Il presidente francese Nicolas Sarkozy era stato fin dall’inizio uno dei più convinti promotori dell’intervento militare in Libia. Eppure non sembra essere riuscito ad avvantaggiarsi molto dell’esito positivo delle operazioni: a circa un anno dalle prossime elezioni presidenziali, i sondaggi confermano la sua crescente impopolarità nell’elettorato francese. Ne parla l’Economist.
La guerra in Libia è stata la prima campagna militare di Sarkozy. Aveva già mandato soldati francesi in territorio ostile nel caso dell’Afghanistan e della Costa d’Avorio. Ma il suo investimento in Libia è stato molto più personale. Ha riconosciuto il governo dei ribelli prima di tutti gli altri. Insieme a Cameron ha fatto pressioni affinché gli Stati Uniti si lasciassero coinvolgere. Un presidente senza esperienza di guerra (a differenza di tutti i suoi cinque predecessori), Sarkozy ha mandato i jet francesi nei cieli libici prima di chiunque altro. A giugno stava già distribuendo armi ai ribelli.
Le ragioni dello zelo di Sarkozy sono varie, spiega l’Economist. Doveva lavare l’onta dei legami del suo governo con i governi corrotti di Tunisia e Egitto. E doveva anche riscattare la Francia dalle sue mancanze nel corso del genocidio in Rwanda e della guerra in Bosnia. Essendo molto pragmatico, ha cercato di approfittare della situazione per dimostrare di essere capace di fare la cosa giusta. E per questo è anche stato accusato di volere la guerra solo per motivi di propaganda elettorale. Fosse anche stato davvero quello il motivo principale, continua l’Economist, non sembra avere funzionato molto.
I francesi avevano approvato la guerra in Libia, il 66 percento era favorevole, ma ancora non approvano lui. La sua popolarità, nonostante la caduta del colonnello, è la più bassa nella storia della Francia repubblicana a pochi mesi dalle elezioni per il secondo mandato. Il Partito Socialista avrà perso il suo candidato più forte con lo scandalo di Strauss-Kahn, ma i sondaggi al momento suggeriscono che entrambi i candidati socialisti, Francois Hollande e Martine Aubry, batterebbero facilmente Sarkozy se si andasse al ballottaggio.
Ma il presidente francese non può ancora essere dato per spacciato, conclude l’Economist, e non solo perché i socialisti francesi non vincono un’elezione addirittura dal 1988.
Qualunque siano i sentimenti dei francesi nei suoi confronti, potrebbero comunque trovarlo l’opzione più credibile. La guerra di Libia è stata un grande esempio di tenacia in un momento di difficoltà. Potrà dire, «Avete visto? Se avete bisogno di me, io sono sempre qui». E in un momento di crisi economica l’elettorato potrebbe preferire non rischiare di affidarsi a una scelta diversa. Per non parlare del fatto che Sarkozy non ha ancora ufficialmente formalizzato la sua candidatura, e che quindi le sue formidabili doti propagandistiche devono ancora tutte venire. C’è un’ultima ragione per cui Sarkozy non può ancora essere considerato spacciato. In Francia negli ultimi anni tutti i sondaggi fatti molto prima delle elezioni si sono sbagliati. Sei mesi prima delle elezioni del 1995, Chirac era dato per spacciato e il suo rivale Balladur sembrava imbattibile. Ma sei mesi dopo, fu Chirac a vincere le elezioni.