Non si va in carcere solo perché accusati

Carlo Federico Grosso spiega perché la Corte Costituzionale ha bocciato il governo sull'arresto obbligatorio degli accusati di omicidio

«Sono allibito per la decisione», ha commentato il ministro Maroni. Ma non si capisce tanta meraviglia per la bocciatura da parte della Corte Costituzionale per una norma del “pacchetto sicurezza” che non esisteva fino a poco fa, e quindi Maroni non può ritenere improvvisamente così sacrosanta e condivisa: quella sul carcere obbligatorio per gli accusati di omicidio. Infatti è addirittura incivile, come spiega Francesco Grignetti sulla Stampa:

La Consulta ribadisce un principio di civiltà giuridica: il carcere come forma di custodia cautelare non può essere considerato inevitabile.
Il Pacchetto Sicurezza di Maroni, divenuto legge nel febbraio 2009, prevedeva che per un indagato di omicidio volontario dovesse scattare obbligatoriamente il carcere. Nessun margine di interpretazione per i magistrati. Cella e basta, come si fa per i delitti di mafia. A contrastare questa impostazione il tribunale di Lecce, e poi quello di Milano, hanno investito la Corte Costituzionale. La discussione è partita dal caso di una prostituta leccese che ha ucciso il suo ex fidanzato, nonché ex protettore, un pregiudicato violento che la minacciava e voleva farla tornare sulla strada nonostante lei cercasse di rifarsi una 3 vita con un altro. Omicidio avvenuto diversi anni fa per cui la donna è stata condannata a 14 anni in primo grado. La donna si trovava ai domiciliari in attesa di discutere il secondo grado, ma il tribunale ha dovuto rimandarla in carcere all’uscita del Pacchetto Sicurezza. Di qui i diversi ricorsi, di qui la decisione della Corte.
«Non è accettabile – la spiegazione che si ricava nelle sale della Corte, un`ora dopo le accuse del ministro – che ci sia confusione tra la pena e la custodia cautelare. È una misura di civiltà considerare la custodia cautelare in carcere come una misura estrema e residuale. Così come ci dice anche la Corte europea di giustizia».

E sempre sulla Stampa, la decisione è commentata dal giurista Carlo Federico Grosso.

Il pacchetto sicurezza varato dal governo Berlusconi tra il 2008 e il 2009 ha perso un altro pezzo. La Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima un’altra norma del «pacchetto».
Si tratta della norma che aveva stabilito che la misura cautelare applicabile a chi è attinto da gravi indizi di colpevolezza per il reato di omicidio volontario può esser soltanto il carcere e non un’eventuale misura alternativa come gli arresti domiciliari.
Apparentemente la decisione può stupire. In realtà essa è invece coerente con quanto i giuristi ritengono, comunemente, con riferimento ai provvedimenti giudiziari di natura cautelare.
Si sta discutendo di decisioni assunte nei confronti di indiziati o di imputati di omicidio, non nei confronti di condannati. Si sta discutendo, per altro verso, di provvedimenti di natura cautelare, che possono, cioè, essere assunti dal giudice quando risulti necessario prevenire eventi quali la fuga, l’inquinamento delle prove, la reiterazione del reato; non di sanzioni penali applicate a chi è stato riconosciuto colpevole da una sentenza definitiva di condanna. Ed allora, non possono che valere le regole unanimemente riconosciute nei confronti dei provvedimenti cautelari.

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