In Italia serve un ministro di Internet

Il Web in Italia genera circa il due per cento del PIL, quasi quanto l'agricoltura, dice Massimo Sideri sul Corriere

Oggi Mario Monti annuncia la propria squadra di governo e Massimo Sideri sul Corriere della Sera ne approfitta per farsi una domanda: è giunto il momento per avere un ministro di Internet? In Italia le società che si occupano di Web generano circa il due per cento del prodotto interno lordo, del resto, quasi quanto l’agricoltura.

Mentre si consumano le consultazioni per il nuovo governo Monti sembra lecito lanciare un seme per il futuro dell’Italia e della crescita del Pil, la cui debolezza è il vero cancro del bilancio pubblico, dell’occupazione e della speranza: anche se la bulimia dei prodotti tecnologici a cui ci ha abituati il consumismo 2.0 ci trasmette l’idea di un settore più che altro merceologico, l’economia digitale ha ormai uno status nobile di cui vale la pena interessarsi. Secondo le più recenti analisi di McKinsey l’industria del web in Italia rappresenta ormai il 2% del Pil, cioè oltre 30 miliardi di euro, e per Marc Vos, managing director di Boston Consulting Group, si stima un solido 4% entro il 2015. Poco? Oggi l’Agricoltura – che ha un proprio ministero – rappresenta il 2,63% del Pil (dati Istat). E dunque è probabile che nella prossima legislatura avvenga il sorpasso: più Internet, meno cabernet, rielaborando un vecchio e famoso graffito popolare.

Perché allora non iniziare a pensare a un ministro di Internet, anche senza portafoglio? In vista delle prossime elezioni potrebbe essere una bella provocazione. Se verranno rispettate le condizioni migliori prospettate dal rapporto Bcg tra il 2009 e il 2015 il tasso di crescita del settore in Italia potrebbe essere del 18% annuo.

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