Chi avrà vinto

La Stampa dà i suoi criteri per decidere se il centrosinistra potrà essere contento lunedì

Con un po’ di benevolenza (vedere anche i risultati dei ballottaggi non sarà indifferente) Carlo Bertini oggi sulla Stampa il quadro per giudicare i risultati del centrosinistra delle elezioni amministrative.

Una cosa è certa: se lunedì sera le proiezioni daranno Giuliano Pisapia e Mario Morcone al ballottaggio a Milano e Napoli, con Fassino e Merola vincitori al primo turno a Torino e Bologna, nel Pd si respirerà aria di festa grande. Viceversa, se solo due di queste condizioni venissero meno, allora comincerebbero i problemi. Perché è evidente che l’impatto politico di queste amministrative, che coinvolgono centinaia di Comuni e decine di Province, è determinato dal risultato delle quattro grandi città. Poi è chiaro che a costituire materia di analisi saranno anche i voti di lista (il Pd spera di non scendere sotto il 26,5%), così come il computo dei comuni sopra i 15 mila abitanti rimasti in mano al centrosinistra, che nel 2006 ne conquistò 58 su 150. Ma senza dubbio la temperatura di questa tornata elettorale e il suo impatto mediatico saranno dominati dalle quattro grandi sfide.
E il Pd spera di portare a casa due vittorie e due ballottaggi lunedì sera, perché anche se al secondo turno Milano e Napoli risultassero perse non sarebbe un dramma, anzi. Persino un dissidente interno come Paolo Gentiloni ammette che «ci può stare», pur augurandosi che nelle due città i voti al Pd superino «la soglia psicologica del 20%». E se in questa partita Berlusconi si gioca la faccia, come si è visto dalla messa in campo di una precisa strategia comunicativa, Bersani gioca di più su quella dei candidati sindaci che su una regia nazionale della campagna, facendosi forte di una tradizione che spesso ha premiato la sinistra quando ha puntato sul buon governo locale più che sulla drammatizzazione dei conflitti nazionali. E’ vero che il leader del Pd chiede di usare questo voto «per dare una spallata a Berlusconi», ma è consapevole che questa prospettiva può concretizzarsi solo se la destra, per la prima volta nell’era della seconda Repubblica, perdesse la roccaforte di Milano. Per il resto il Pd di Bersani punta a valorizzare gli elementi locali, lamentando di non poter «incrociare le spade perché io parlo di lavoro e lui di processi», consapevole che la potenza di fuoco messa in campo dal premier, «mi fa sentire come Davide contro Golia».

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