Occhio ai numeri degli “esodati”

Salvatore Padula sul Sole 24 Ore chiede dati al governo analisi e dati più precisi, dopo i "65.000" citati ieri dal ministro Fornero

I lavoratori cosiddetti “esodati” sono quelli che in seguito alla nuova riforma delle pensioni rischiano di rimanere senza stipendio e senza pensione. Chi ha lasciato il proprio lavoro poco prima dell’entrata in vigore delle nuove norme, magari con incentivi aziendali in attesa della pensione vera e propria, ha visto spostarsi in avanti nel tempo il pensionamento e di conseguenza si trova in un limbo in cui difficilmente può tornare al lavoro e non può accedere al trattamento pensionistico. Il fenomeno si verifica tutte le volte che vengono riviste le regole previdenziali e di solito il governo prevede condizioni particolari per tutelare queste persone. Il ministero del Lavoro guidato da Elsa Fornero aveva previsto che ci potessero essere circa 65mila persone in queste condizioni: la stima è stata poi molto contestata ma ieri il governo, dopo essersi preso un periodo per studiare la faccenda, l’ha ribadita. Tra le proteste dei sindacati, che oggi manifestano per questa ragione. Salvatore Padula sulla prima pagina del Sole 24 Ore di oggi chiede al governo più trasparenza e precisione.

Una questione di metodo e una di merito. Il metodo: un tavolo tecnico doveva fare luce sulla vicenda degli esodati, o meglio, dei salvaguardati, come il comunicato diramato ieri dal ministro del Lavoro definisce i soggetti che, in prossimità del pensionamento, rischiano di restare senza stipendio e senza assegno previdenziale. Bene: da un tavolo tecnico (voluto, peraltro, da un ministro tecnico) ci saremmo aspettati una risposta “tecnica”. Una quantificazione precisa dei lavoratori potenzialmente interessati.

Una quantificazione che ricalcasse l’elenco indicato dalla riforma (il decreto salva Italia, con le modifiche del decreto Milleproroghe): quanti i lavoratori in mobilità lunga e breve? Quanti a carico dei fondi di solidarietà? Quanti in prosecuzione volontaria? Quanti “esodati” veri e propri, cioè lavoratori incentivati a lasciare il lavoro in vista di una pensione che ora si allontana? E via via le altre situazioni per le quali continueranno ad applicarsi le “vecchie” regole di pensionamento.

Nulla di tutto ciò è arrivato (o, almeno, nulla di tutto ciò è stato comunicato). Il che, per restare al metodo, non è proprio un bell’esempio di trasparenza. A ben vedere, poi, sarebbe stato lecito attendersi che il tavolo tecnico fosse così lungimirante da quantificare anche le situazioni – e sono moltissime – borderline, fatte di lavoratori che attualmente non hanno salvaguardia ma che si trovano nella medesima condizione degli altri: rischiano di restare senza stipendio e senza pensione. Anche qui, nebbia fitta.

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