Diminuire l’uso dei contanti

È tra le cose che Monti ha detto di voler fare: la Stampa ne spiega i vantaggi e le difficoltà

Nel suo discorso programmatico al Senato, Mario Monti ha detto esplicitamente che “occorre ulteriormente abbassare la soglia per l’uso del contante” e “favorire un maggior uso della moneta elettronica”: Roberto Giovannini spiega sulla Stampa a che cosa servirebbe usare di più carte di credito e assegni e meno monete e banconote.

La voce popolare dice che il tetto potrebbe essere fissato a 300 euro: per ogni pagamento di importo superiore bisognerebbe usare la carta di credito, il Pagobancomat, un bonifico bancario o un assegno. Attualmente il tetto è fissato a 2500 euro per tutti i pagamenti, come stabilito nella manovra di Ferragosto del ministro Giulio Tremonti (che come si ricorda, la casa messa a disposizione da Milanese la pagava in contanti, e in nero). A suo tempo il decreto Bersani-Visco aveva stabilito una soglia di soli 100 euro, ma esclusivamente per i pagamenti di prestazioni dovuti ai professionisti.

Bisogna subito chiarire che in realtà per adesso il governo un piano vero e proprio non ce l’ha, e che la questione richiederà attenti studi e ponderate decisioni. Perché in questa materia ogni mossa può produrre conseguenze anche spiacevoli e ogni scelta ha le sue controindicazioni. Il senso di ogni provvedimento mirato a ridurre l’uso dei contanti in funzione antievasione si basa sul principio della «tracciabilità» delle transazioni non effettuate con banconote. In altre parole, se si usa la carta di credito o il bancomat per pagare qualcosa, da qualche parte una traccia elettronica (in uscita per chi paga, in entrata per chi incassa) resterà. In questo caso, i funzionari del Fisco e alle Fiamme Gialle invece di attivare una complessa indagine finanziaria possono visualizzare in modo agevole e sintetico i movimenti del contribuente «sospetto».

È vero che si tratterebbe di setacciare una quantità mostruosa di transazioni, nell’ordine di molti miliardi, e dunque difficile da tener sotto controllo a meno di mettere in piedi sistemi da Grande Fratello orwelliano (ma siamo in Italia). Ma è vero anche che la sola minacciosa possibilità che questa «traccia» venga scovata potrebbe aumentare quella che gli esperti chiamano compliance, cioè un comportamento fiscalmente corretto. Secondo un rapporto dell’Abi una stretta all’uso del contante potrebbe far emergere un «nero» di circa 40 miliardi di euro.

(continua a leggere sulla rassegna stampa del Governo)