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  • Giovedì 4 ottobre 2012

Si spara tra Turchia e Siria

Un colpo di mortaio partito dalla Siria ha ucciso cinque persone in Turchia, dove il parlamento ha autorizzato azioni militari entro i confini siriani

Aggiornamento delle 17:30
Con 320 voti favorevoli e 129 contrari, il Parlamento turco ha dato l’autorizzazione per effettuare eventuali operazioni militari contro la Siria, in seguito ai colpi di mortaio siriani nella città turca di Akçakale, che hanno causato la morte di cinque persone. Il vice primo ministro Besir Atalay ha comunque spiegato che si tratta di un deterrente e che il paese non intende avviare azioni di guerra in territorio siriano. L’esercito turco nelle ultime ore ha comunque condotto alcuni bombardamenti entro i confini siriani in rappresaglia per quanto accaduto ieri. Un gruppo di ribelli in Siria ha detto che le operazioni turche hanno causato la morte di alcuni soldati siriani, ma non ci sono conferme ufficiali.

La risoluzione approvata dal Parlamento consente al governo di avviare, se necessario, azioni militari e potrà essere rinnovata tra un anno. Atalay ha anche spiegato che le autorità siriane si sono assunte la responsabilità per i colpi di mortaio ad Akçakal e che si sono ufficialmente scusate.

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Ieri ci sono state nuove forti tensioni al confine tra Siria e Turchia. Un colpo di mortaio lanciato dal territorio siriano ha raggiunto una zona residenziale della città di Akçakale, nel sud-est della Turchia, uccidendo cinque persone appartenenti alla stessa famiglia. L’esercito turco ha risposto all’attacco con colpi di artiglieria che, stando alle testimonianze di alcuni oppositori del regime di Bashar al Assad, avrebbero causato la morte di soldati siriani. Il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha spiegato che l’esercito ha risposto immediatamente alla provocazione identificando alcuni obiettivi in territorio siriano da colpire, nel rispetto delle regole di ingaggio.

(Immagini dalla Siria)

In seguito all’episodio di ieri, che ha portato ancora una volta i due paesi a sfiorare l’inizio di un conflitto militare vero e proprio, la Siria ha invitato il governo turco alla moderazione, dicendo che al momento non sono ancora chiare le dinamiche che hanno portato ai colpi da mortaio su Akçakale. Il ministro della Comunicazione siriano, Omran Zoabi, ha inviato le proprie condoglianze al popolo turco, confermando che il suo paese intende rispettare la sovranità degli stati confinanti. Le dichiarazioni ufficiali siriane sono in contrasto con quanto raccontano gli abitanti di Akçakale: dicono che da settimane la vita nella città di confine è diventata pericolosa, che si sentono spesso esplosioni e che molte famiglie preferiscono dormire da amici e parenti in zone più distanti dal confine con la Siria.

Fino all’inizio delle rivolte contro il regime di Assad, i rapporti tra governo siriano e turco furono sostanzialmente buoni e pacifici. In seguito alla dura repressione dei movimenti che chiedono un cambiamento al governo, Erdogan è diventato progressivamente più critico nei confronti del presidente della Siria e, insieme con buona parte delle nazioni occidentali, ha chiesto in più occasioni ad Assad di farsi da parte per consentire maggiori progressi democratici nel paese. La Turchia sta anche dando un certo sostegno ai ribelli, consentendogli di organizzare le loro forze nei territori di confine. Il paese ha anche accolto migliaia di rifugiati, in fuga dalla repressione di Assad.

(La storia del Baron Hotel di Aleppo)

Il governo turco inizia però a sentirsi lasciato da solo dalla comunità internazionale, che fino a ora non è riuscita a trovare una linea di azione comune per impedire le violenze in Siria e portare a una transizione di potere. Anche per questo motivo, e per rassicurare il proprio alleato, ieri la NATO ha organizzato una riunione di emergenza a Bruxelles e ha diffuso un duro comunicato nei confronti del governo siriano, ricordando che l’Alleanza è pronta a fare tutto il necessario per tutelare la sicurezza della Turchia. Il governo turco, intanto, ha inviato una lettera al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiedendo che siano presi provvedimenti contro la Siria.

Entro oggi le Nazioni Unite dovrebbero diffondere un comunicato per condannare il bombardamento siriano di ieri, hanno spiegato alcuni diplomatici a Reuters. L’idea era di pubblicarlo già ieri, ma i delegati della Russia hanno chiesto alcune ore in più per approfondire la vicenda. Insieme con la Cina, la Russia negli ultimi mesi ha posto il veto su tre risoluzioni dell’ONU, messe insieme con l’intenzione di condannare le azioni adottate dal governo di Bashar al Assad per reprimere le rivolte nelle città siriane. Il Segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha diffuso un proprio comunicato invitando il governo siriano “a rispettare l’integrità territoriale dei suoi vicini e a porre fine alle violenze contro il popolo della Siria”.

(Chi sta vincendo in Siria?)

Anche gli Stati Uniti si sono mostrati solidali nei confronti della Turchia, alleato fondamentale nell’area. Il Segretario di stato, Hillary Clinton, ha espresso il proprio sdegno per quanto accaduto ieri. Ha anche assicurato che la Casa Bianca si confronterà con il governo turco per verificare le opzioni da adottare nel breve periodo per affrontare la questione siriana. Ribadendo la necessità di tutelare i propri confini e la sicurezza per i loro cittadini, alcuni ministri del governo turco hanno spiegato che la Turchia non ha alcun interesse ad avviare una guerra contro la Siria. La risposta di ieri agli attacchi siriani è stata comunque molto più determinata rispetto a quella del giugno scorso, quando un jet militare turco fu abbattuto nei dintorni della città siriana di Latakia, mentre era impegnato in un’operazione di ricognizione. In quel caso la Siria accusò la Turchia di aver violato il proprio territorio.

foto: RAUF MALTAS/ANATOLIA/AFP/GettyImages