Chi era Ratko Mladic, davvero
Christopher Hitchens sull'arresto dell'ex generale serbo e soprattutto su chi era quindici anni fa
Il Corriere della Sera di oggi pubblica una traduzione in italiano dell’articolo scritto da Christopher Hitchens per Slate riguardo l’arresto dell’ex generale serbo Ratko Mladic.
Può anche darsi che la cattura del generale Ratko Mladic si sia rivelata tanto banale e poco complicata come riferito, e che negli ultimi anni il nostro uomo sia stato gradualmente allontanato da ogni posizione di responsabilità fino a trasformarsi in un vecchio relitto tremebondo, tormentato soltanto dai suoi ricordi di guerra. Immagino che si accontentasse di poco: qualche bicchierino di slivovitz tra due chiacchiere con un prete compassionevole (la Chiesa ortodossa serba si è sempre attivata per offrire una rete di sostegno e di ascolto ai vecchi criminali di guerra emarginati o latitanti), e di tanto in tanto una battuta di caccia o una gita sugli sci. Ci sentiamo invadere da un senso di vaga soddisfazione nell’apprendere l’esito scontato di questa vicenda — il mostro sanguinario ridotto a un guscio vuoto — ma allo stesso tempo ci è impossibile reprimere un conato di ripugnanza. Nelle vesti di un vecchio pensionato o militare a riposo, Mladic corre il rischio di suscitare tra i suoi connazionali una reazione di simpatia come John Demjanjuk, ma stavolta a distanza di pochi anni dalle atrocità commesse, non decenni. Inoltre, Mladic è stato lo stratega che ha ordinato le stragi di Srebrenica e Zepa (come pure dei vergognosi bombardamenti sulla città di Sarajevo, priva di difese), e non un semplice subalterno che obbediva agli ordini che riceveva dall’alto.