La “ritirata strategica” dei ribelli libici e dei giornalisti

Il reportage di Mimmo Cándito dal villaggio di Ras Lanuf, abbandonato di corsa dai reporter nella notte

Mimmo Cándito racconta con un efficace reportage sulla Stampa di oggi la ritirata degli insorti in Libia costretti a interrompere la loro offensiva verso Sirte a causa della nuova offensiva di Gheddafi. La «ritirata strategica» non ha solo interessato i ribelli, ma anche i tanti giornalisti che li seguono da giorni e che si sono dati a una «ignominiosa fuga».

Quando si è in guerra, una fuga nella notte può anche chiamarsi «ritirata strategica», pur di poter salvare un brandello di onore. Ieri, i reporter di mezzo mondo hanno effettuato la loro ritirata strategica, scappando a tutta birra dall’albergo diroccato dove si erano rifugiati a passare la notte. E la storia di questa fuga val la pena raccontarla, perché dice bene come questa guerra a Gheddafi si sia insabbiata in un pezzo grigio di deserto, bloccata tra la resistenza dei lealisti e l’incapacità dei ribelli.

L’albergo della ignominiosa fuga si chiama Al Feleen, e sta dentro un piccolo villaggio residenziale costruito per i tecnici e gli operai dei pozzi petroliferi del terminale di Ras Lanuf, che ancora mostra torri e serbatoi intatti. Oggi Ras Lanuf è completamente svuotata dalla guerra, e se ne sta al sole come una città fantasma, le strade deserte, porte e finestre sbarrate; l’unico posto che fa vedere il passaggio di uno scontro a fuoco è proprio l’Al Feelen, sventrato da un paio di cannonate, la hall in macerie, le camere trasformate in deposito di spazzatura e di armi, dove i soldati del fronte ribelle hanno creato un posto di riposo per chi si riprende dalla battaglia.

I reporter, che da Bengasi erano arrivati fin sul fronte per raccontare la «liberazione» di Sirte che sembrava imminente, ora che l’imminenza andava svanendo dietro la resistenza dei lealisti contavano di bivaccare nella notte tra quelle macerie, per poter poi stare, al mattino, addosso alla battaglia di Sirte.

Non era un progetto azzardato: i ribelli avevano compiuto una gloriosa avanzata di 400 chilometri in una sola giornata, spingendosi dalla periferia di Ajdabya fin quasi alle porte di Sirte; pareva abbastanza ovvio che meritasse sopportare qualche disagio per una notte pur di essere poi testimoni diretti della presa di quella città, che non soltanto è un passaggio-chiave nella lotta tra la Bengasi dei ribelli e la Tripoli di Gheddafi ma ha, anche, un rilevante valore simbolico perché è la città natale del Colonnello.

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