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  • Mercoledì 13 febbraio 2013

10 cose sul discorso di Obama

Le cose da sapere sullo Stato dell'Unione: perché si parla di "svolta a sinistra" e chi sarebbe diventato presidente in caso di attentato al Congresso

di Francesco Costa – @francescocosta

US President Barack Obama rests his hand next to a copy of his speech as he delivers his State of the Union address before a joint session of Congress on February 12, 2013 at the US Capitol in Washington, DC. AFP PHOTO/Mandel NGAN (Photo credit should read MANDEL NGAN/AFP/Getty Images)
US President Barack Obama rests his hand next to a copy of his speech as he delivers his State of the Union address before a joint session of Congress on February 12, 2013 at the US Capitol in Washington, DC. AFP PHOTO/Mandel NGAN (Photo credit should read MANDEL NGAN/AFP/Getty Images)

Questa notte il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha rivolto alla sessione plenaria del Congresso l’annuale discorso sullo Stato dell’Unione, uno degli appuntamenti fissi più importanti e attesi della politica statunitense. Quest’anno meno di altre volte, però: nell’anno successivo alle elezioni presidenziali, infatti, il discorso dello Stato dell’Unione perde tradizionalmente interesse a vantaggio del discorso di insediamento rivolto a metà gennaio. Di seguito, in 10 punti, le cose essenziali da sapere.

1. Il salario minimo
Obama ha parlato soprattutto di politica interna ed economia, come mostra quest’infografica del New York Times. La proposta concreta più importante rivolta al Congresso è stata aumentare il salario minimo da 7,25 a 9 dollari l’ora, dicendo che questa misura farebbe uscire milioni di persone dalla povertà e darebbe forza all’economia. L’aumento del salario minimo è un tema molto caro alla corrente di sinistra dei democratici nonché agli americani più giovani e agli operai, categorie di persone che hanno votato in maggioranza Obama alle ultime presidenziali.

2. La legge sulle armi
Obama è tornato sulla legge sul controllo delle armi in uno dei passaggi più intensi del suo discorso, in cui ha citato i nomi di molte persone ferite o uccise e quello dei loro parenti e amici, alcuni dei quali erano presenti in aula.

«Sono passati due mesi da Newtown. So che questa non è la prima volta che questo paese discute su come ridurre le violenze da armi da fuoco. Ma stavolta è diverso. La stragrande maggioranza degli americani – americani che credono nel Secondo emendamento – hanno trovato una posizione comune a favore di una riforma di buon senso: come l’introduzione di controlli che rendano complicato acquistare un’arma per un criminale. Senatori di entrambi i partiti stanno lavorando insieme su nuove e forti leggi che impediscano a qualcuno di acquistare legalmente un’arma e venderla poi a un criminale. La polizia chiede il nostro aiuto per tenere fuori dalle nostre strade armi da guerra e grandi caricatori di munizioni, perché sono stanchi di confrontarsi con criminali meglio equipaggiati di loro.

Ognuna di queste proposte richiede un voto del Congresso. Se volete votare no, è una vostra scelta. Ma queste proposte meritano un voto. Perché in questi due mesi più di mille compleanni, lauree e anniversari sono stati rubati dalle nostre vite con dei proiettili. Una delle ragazze che abbiamo perso si chiamava Hadiya Pendleton. Aveva 15 anni. Adorava biscotti e lucidalabbra. Era una majorette. Era così brava con i suoi amici che tutti pensavano che fosse la loro migliore amica. Solo tre settimane fa era qui a Washington con i suoi compagni di classe, esibendosi per il suo paese alla mia cerimonia di insediamento. Una settimana dopo è stata uccisa a Chicago, a meno di un miglio da casa mia.

I genitori di Hadiya, Nate e Cleo, sono in quest’aula, con oltre venti americani la cui vita è stata distrutta dalla violenza con armi da fuoco. Loro meritano un voto. Gabby Giffords merita un voto. Le famiglie di Newtown meritano un voto. Le famiglie di Aurora meritano un voto. Le famiglie di Oak Creek, e Tucson, e Blacksburg, e tutte le altre – meritano un semplice voto».

3. Istruzione, immigrazione, commercio, ambiente
Obama ha invitato il Congresso a lavorare con i singoli stati allo scopo di garantire che i figli delle famiglie meno abbienti possano andare in asili e scuole materne di “alta qualità”, altra proposta cara ai democratici. Ha rilanciato la sua intenzione di investire miliardi di dollari nella ricostruzione di ponti e strade, una cosa che aveva già promesso durante il primo mandato senza riuscire a superare l’opposizione dei repubblicani del Congresso, ha annunciato le trattative in corso per stringere un accordo sul commercio con l’Unione Europea e ha respinto i repubblicani relativamente alle loro proposte di tagli ai programmi di assistenza sanitaria. Infine, Obama ha toccato con decisione anche i due temi che rappresentano forse i due più significativi temi irrisolti del suo primo mandato, mostrando che intende riprovare a ottenere qualcosa: l’immigrazione, attorno alla quale è in corso un tentativo di riforma bipartisan, e il cambiamento climatico.

4. Debito e deficit
Obama ha sottolineato come nessuna delle sue proposte aggravi il deficit degli Stati Uniti, rientrando nei piani previsti dal budget approvato un anno e mezzo fa. «Non ci serve un governo più grande ma un governo più intelligente», ha detto, «che fissi delle priorità e investa sulla crescita». Ma Obama ha anche fatto capire che bisogna smettere di considerare i tagli la prima preoccupazione, dicendo che negli ultimi anni il deficit è stato ridotto di 2,5 migliaia di miliardi di dollari, oltre metà di quanto suggerito dagli economisti.

