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  • Martedì 1 ottobre 2013

La Norvegia non ha ancora un governo

A tre settimane dalle elezioni, la futura nuova primo ministro ha annunciato che formerà un governo di minoranza

Norway's main opposition leader Erna Solberg, of the Hoyre party answers questions during a press meeting in front of the Parliament building in Oslo Saturday, Sept. 7, 2013, the day before general elections in Norway. (AP Photo/NTB Scanpix, Fredrik Varfjell) NORWAY OUT
Norway's main opposition leader Erna Solberg, of the Hoyre party answers questions during a press meeting in front of the Parliament building in Oslo Saturday, Sept. 7, 2013, the day before general elections in Norway. (AP Photo/NTB Scanpix, Fredrik Varfjell) NORWAY OUT

Sono passate tre settimane dalle elezioni politiche in Norvegia ma i conservatori guidati da Erna Solberg – che hanno vinto battendo i laburisti del primo ministro uscente Jens Stoltenberg – non sono ancora riusciti a formare un governo. Erna Solberg, la futura primo ministro (e la seconda donna a diventare capo di governo dopo Gro Harlem Brudtland nei primi anni Ottanta) non ha trovato un accordo con i quattro i principali partiti di centrodestra che hanno ottenuto 96 seggi, 11 in più di quelli necessari per avere una maggioranza: la Destra, il Partito del Progresso, il Partito Liberale e il Partito Cristiano Popolare.

Lunedì Solberg ha fatto sapere però che non nascerà un esecutivo sostenuto da quattro partiti: cercherà dunque di formare un governo di minoranza sostenuto dal suo partito e dal Partito del Progresso. Non è la prima volta che questo accade in Norvegia, dove le leggi non prevedono il meccanismo delle elezioni anticipate e quindi i governi di minoranza possono essere relativamente efficienti. I liberali e i cristiano democratici hanno rifiutato di aderire al nuovo governo facendo comunque sapere che lo sosterranno in Parlamento. L’obiettivo di Solberg è concludere i negoziati e avere il nuovo governo pronto in tempo per le dimissioni dell’attuale primo ministro Stoltenberg che, come da prassi, arriveranno dopo la presentazione della legge finanziaria il prossimo 14 ottobre.

Il Partito del Progresso, per la prima volta al governo, si batte da tempo contro l’immigrazione ed è questa una delle principali motivazioni per cui i due partiti di centro hanno deciso di non sostenere direttamente al governo, volendosi tenere lontani da posizioni ritenute populiste e radicali: «La distanza politica è troppo grande», ha commentato Knut Arild Hareide, leader del Partito Cristiano Popolare. Anders Behring Breivik, l’autore delle stragi di Oslo e Utøya in cui morirono 77 persone, fu per diverso tempo iscritto al Partito del Progresso, e anche per questo motivo il partito è stato molto criticato per i toni con cui ha condotto le proprie campagne politiche.

Dal punto di vista dei futuri interventi economici, l’accordo tra i quattro partiti di centrodestra è stato invece raggiunto: prevede la diversificazione delle principali fonti di ricavo del paese (buona parte dell’economia norvegese negli ultimi anni è stata basata sulle estrazioni petrolifere offshore), l’ottimizzazione delle risorse e il miglioramento dei servizi attraverso la fusione di molti piccoli comuni. Stabilisce anche la riduzione del carico fiscale sulle aziende, un maggiore investimento nelle infrastrutture e nuovi piani di privatizzazione delle imprese pubbliche. Prevede, infine, a due anni dalle stragi del 2011, l’incremento delle forze di polizia con l’assunzione di nuovi agenti.

Foto: Erna Solberg a Oslo, 7 settembre 2013 (AP Photo/NTB Scanpix, Fredrik Varfjell)