Il Porcellissimum

Giovanni Sartori spiega sul Corriere della Sera le intenzioni di rafforzamento dell'attuale legge elettorale

In un editoriale in prima pagina sul Corriere della Sera il politologo Giovanni Sartori, mescolandola a proprie valutazioni sulle prospettive e strategie del centrosinistra, espone una spiegazione delle possibili intenzioni e mosse della maggioranza nei confronti della legge elettorale e del suo rafforzamento, piuttosto che smantellamento.

Se le opposizioni sono a pezzi e divise in troppi pezzi, anche il partito del Cavaliere scricchiola, afflitto da troppe combriccole, capetti e appetiti. Però quando si tratta di salvare il suo leader il Pdl è granitico. Perché Berlusconi sa come vincere le elezioni: è una formidabile macchina elettorale. Lo sa lui e lo sanno i suoi. E quindi è difficile che il Pdl si sfasci.
Ma se le cose stanno così, non si capisce se le opposizioni chiedano nuove elezioni per finta oppure sul serio. Sono assai più sfasciate del partito del Cavaliere. E da tutti i sondaggi risulta che potrebbero vincere solo se unite. Però, attenzione. I sondaggi sommano preferenze di voto che in realtà, nel mondo reale, non si sommano. Se per esempio Vendola e Casini si presentassero assieme, sia l’uno che l’altro perderebbero parecchi voti. Il totale dei sondaggisti non è, in questo caso, un totale realistico.
Una ulteriore stranezza è che il maggior partito dell’opposizione ha scoperto che attaccare Berlusconi non serve, che «non rende». Sarà. Ma se attaccare il Cavaliere non rende, mi sfugge perché renda «non attaccarlo». Questa è stata la strategia elettorale di Veltroni ed è anche stata, si è visto, una strategia perdente: non da partito a vocazione maggioritaria ma da partito a vocazione minoritaria.
Torno alla domanda: perché le opposizioni chiedono con insistenza nuove elezioni, elezioni anticipate, se non sono in grado di vincerle? La risposta è che contano sul fatto che il premio di maggioranza (truffaldino) della legge elettorale vigente, del famigerato Porcellum, viene attribuito per la Camera su base nazionale ma per il Senato su base regionale. Pertanto se le opposizioni vincono il premio di maggioranza in un numero sufficiente di regioni, Berlusconi rischia di trovarsi in minoranza al Senato.
Il Cavaliere lo sa, e per mettersi al sicuro fa rispolverare una norma (già proposta dal senatore Quagliariello in ottobre) che estende anche al Senato il premio di maggioranza su base nazionale. Così quando dorme può dormire tranquillo. Ma forse no.

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