5. Le code ai seggi
Obama ha annunciato la formazione di una commissione che trovi soluzione per evitare il problema delle code ai seggi nel giorno delle elezioni (che secondo vari studi danneggia soprattutto i democratici). La commissione sarà presieduta da Bob Bauer, ex consigliere di Obama alla Casa Bianca, e Ben Ginsberg, ex legale dello staff di Mitt Romney, candidato repubblicano alle presidenziali del 2012 nonché membro dello staff legale di George W. Bush nella contestata elezione del 2000.

6. Corea del Nord e Afghanistan
I riferimenti più importanti alla politica estera sono stati due. Primo: la condanna del nuovo test nucleare della Corea del Nord. Secondo: la conferma di quanto circolato ieri sul fatto che gli Stati Uniti intendono ritirare 34.000 soldati dall’Afghanistan entro un anno, dimezzando così il loro contingente.

Nella prossima pagina: perché questo discorso è considerato una “svolta a sinistra”; la risposta del repubblicano Rubio (con video di un suo goffo inciampo); che cosa sarebbe successo in caso di attentato durante la sessione plenaria del Congresso.

7. Obama a sinistra
Secondo la grandissima parte degli osservatori e degli analisti, con questo discorso Obama ha consolidato la “svolta a sinistra” che aveva già lasciato intendere nel discorso di insediamento, puntando su alcuni temi e proposte molto care ai democratici. Il Wall Street Journal lo ha descritto come “un presidente attivista”. Secondo Tim Widmer sul New York Times è stato “orgogliosamente liberal”, “il discorso sullo Stato dell’Unione più democratico da molto tempo a questa parte”. Buzzfeed ha scritto che il discorso fornisce una sponda concreta “alla visione liberal e di sinistra” descritta nell’insediamento. Secondo Politico si tratta, tra le altre cose, di un messaggio chiaro mandato ai repubblicani, ai quali Obama vuole far capire che, acquisita la rielezione, le trattative con la Casa Bianca saranno molto più complicate. Obama in queste settimane sta già passando molto più tempo in giro per il paese, rispetto al passato: intende costruire consenso per le sue proposte fuori da Washington, invece che chiudersi nelle lunghe trattative che lo hanno logorato nel corso del suo primo mandato.

8. 10 foto e il video

9. La risposta di Marco Rubio
Una tradizione informale vuole che un membro del partito di opposizione “risponda” al presidente tenendo un breve discorso, fuori dal Congresso, dopo il discorso sullo Stato dell’Unione. Il partito repubblicano quest’anno ha scelto Marco Rubio, senatore della Florida cubano-americano, considerato uno dei politici americani più promettenti. Rubio sostiene la necessità di ribaltare le leggi sull’immigrazione, contrariamente a un bel pezzo del suo partito, ma riguardo i temi economici non ha offerto posizioni diverse da quelle che i repubblicani hanno avuto negli ultimi anni: ha detto che Obama pensa che ogni problema si possa risolvere solo attraverso Washington, tassando di più e spendendo di più.

Il discorso di risposta al presidente è una prova sempre piuttosto complicata: è difficile in 10-15 minuti girati in una stanza, spesso senza pubblico, risultare credibili come alternativa alla solennità di un discorso di un’ora tenuto al Congresso riunito in seduta plenaria. Per questo capita spesso che questi discorsi si ricordino per particolari minori: così sarà probabilmente anche per quello di Rubio, che ieri a un certo punto si è goffamente portato una bottiglietta d’acqua alla bocca durante uno dei passaggi del discorso.

10. Il designated survivor
Come avrete capito, stanotte erano riuniti nello stesso posto tutti i deputati, tutti i senatori, tutti i membri del governo, i giudici della Corte Suprema, il presidente e il vicepresidente degli Stati Uniti. Per quanto il Congresso sia blindato e super protetto, si tratta di una circostanza piuttosto pericolosa: in caso di attentato, esplosione, bombardamento, aereo di linea dirottato, eccetera, gli Stati Uniti si sarebbero trovati decapitati, privi di qualsiasi forma di autorità nazionale riconosciuta. Per questa ragione ogni volta che un presidente si rivolge al Congresso in seduta plenaria – quindi anche ma non solo durante il discorso sullo Stato dell’Unione – un membro del governo non partecipa all’evento: se ne sta da un’altra parte, in una località sconosciuta e sicura, e fa il designated survivor, il sopravvissuto designato, pronto a guidare la nazione dovesse accadere il patatrac. Stanotte il designated survivor era Steven Chu, ministro dell’Energia.

Questa pratica è stata istituita durante la guerra fredda, nel timore di un attacco nucleare. Durante il discorso dello Stato dell’Unione, al designated survivor viene assegnato un servizio di protezione speculare e identico a quello solitamente riservato ai presidenti, compreso un accompagnatore che porta con sè il nuclear football, la valigetta con i codici nucleari. In momenti particolarmente complicati della storia degli Stati Uniti, il designated survivor è stato il vicepresidente, così da assicurare al paese una leadership forte in caso di catastrofe: nel 2001, durante il discorso al Congresso del presidente Bush in seguito agli attentati dell’11 settembre, il designated survivor fu proprio il vice presidente Cheney.

foto: MANDEL NGAN/AFP/Getty Images