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  • Lunedì 16 aprile 2012

I fondi pubblici ai partiti, nel mondo

Come funziona fuori da qui il finanziamento pubblico: in Europa è previsto quasi ovunque ma non sotto forma di "rimborsi", meno in Asia e Africa

IDEA.int
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Negli ultimi giorni in Italia, soprattutto dopo le recenti inchieste e le polemiche che hanno coinvolto tesorieri e politici, si è parlato molto di una riforma del finanziamento pubblico ai partiti. In Italia il finanziamento pubblico dei partiti è stato vietato con un referendum abrogativo del 1993 ma poi in pratica è stato sostituito con una apposita legge che prevede formalmente dei “rimborsi elettorali“, attraverso i quali i singoli partiti ottengono ogni anno dallo Stato molti milioni di euro al di là di quanti effettivamente ne spendano.

Nel resto del mondo, il sistema del finanziamento pubblico dei partiti è molto eterogeneo. Innanzitutto, come riporta uno studio dell’Institute for Democracy and Electoral Assistance (IDEA), sono 96 i paesi che prevedono il finanziamento pubblico annuale (totale o parziale) dello Stato ai partiti, ossia circa il 44 per cento dei paesi del mondo. Invece, sono 57 i paesi che prevedono fondi pubblici ai partiti in relazione alle spese sostenute in campagna elettorale, ossia il 26,4 per cento sul totale (alcuni paesi del primo gruppo sono presenti anche in questa lista perché prevedono entrambi i sistemi di finanziamento pubblico).

Gli stati che invece non prevedono il finanziamento pubblico ai partiti in nessuna forma sono 55 (ossia il 25,5 per cento del totale). In Europa sono una manciata (Malta, Andorra, Svizzera, Bielorussia, Ucraina), molti sono paesi dell’Asia (come India, Bangladesh, Libano, Singapore), dell’Africa (come Senegal, Mauritania, Sierra Leone), diversi paesi centroamericani e sudamericani (quali Bolivia e Venezuela) e piccoli stati dell’Oceania.

In verde gli stati che prevedono finanziamenti in relazione alle campagne elettorali (rimborsi), in arancione quelli che prevedono finanziamenti annuali, in rosa quelli che prevedono entrambi, in rosso quelli che non prevedono finanziamenti pubblici (grigio = dati non disponibili, fonte IDEA.int)

Gran parte dei paesi europei, dunque, tra cui anche quelli economicamente più forti o con una grande storia democratica alle spalle, prevedono il finanziamento pubblico ai partiti e in varie forme. In Francia, la legislazione francese prevede due tipi di finanziamento pubblico: il primo, in forma di contributo annuale (circa 70 milioni di euro), viene calcolato in base ai voti ottenuti alle precedenti elezioni dell’Assemblea Nazionale, il secondo, in forma di rimborsi, in proporzione ai rappresentanti di ogni partito eletti nelle due Camere (in genere, per ogni elezione nazionale, oscillano intorno ai 40 milioni di euro all’anno). Un meccanismo simile vige in Spagna, dove si sommano gli stanziamenti annuali dello Stato a rimborsi elettorali in base ai voti ottenuti alle elezioni precedenti, per un totale di circa 130 milioni all’anno di finanziamento pubblico ai partiti.

In Germania, invece, non ci sono rimborsi, ma dal 1958 solo un finanziamento pubblico fisso ai partiti, in base ai voti che prendono alle elezioni precedenti per un tetto massimo complessivo di circa 133 milioni. In Regno Unito, la situazione è più complessa: lo Stato fornisce direttamente due milioni complessivi a una decina di partiti, a cui vanno aggiunti i fondi della Camera dei Comuni che premiano i partiti all’opposizione (per esempio, il Partito Conservatore ha ricevuto circa 4 milioni e 700mila sterline per la “stagione politica” 2009-2010) e quelli della Camera dei Lord, destinati sempre ai partiti di opposizione (ma qui si arriva a un massimo di 500mila sterline all’anno per partito). Negli Stati Uniti, invece, il finanziamento pubblico è previsto solo durante le campagne elettorali per le elezioni presidenziali (anche per le primarie), ma i modesti finanziamenti dello Stato escludono per legge quelli privati, dunque la maggior parte dei candidati americani li rifiuta.