu, si era verificata tra il 2003 e il 2005, quando Rouhani era a capo della delegazione che si occupava di negoziare sul nucleare: in quel triennio Rouhani avrebbe sfruttato il relativo allentamento della pressione diplomatica sull’Iran per completare una centrale nucleare e adibirla a compiere un ulteriore passaggio per la costruzione della bomba. Nel suo intervento all’ONU, inoltre, Netanyahu ha detto:

«Non voglio che ci sia confusione su questo punto: Israele non permetterà all’Iran di dotarsi di armi nucleari. Se Israele sarà forzato a stare da solo, Israele starà da solo»

Il governo di Israele crede che l’Iran sia già in possesso di una quantità di uranio arricchito sufficiente per sviluppare l’arma nucleare, e che starebbe anche costruendo dei missili a lungo raggio in grado di trasportare le armi nucleari (le due cose, ovviamente, sono legate: la potenziale minaccia dell’uso dell’arma nucleare da parte dell’Iran può essere effettiva solo se il governo di Teheran è in grado di lanciare la bomba fino al territorio israeliano). Le conclusioni di Netanyahu sono anche quelle del governo statunitense: lunedì Obama si è incontrato con il primo ministro di Israele alla Casa Bianca e l’ha rassicurato sulla sua disponibilità, se necessario, a usare la forza per prevenire l’ottenimento dell’arma atomica da parte dell’Iran.

Il ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, ha risposto così su Twitter alle posizioni di Obama («Le supposizioni del presidente Obama – per cui l’Iran starebbe negoziando a causa delle sue minacce e sanzioni illegali – sono irrispettose, arroganti e sbagliate»):

 

Martedì la missione diplomatica dell’Iran all’ONU ha risposto alle affermazioni-minacce di Netanyahu, avvertendo Israele che in caso di attacco il governo di Teheran è disposto e pronto a rispondere militarmente. Il governo iraniano ha aggiunto che Israele dovrebbe aderire al Trattato di Non Proliferazione Nucleare.

Diversi esperti di Medio Oriente hanno osservato come le dichiarazioni di Netanyahu siano state indirizzate ad ampliare il consenso interno del governo e a mobilitare la lobby pro-israeliana nel Congresso americano. Potrebbero però aver creato anche effetti negativi per gli Stati Uniti, indebolendo i suoi sforzi diplomatici per favorire dei rapporti più distesi con l’Iran. In realtà la diffidenza di Israele nei confronti della politica estera iraniana non è una cosa nuova, anzi è la prassi nei rapporti tra i due paesi. A ciò si aggiunge il fatto che non è ancora chiaro, a oggi, se le “buone” intenzioni del presidente Rouhani siano reali o se le recenti mosse diplomatiche siano solo un mezzo per ottenere un allentamento delle sanzioni economiche internazionali che negli ultimi anni hanno danneggiato parecchio l’economia iraniana.

Anche le difficoltà degli Stati Uniti di inserirsi in questo scontro non sono nuove. Per il momento l’amministrazione Obama ha commentato le dichiarazioni di Netanyahu durante una conferenza stampa del portavoce della Casa Bianca, Jay Carney. Carney, mantenendo per ora una posizione piuttosto cauta, ha detto: «È del tutto giustificabile che Israele sia scettico sulle intenzioni dell’Iran. Dopo tutto, si tratta di un paese la cui leadership, fino a poco tempo fa, parlava di annientare Israele».

Foto: il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama (AP Photo/Charles Dharapak)