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  • Lunedì 29 agosto 2011

Quattro aggiornamenti sulla Libia

Centinaia di ex prigionieri del regime sono tornati a Tripoli, mentre a Misurata alcuni ribelli hanno contestato il governo transitorio

Una nave con a bordo centinaia di persone detenute nelle prigioni libiche è partita da Bengasi ed è arrivata ieri a Tripoli. I prigionieri sono stati accolti da una folla in lacrime: qualcuno era stato catturato dalle forze del colonnello Gheddafi negli ultimi sei mesi, altri erano stati in prigione per anni. I leader dei ribelli hanno parlato di altri 10.000 detenuti di cui non si sa ancora nulla.

Domenica scorsa i ribelli hanno conquistato il controllo di Bin Jawad, una delle località ancora in mano alle truppe lealiste. La guerriglia si è poi spostata a Nawfaliya, a 35 chilometri di distanza. Il prossimo obiettivo è sconfiggere l’esercito lealista nella Red Valley, circa 120 chilometri a est di Sirte. Nella loro avanzata i ribelli hanno fatto una macabra scoperta: in un magazzino a Yarmuk sono stati trovati più di 150 cadaveri. Secondo le testimonianze dei sopravvissuti, le persone sarebbero state uccise dalle forze speciali condotte da Khamis, uno dei figli di Gheddafi, quello che ha guidato l’ultima resistenza del regime a Tripoli.

A Misurata un gruppo di ribelli ha protestato per la decisione del Consiglio Nazionale di Transizione (CNT) di nominare capo della sicurezza a Tripoli un ex braccio destro di Gheddafi. Nelle prime ore del mattino circa 500 manifestanti hanno accusato i leader del CNT di “tradire il sangue dei martiri”.

La Francia ha riaperto la sua ambasciata nella capitale libica e anche il Regno Unito sta per seguire il suo esempio. Intanto Mustafa Abdul Jalil, il leader del CNT, ha chiesto alla NATO e agli altri paesi alleati di continuare a sostenere l’avanzata dei ribelli contro le forze fedeli a Gheddafi. Nella riunione dei capi di Stato Maggiore dei paesi impegnati militarmente in Libia di questa mattina, Abdel Jalil ha detto che il “tiranno Muammar Gheddafi è ancora un pericolo per la Libia e per il mondo”. Il colonnello, che si troverebbe ancora in Libia, ha fatto sapere di essere disponibile a discutere un passaggio di potere negoziato da suo figlio al-Saadi. Ma i ribelli hanno dichiarato di non avere nessuna intenzione di trattare prima della resa del colonnello.