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  • Mercoledì 30 maggio 2012

Il governo polacco se la prende con Obama

Le autorità della Polonia protestano contro una frase del presidente degli Stati Uniti riferita ai campi di sterminio della Seconda guerra mondiale

Una frase di un discorso pronunciato ieri dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha causato grandi proteste in Polonia per il riferimento all’esistenza di un “campo della morte polacco” (“Polish death camp”) durante la Seconda guerra mondiale. Il discorso faceva parte della cerimonia per la consegna della Presidential Medal of Freedom a 13 cittadini statunitensi, tra cui Bob Dylan, Toni Morrison, l’ex segretario di Stato americano Madeline Albright e Pat Summitt (l’allenatore di basket con il maggior numero di vittorie nella storia della NCAA, la lega di basket dei college americani).

Uno dei premiati era Jan Karski, a cui è stata assegnata la medaglia postuma per il suo importante ruolo nella resistenza polacca contro i nazisti durante la Seconda guerra mondiale, e per aver fornito agli Alleati informazioni importanti sulle stragi di civili nel ghetto di Varsavia e sui piani di sterminio della popolazione ebraica nella Polonia occupata. Karski, che dopo la guerra emigrò negli Stati Uniti e fu per molti anni professore di scienze politiche alla Georgetown University, è morto nel 2000 a 86 anni.

Durante il suo discorso, Obama ha ricordato che:

Prima di spostarsi oltre le linee nemiche, i combattenti della resistenza gli dissero [= Karski] che gli ebrei venivano uccisi su larga scala e lo introdussero nel Ghetto di Varsavia e in un campo di sterminio polacco perché vedesse di persona. (Before one trip across enemy lines, resistance fighters told him that Jews were being murdered on a massive scale, and smuggled him into the Warsaw Ghetto and a Polish death camp to see for himself.)

Dal contesto è chiaro che Obama – o meglio, chi ha scritto il discorso per il presidente – non intendeva riferirsi a campi di sterminio organizzati o gestiti da polacchi, un errore enorme e implausibile dal punto di vista storico, ma che l’aggettivo si riferisse più che altro alla loro collocazione geografica.

Il tema tuttavia è molto sentito in Polonia, uno dei paesi che hanno pagato più violentemente le distruzioni e le morti della Seconda guerra mondiale. La popolazione ebraica polacca, che prima del 1939 contava circa 3,3 milioni di persone, venne uccisa nei campi di concentramento e sterminio o in altre violenze, tanto che, nel 1945, erano rimaste vive poche centinaia di migliaia di persone di origini ebraiche in Polonia. Nel complesso, oltre un polacco su sette morì tra il 1939 e il 1945, più di 5,5 milioni di persone: la percentuale più alta tra tutti i paesi del mondo coinvolti nel conflitto. Il semplice accostamento dell’aggettivo ai campi di sterminio è bastato a causare una reazione sdegnata da parte delle principali cariche istituzionali della Polonia.

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha detto, in una dichiarazione ripresa da tutte le TV nazionali, che “le parole del presidente Obama di ieri hanno offeso tutti i polacchi”, aggiungendo che “Noi reagiamo sempre allo stesso modo quando l’ignoranza, la mancanza di conoscenza o la malafede portano a simili distorsioni nella storia”. Anche il presidente della Repubblica Bronislaw Komorowski ha detto che l’espressione usata da Obama è “ingiusta e dolorosa” per i polacchi. Un portavoce del Consiglio Nazionale di Sicurezza degli USA ha chiarito che si è trattato di un’espressione infelice e che il riferimento era ai campi di concentramento e di sterminio nazisti in Polonia.

Barack Obama e Donald Tusk.
foto: NICHOLAS KAMM/AFP/Getty Images